IL PARCO DELLE BUFALE – Anche il Corriere della Sera ha riferito della bella sorpresa, per i climatologi, uscita dagli Archivi nazionali di Fontainebleau, Francia. L’articolo riservava ulteriori sorprese.
Quanto a storia del clima, noi francesi non arriviamo alla caviglia dei britannici e la cosa un po’ ci pesa. Hanno i registri dei Lloyds di Londra e della Compagnia delle Indie, le osservazioni affidate ai diari dai reverendi anglicani che a Cambridge e Oxford avevano studiato “filosofia naturale”, quattrocento anni di documentazione. Noi invece, alla Rivoluzione abbiamo fatto falò degli archivi di nobili ed ecclesiastici.
Ma abbiamo appena ricuperato un paio di secoli. Nello scantinato di un edificio “ereditato dalla NATO” e chiuso dal 2005 per i lavori di bonifica dell’amianto, sono appena stati ritrovati 6.300 faldoni pieno di annotazioni affascinanti. Tra questi, scrive la collega del Corriere
Quattordici quaderni anneriti, come informa il quotidiano Le Figaro, raccontano giorno per giorno, i rilievi meteorologici dal 1797 al 1841: il tempo ai tempi di Napoleone Bonaparte, di Balzac, di Stendhal e di Richelieu.
Richelieu nel senso dei Tre moschettieri, a voler star larghi. Ma questa, neanche a star larghissimi:
Tra le rarità, la scheda meteorologica compilata e firmata da un giovanissimo e allora sconosciuto soldato di leva all’inizio del secolo scorso: Jean-Paul Sartre.
Nell’ottobre 1939 è arruolato a 34 anni, già famoso per La Nausée e lo scandalo del Goncourt non ricevuto. Quanto a rarità, da “soldato meteorologo” ha compilato una scheda al giorno – salvo licenza – fino al giugno 1940 quando è stato fatto prigioniero. Ci metteva poco, annota nei Carnets de la drôle de guerre, così gli restava tempo per scrivere.
Dite che faccio male a prendermela, perché la storia non è scienza?
Immagine: Reckon (CC)