AGRICOLTURA – Se bazzicate su Facebook da almeno un anno appartenete a una di queste due categorie: quelli che con compulsività hanno tempestato gli amici richiedendo di diventare vicino di stalla o quelli che hanno mandato a quel paese gli amici ossessionati da Farmville. Ora (almeno per gli utenti inglesi) c’è un’alternativa reale al celeberrimo browser game, con tanto di letame, vacche, ortaggi e soldi veri. Si chiama MyFarm, ed è un grande esperimento per trasferire le logiche sociali del web alla produzione agricola vera e propria.
Il luogo fisico è la fattoria di Wimpole Estate, nel Cambridgeshire, ma a gestirla sono circa diecimila utenti da casa, senza il rischio di sporcarsi le mani o annusare spiacevoli odori (non sia mai!). Le scelte, però, sono concrete e determinanti per il mantenimento degli standard di sostenibilità che l’azienda agricola si propone: dalla crescita del grano al nutrimento degli animali, passando per gli investimenti nei macchinari.
All’inizio di ogni mese il contadino (che ha nome e cognome, si chiama Richard Morris) mette ai voti una proposta alla comunità di utenti. Prima di deliberare, però, si discute online con gli esperti, gli agricoltori e con lo stesso Morris. Poi si vota in tempo reale, applicando la decisione. Da casa si può seguire quotidianamente l’andamento della fattoria attraverso il blog, i video e il servizio podcast. Ai “giocatori” si chiede una quota di partecipazione iniziale di trenta Sterline.
Il progetto è sostenuto dalla National Trust, e nasce dal fatto che i dati indicano gli inglesi sempre più scollegati con la realtà produttiva alimentare. Uno degli obiettivi della fondazione (che per certi versi è simile al nostro Fai) è infatti quello di stimolare i cittadini l’interesse verso un consumo sostenibile, quanto più possibile stagionale e locale. E far capire che un cavolo non è un ammasso di pixel verdi.