COSTUME E SOCIETÀ

L’arbitro scimpanzé

COSTUME E SOCIETÀ – Avete presente quello che si mette in mezzo tra due persone che litigano, cercando di riportare la calma? Bene, una figura del genere non è esclusiva della nostra specie: anche gli scimpanzé hanno i loro arbitri imparziali, che si prendono la briga di sedare le lotte che nascono in genere per conquistare il cibo oppure una femmina. Già, ma che cosa ci guadagnano questi “pacificatori”, considerando che si espongono pur sempre al rischio di essere tirati nella mischia e magari feriti? In altre parole, qual è esattamente il ruolo evolutivo di questa funzione di ordine pubblico? Sono state proposte varie ipotesi, ma secondo uno studio appena pubblicato su PLoS ONe, la più probabile sarebbe quella della stabilità di gruppo .

L’arbitro agirebbe perché “preoccupato” dal benessere della comunità: benessere che a sua volta gli garantirebbe alcuni vantaggi indiretti. In un gruppo pacifico, infatti, gli animali sono meno stressati e più disponibili, per esempio, a partecipare ad attività piacevoli come il grooming o il gioco.

Per arrivare a questa conclusione, gli etologi hanno formulato una serie di previsioni a partire dall’ipotesi della stabilità di gruppo. Primo: gli arbitri dovrebbero essere individui di alto rango sociale, per i quali è minore il rischio di venire coinvolti attivamente nella rissa. Secondo: possono essere sia maschi sia femmine, perché entrambi i generi hanno vantaggi nella stabilità del gruppo. Terzo: gli interventi di ordine pubblico dovrebbero aumentare in situazioni molto critiche, come lotte molto violente o che coinvolgono più individui. Quarto: gli arbitri dovrebbero intervenire indipendentemente dal genere dei contendenti (maschio-maschio, femmina-femmina oppure maschio-femmina).

Il secondo passo è stato raccogliere dati da analizzare e per farlo i ricercatori si sono concentrati su una serie di “interventi pacificatori” osservati in quattro gruppi di scimpanzé tenuti in cattività in altrettanti zoo svizzeri. Risultato: gli animali osservati si comportavano esattamente come previsto, offrendo un valido sostegno all’ipotesi dell’arbitro che lavora per il bene del gruppo (e indirettamente per il suo).

Immagine di ucumari /Flickr

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Valentina Murelli
Giornalista scientifica, science writer, editor freelance