AMBIENTECRONACA

Un secondo intervento

AMBIENTE – Che sia previsto un secondo intervento di Protezione Civile sull’alveo del torrente Rosandra pare sia vero (quiqui, la storia). Trovate qui una nota diffusa da Dario Gasparo. Per chi non avesse access0 a Facebook (pochi ma esistono) riporto la nota per intero qui sotto:

 

Cari amici

vedo che molti stanno scrivendo chiedendosi quale sia la procedura corretta e se l’intervento della Protezioen Civile sia regolare o meno.

Cerco di spiegare sinteticamente qual è la situazione che si è creata.

Con decreto 254/ PC/2012 datatao Palmanova, 16 marzo 2012 e firmato dal responsabile di posizione organizzativa della Protezione Civile della Regione Friuli Venezia Giulia ing. Cristina Trocca e del direttore centrale dott. Geol. Guglielmo Berlasso, si emana un decreto facendo riferimento alla legge regionale 64/86 sugli Interventi urgenti di prevenzione per il ripristino dell’efficienza idraulica dei corsi d’acqua regionali/ a tutela della pubblica incolumita, mediante l’asporto della vegetazione arborea ed arbustiva infestante gli alvei.

Si richiama l’art. 9, secondo comma, della legge regionale 31 dicembre 1986, n 64, secondo il quale il Presideme della Giunta regionale o l’asssessore dallo stesso delegato, in caso d’urgenza ed in vista di un rischio di emergenza, nonche nel corso della stato di emergenza, può con proprio decreto, anche in deroga alle disposizioni vigenti, ivi comprese quelle di contabilità pubblica, provvedere agli interventi urgenti di protezione civile.

Si richiama il fatto che per i lavori di carattere urgente e inderogabile dipendenti da necessità di pubblico interesse, determinate da calamità naturali ovvero da situazioni tali da far ritenere altamente probabile il verificarsi di una calamità naturale, è data facoltà di intervento alla protezione civile.

Nel decreto, sempre in premessa, si argomenta che molti corsi d’acqua presentano un rischio idraulico a causa della massiccia vegetazione infestante (ma non era il caso della Rosandra). Si specifica inoltre che gli interventi specialistici di taglio ed eliminazione della vegetazione infestante ad alto fusto o lungo le sponde particolarmente acclivi dei corsi d’acqua saranno effettuati dalla protezione Civile con l’impiego di ditte private (nel caso della Rosandra è stato individuato il Comune di Fiume Veneto ente attuatore subregionale per la realizzazione dell’intervento di pulizia del fiume dalla vegetazione infestante).

 

Il responsabile dell’area lavori pubblici e ambiente del Comune di San Dorligo della valle-Dolina specifica che gli interventi della protezione civile hanno previsto la prevenzione per il ripristino dell’officiosità idraulica dei corsi d’acqua, a tutela della pubblica incolumità, mediante l’asporto della vegetazione arborea e arbustiva infestante l’alveo del Rosandra. I lavori sono stati autorizzati dall’Assessore regionale dalla Protezione civile, dott. Luca Ciriani, e organizzati e seguiti direttamente dal personale regionale (geom. Adriano Morettin). Agli interventi hanno preso parte in due giornate oltre 200 volontari della Protezione civile, appartenenti a squadre di 15 comuni di tutta la Regione. Il coordinamento logistico è stato seguito dai volonari del Comune di San Dorligo della Valle.

 

Ciò che è grave, al di là dello scempio che chiederà vari anni prima di poter tornare alla situazione originaria (se ci si riuscirà) è che l’’iniziativa in argomento avrà comunque una seconda parte, nelle giornate del 14-15 aprile 2012. E’ questo sencondo intervento, se condotto con queste modalità, che va scongiurato.

