CRONACA – I recenti casi di giovani sportivi colpiti da morte improvvisa in campo (pur in apparente perfetta salute) stanno mostrando all’opinione pubblica l’importanza delle tecniche di rianimazione precoce. Fra gli strumenti più importanti, oggi uno in particolare sulla scia dell’emozione provocata dall’ultima di queste morti si è trovato avvolto da una nuova popolarità: il defibrillatore.
L’arresto cardiaco può riguardare tutti, nello sport e a vari livelli agonistici, per questo abbiamo chiesto a Fulvio Kette, responsabile del progetto defibrillazione precoce dell’Azienda Regionale d’Emergenza Urgenza (AREU) della Lombardia, con un’esperienza trentennale nell’arresto cardiaco maturata negli Stati Uniti, di fare chiarezza sulle manovre di soccorso, defibrillazione e formazione in Italia.
Fulvio Kette, quando si usa il defibrillatore?
Il defibrillatore deve essere usato in caso di arresto cardiaco improvviso, che può coinvolgere sia pazienti con patologie cardiache sia persone sane o apparentemente sane. Si manifesta con perdita di coscienza, assenza di respiro e, elemento principale, di battito cardiaco.
Dal punto di vista “elettrico”, l’arresto però può avvenire o come ritmo defibrillabile (in fibrillazione ventricolare o come tachicardia ventricolare, spesso prodromo del primo caso e quindi riconducibile a questo) o come ritmi che non necessitano una defibrillazione Il defibrillatore va usato in tutti i casi di arresto cardiaco perché è la macchina, il DAE che verifica se c’è fibrillazione ventricolare. Se non c’è fibrillazione il cosiddetto DAE (defibrillatore automatico esterno) non permette la scarica elettrica.
Cos’è la fibrillazione ventricolare?
È un disordine elettrico: le cellule del cuore si muovono in modo del tutto disorganizzato che impedisce al cuore di svolgere la sua attività di pompa, non spingendo il sangue al di fuori delle sue cavità. Pertanto, una fibrillazione ventricolare è di fatto un arresto cardiaco La mancanza di sangue ossigenato al cervello causa la perdita di coscienza in pochissimi secondi. Questo tipo di arresto può capitare a chiunque, anche ai giovani e può essere causato in alcuni casi da diversi tipi di aritmie difficili da identificare. L’infarto è una malattia caratterizzata dall’ostruzione dei vasi che portano il sangue al cuore (arterie conoraiche) che può portare ad arresto cardiaco, prevalentemente in fibrillazione ventricolare. C’è da dire che non tutti gli infarti portano alla fibrillazione ventricolare così come non tutte le fibrillazioni ventricolari sono causate da infarti.
Quindi in caso di fibrillazione ventricolare …
È necessario un duplice intervento che comprenda sia l’utilizzo del defibrillatore semi automatico sia del massaggio cardiaco esterno (o rianimazione cardiopolmonare, RCP). Si tratta di ritmiche compressioni del torace che promuovono una spinta di sangue fuori dal cuore, sostituendosi parzialmente, ma di sicuro non in modo totalmente efficace, alla spinta che avrebbe il cuore autonomamente. Una RCP esterna prevede 100 compressioni al minuto, che sono tutto sommato veloci, ma portano in circolo una quantità di sangue che è pari solo a un quinto di quello che il cuore normalmente è in grado di compiere quando batte da solo.
Perché la rianimazione manuale è utile?
Permette di muovere una quantità di sangue minima sufficiente a mantenere il cuore vitale. Le cellule sono in grado ancora di avere una certa energia perché ricevono una parte di sangue ossigenato proprio grazie alla rianimazione cardiopolmonare esterna. La pratica manuale non è tuttavia in grado di interrompere la fibrillazione ventricolare: per questo è indispensabile un intervento elettrico, la defibrillazione appunto. Comunque sia, a meno che io non abbia il defibrillatore immediatamente a disposizione, devo iniziare immediatamente una rianimazione cardiopolmonare.
Cos’è il defibrillatore semi-automatico esterno?
