CRONACA – Le foto delle modelle sui giornali sono manipolate con programmi di elaborazione grafica. Lo sappiamo, non è una novità e ormai ci siamo abituati (potete approfondire l’argomento qui). Quello che invece non dovrebbe succedere è che grazie a Photoshop vengano modificati e manipolati dati scientifici pubblicati su riviste peer-review. E questa volta la frode riguarda una molecola che spesso è arrivata sulle prime pagine dei giornali: il resveratrolo.
Un rapporto di ben 60mila pagine (qui è possibile scaricare un estratto di 49 pagine) riassume i risultati di un’indagine sulle presunte frodi scientifiche di Dipak Das, direttore del Cardiovascular Research Center del University of Connecticut Health Center (UCHC). Le frodi riguardano articoli pubblicati da Das negli ultimi anni su 11 diverse riviste scientifiche.
An extensive research misconduct investigation has led the University of Connecticut Health Center to send letters of notification to 11 scientific journals that had published studies conducted by a member of its faculty. Dipak K. Das, Ph.D., a professor in the Department of Surgery and director of the Cardiovascular Research Center, was at the center of a far-reaching, three-year investigation process that examined more than seven years of activity in Das’s lab.
La vicenda è cominciata in seguito alle segnalazioni ricevute dall’Office of Research Integrity (ORI). I dubbi riguardo alla veridicità dei dati pubblicati ha spinto l’Università del Connecticut ad avviare un’indagine interna, parallela a quella dell’ORI, di cui si aspettano ora i risultati.
Nel rapporto si possono vedere degli esempi delle modifiche fatte alle immagini dei paper. Quasi un tutorial di Photoshop, in cui si vedono parti che appaiono e scompaiono, mentre altre ancora vengono replicate vittime del copia-incolla feroce. 145 immagini in cui sono state rilevate inequivocabili manipolazioni, e 10 casi dubbi (solo 36 immagini sembrano essere originali e non manipolate). Nei western blot (esperimenti che vengono fatti per rilevare la presenza di una specifica proteina in un campione biologico) pubblicati si vedono le bande di alcune proteine copiate da altri esperimenti e altre ancora che si ripetono perfettamente identiche in diversi campioni. Questo può accadere solamente se si manipolano le immagini. Infatti, anche se due campioni sono perfettamente identici e la stessa proteina è presente in entrambi, l’immagine del western blot che si ottiene non sarà mai sovrapponibile: potremo dire che i livelli di proteina sono gli stessi, ma sulle lastre, le bande corrispondenti saranno uniche ed eventuali frodi sono riconoscibili con analisi adeguate delle immagini.
Come riportato ieri dalla rivista Nature:
The report notes that during the investigation, members of Das’s lab said that there was nothing wrong with digitally manipulating western-blot images. The report cites e-mail exchanges between Das and lab members documenting data manipulation, and in one e-mail to Das, a student in the lab wrote: “I have changed the figures as you told me.”
Il gruppo di Dipak Das si occupa di analizzare i potenziali benefici per la salute del resveratrolo nella prevenzione delle malattie coronariche, come anti-infiammatorio e anche come coadiuvante per la cura di alcuni tumori. Vogliamo precisare che decine di ricercatori in tutto il mondo si occupano di studiare gli effetti benefici del resveratrolo (tempo fa su OggiScienza avevamo parlato di una ricerca condotta all’Università di Washington) e che l’indagine condotta non vuole in alcun modo mettere in dubbio l’efficacia biologica della molecola ma solamente i dati falsificati da Das.
Il dibattito sul controllo delle immagini non è senz’altro nuovo nella comunità scientifica. Software come Photoshop facilitano la vita a chi vuole manipolare le immagini ma spesso semplici controlli modificando il contrasto e i colori dei file ricevuti permetterebbero di scoprirli. Anche se non è così facile valutare poi se le modifiche alle immagini siano state fatte in buona fede o con il proposito di falsificare un risultato.
Il blog Retraction Watch, un vero e proprio “cane da guardia” degli articoli ritirati dalle pubblicazioni scientifiche, seguirà nei prossimi mesi la vicenda per verificare se effettivamente le ricerche verranno “pubblicamente ritirate”. Al momento l’Università ha avviato le pratiche di licenziamento del ricercatore e i fondi per il suo laboratorio sono stati bloccati.
Immagine di Mr. T in DC (CC)