VIAGGI – L’ultima meta della Barca Pulita è stato il Kiribati.
Partendo dalle Fiji e con una breve sosta a Funafuti capitale delle Tuvalu, uno dei luoghi della Terra a maggior rischio di scomparire per via dell’effetto serra e del conseguente innalzamento del livello degli oceani, la Barca Pulita ha puntato sul Kiribati buttando l’ancora dopo 7 giorni a Tarawa la capitale. Il Kiribati è uno degli stati più piccoli del mondo, diviso in tre arcipelaghi — le isole Ghilbert, le Phoenix e le Line Island — distanti più di 500 miglia l’uno dall’altro. Fuori dalla rotta degli alisei lungo le quali un tempo si muovevano gli esploratori e i conquistatori e fuori da quelle commerciali moderne, il Kiribati è rimasto nei secoli incontaminato e ancora oggi qui si sono preservate abitudini e tradizioni, perse nel resto dell’Oceano Pacifico: le capanne di paglia, le canoe a bilanciere, la coltivazione dei tuberi nelle buche umide. Il viaggio della Barca Pulita si è svolto nelle Ghilbert, tra gli atoli di Tarawa, Abaiang, Butaritari e Abemama. La laguna, la battiggia e la poca terra, sono l’habitat ideale per una natura esuberante e indisturbata.
Il Kiribati potrebbe essere il primo caso di una nazione obbligata ad andare a stare in un altro stato, come conseguenza dell’effetto serra. Le onde dell’oceano raggiungono oramai da tempo le case e i villaggi, che durante l’alta marea sigiziale, vengono regolarmente invasi dall’acqua. Per questo motivo il governo locale ha progettato di acquistare un vasto appezzamento di terreno alle isole Fiji, a quasi 1000 chilometri di distanza. Gli abitanti del Kiribati hanno inoltre ottenuto dale Nazioni Unite lo status di Profughi Ambientali. Sembra inevitabile che prima o poi tutto l’arcipelago finirà sott’acqua.
Crediti immagini: Elisabetta Eördegh, Barca Pulita.