I DAE, defibrillatori (semi)automatici esterni sono macchine semplici, piccole e intelligenti, che mantengono traccia in una scheda di memoria del ritmo del paziente (utile poi per statistiche e studi) e di tutte le operazioni effettuate, registrando anche le voci ambientali. É una specie di computer dotato di due piastre da applicare sul torace in posizione appropriata e in grado di erogare una scossa elettrica. Prima ancora della loro capacità “elettrica”, sono in grado soprattutto di valutare quale sia il ritmo cardiaco del paziente, inoltre parlano all’operatore, che sia un soccorritore o un comune cittadino in grado di usarlo, dandogli indicazioni corrette. PEr esempio segnalano di allontanare qualsiasi persona dal paziente prima di premere il pulsante di scarica, per evitare che qualcuno che sta toccando il paziente resti fulminato. Alcuni DAE del passato, subito dopo la loro introduzione, erano totalmente automatici, l’operatore non aveva nessun ruolo, ma il rischio era che la scarica venisse effettuata senza poter avere il controllo sulla scena circostante. Viceversa quelli manuali sono apparecchiature sofisticate e complesse utilizzate solo da personale esperto nell’emergenza in grado di saperli usare e saper leggere il tracciato. Quello semi-automatico effettua l’analisi di scarica e, se il ritmo è defibrillabile, è l’operatore che attiva il pulsante di shock..
Ogni ambulanza ha un DAE?
Tutte le ambulanze di soccorso. L’Azienda Regionale di Emergenza Urgenza sta inoltre attuando un piano di distribuzione dei DAE anche alle ambulanze che non si occupano di soccorso, bensì di servizi secondari come dimissioni dall’ospedale a casa. E non sono state trascurate nemmeno le aree rurali nelle quali le tempistiche di arrivo dei mezzi di soccorso sono molto più dilatate. Ricordiamoci però che non basta mettere un defibrillatore, è fondamentale formare le persone all’uso e alle prime manovre. La formazione è demandata ai 118 come previsto dalla legge nazionale. In Lombardia l’AREU è l’Istituzione deputata su mandato della Regione a svolgere attività formativa nell’emergenza, anche attraverso la rete di formazione riconosciuta e accreditata .
É utile formare anche a livello scolastico?
Sì è molto utile, addirittura già a partire dalle elementari, anche se a volte ci si scontra con la difficoltà di trovare risorse. I bambini si possono educare attraverso la modalità del gioco e vi sono state evidenze di bambini che hanno saputo come comportarsi in presenza di malore improvviso dei nonni o dei genitori. Poi vi sono anche le realtà sportive, oltre alle scuole, e sarebbe opportuno che tutti avessero un DAE e delle persone del team ( allenatore, accompagnatori, gli stessi atleti) in grado di usarlo. E’ infatti importante essere tempestivi ed eseguire correttamente le prime manovre di soccorso, prima ancora dell’arrivo di un’ambulanza.
Quindi qual è il messaggio che si vuole dare?
Il DAE non riporta in vita tutti i pazienti, ma non averlo riduce drasticamente le possibilità di recupero di una persona vittima di arresto cardiaco improvviso. Affermazioni con enfasi particolari come “se ci fosse stato il defibrillatore questa persona sarebbe sicuramente sopravvissuta”, non sono corrette perché l’esito dipende anche dalle circostanze che hanno determinato l’arresto cardiaco. Se l’arresto non è in fibrillazione ventricolare, il defibrillatore non indicherà di effettuare la scarica. in secondo luogo perché nessun operatore può riconoscere se vi sia fibrillazione ventricolare. Lo può capire solo lo strumento, e come abbiamo già visto, è possibile che il ritmo non sia defibrillabile. Quindi va sempre usato, ma non sempre “funziona”.
I fatti di cronanca sportiva hanno richiamato l’attenzione pubblica verso le tecniche di rianimazione precoce, specie sui campi da gioco. Quali sono le criticità collegate all’attività sportiva?
Lo sforzo e lo stress possono scatenare delle aritmie, ma solo in cuori non perfettamente sani. Purtroppo vi sono delle patologie (malattie) anche a carattere genetico (che provocano delle alterazioni delle correnti degli ioni (sostanze elettriche) nelle cellule del cuore innescando, con la componente dello sforzo, un’aritmia anche fatale. Al momento sono state identificate centinaia di mutazioni genetiche. Nonostante tutti gli esami cui vengono sottoposti gli sportivi, non esiste la certezza assoluta della totale assenza di potenziali problemi a livello cellulare e molecolare. Gli esami normalmente utilizzati (elettrocardiogramma, elettrocardiogramma sotto sforzo, ecocardiogramma) possono risultare normali.
Crediti immagine: stevefaeembra