 

Alcuni di voi si chiedono com’è possibile che nella Val Rosandra – Riserva comunale dal 1984, Riserva regionale dal 1996, ZPS e SIC dal 2007 ma con avvio delle pratiche dal 1998 – si sia potuto agire in questo modo senza particolari autorizzazioni. Bene, effettivamente la Direttiva Habitat (la Rosandra è sito di Importanza Comunitaria) stabilisce che la valutazione di incidenza non è dovuta nel caso in cui vi sia un rischio per l’incolumità del cittadino. Precisamente, al comma 4 dell’art. 6 stabilisce che “Qualora, nonostante conclusioni negative della valutazione dell’incidenza sul sito e in mancanza di soluzioni alternative, un piano o progetto debba essere realizzato per motivi imperativi di rilevante interesse pubblico, inclusi motivi di natura sociale o economica, lo Stato membro adotta ogni misura compensativa necessaria per garantire che la coerenza globale di Natura 2000 sia tutelata. Lo Stato membro informa la Commissione delle misure compensative adottate”. Il comma c) dell’art. 16 della stessa Direttiva riporta che gli Stati membri possono derogare alle disposizioni previste “nell’interesse della sanità e della sicurezza pubblica o per altri motivi imperativi di rilevante interesse pubblico, inclusi motivi di natura sociale o economica, e motivi tali da comportare conseguenze positive di primaria importanza per l’ambiente.” Gli stessi identici concetti sono espressi dal decreto 357/97 che recepisce per l’Italia la Direttiva Habitat (art. 5, c 9).

Si tratta allora di stabilire, in questo caso, se i lavori siano stati effettuati nel rispetto di queste deroghe e soprattutto se siano stati realizzati a regola d’arte, cioè effettivamente eliminando solo quelle specie infestanti e recanti rischio delle quali si parla nel decreto.

Io dispongo di migliaia di fotografia scattate nella Val Rosandra nel corso degli anni, dalle quali si evince che anche la recente alluvione di tre anni fa (giugno 2008) non sarebbe stata scongiurata con i tagli praticati oggi che, al contarrio, al momento attuale rendono il rischio di danni ancora più elevato.

Ciò che è certo è che il periodo scelto per i tagli è completamente sbagliato e che l’eliminazione degli esemplari più grossi di pioppo bianco e ontano, oltre a realizzare un danno ecologico innegabile e importante rendono anche meno sicuro il corso d’acqua, che allo stato attuale si presta ad essere spazzato da una eventuale piena senza nessun trattenimento delle acque e dei fanghi.”

Dario Gasparo

 

Qui una nota biografica sull’autore della nota:

nato a Trieste nel 1962; biologo, amante della natura, dal 1988 dirige la società ecothema con la quale si occupa di analisi, gestione e progettazione ambientale. Insegna matematica e scienze alla scuola media, dal 2003 è professore a contratto all’Università di Trieste con il corso “Economia e gestione ambientale”. Nei primi anni della sua attività di ricerca si è occupato della messa a punto di metodiche di biomonitoraggio della qualità dell’aria mediante l’uso di licheni, disciplina che lo ha portato a gestire corsi e convegni in tutta Italia. Dal 1997 al 2001 è stato amministratore del Parco delle Prealpi Giulie e dal 2000 al 2003 direttore della gestione della Riserva Regionale della foce dell’Isonzo. Dal 1994 ad oggi membro della commissione provinciale per la gestione dei rifiuti nella Provincia di Trieste e dal 2004 al 2007 membro della commissione regionale per la Valutazione di Impatto Ambientale. Ha partecipato, come membro del WWF e del CAI (nel 2004 è diventato membro dell’OTP Comitato Scientifico del triveneto del Club Alpino Italiano) a diversi incontri e comitati per la salvaguardia ambientale nella regione FVG. Da 30 anni si interessa di fotografia naturalistica e da alcuni anni di realizzazione di video e dvd naturalisitci. Ha curato molti studi ambientali e una mezza dozzina di centri visite in aree naturali protette. Ha realizzato guide naturalistiche e libri per conto di Parchi, Riserve e per il CAI.

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Federica Sgorbissa
Federica Sgorbissa è laureata in Psicologia con un dottorato in percezione visiva ottenuto all'Università di Trieste. Dopo l'università, ha ottenuto il Master in comunicazione della scienza della SISSA di Trieste. Da qui varie esperienze lavorative, fra le quali addetta all'ufficio comunicazione del science centre Immaginario Scientifico di Trieste e oggi nell'area comunicazione di SISSA Medialab. Come giornalista free lance collabora con alcune testate come Le Scienze e Mente & Cervello.