AMBIENTE – Dall’alto, gran parte della Lombardia è coperta da uno smog marrone, il particolato di varie dimensioni che ha fatto molto tossire durante la siccità dei mesi scorsi. Il danno ai polmoni potrebbe essere compensato da un caldo meno soffocante, secondo un nuovo studio sul legame tra inquinamento atmosferico da aerosol e temperature nel centro e nel sud-est degli Stati Uniti.
Fra gli aerosol, ci sono polveri di carbone che assorbono la radiazione solare e riscaldano, e di solfato che causano piogge acide, riflettono la radiazione solare e quindi rinfrescano l’aria sottostante. Entrambi erano emessi da centrali a carbone, la principale fonte di elettricità negli stati sotto la linea Mason-Dixon fino al Clean Air Act, la legge del 1970 sull’aria pulita applicata sul serio negli anni ’80 (allora, quando una milanese arrivava in aereo a Dallas e vedeva la cappa scura sulla città gli sembrava di essere a casa).
Contrariamente alla CO2, chi si mescolata nell’atmosfera e fa effetto serra per centinaia e migliaia di anni, gli aerosol durano sì e no una settimana e hanno un effetto per lo più locale. Per quantificarlo, il neodottorato Eric Leibensperger di Harvard e altri nove ricercatori hanno utilizzato le temperature al suolo negli Stati Uniti e abbinato due modelli – quello degli inquinanti made in Harvard e quello climatico made in NASA – per simularne gli effetti dal 1950 al 2050.
Per il passato, trovavano temperature più alte di quelle misurate se non tenevano conto di un parametro che altri modelli avevano trascurato: attorno alle particella l’umidità dell’aria si condensa in piccole gocce che riflettono anch’esse la radiazione solare. Il riscaldamento dovuto al carbone viene ridotto, mentre aumenta il raffreddamento dovuto ai solfati. Gli stati centrali e del sud-est
sono stati raffreddati di 0,5–1,0 °C in media tra il 1970 e il 1990, con picchi nelle temperature massime diurne durante l’estate e l’autunno
le stagioni in cui vanno i condizionatori. In trent’anni, le polveri sono state dimezzate. Ormai raffreddano di appena 0,3 ° C rispetto alla media globale e se sparissero del tutto contribuirebbero a 0,1° C in più.
Non si prevede un dimezzamento altrettanto rapido delle emissioni di CO2, lamenta Tracking Clean Energy Progress, il rapporto dell’Agenzia Internazionale per l’Energia presentato a Londra giovedì scorso. Eppure dice che c’è ancora tanta energia da risparmiare migliorando l’efficienza dei trasporti e degli edifici. Visto il prezzo del petrolio e certi debiti statali, sembra urgente migliorarle non solo per motivi climatici.
Credito immagine: Legambiente Lombardia (IN ATTESA DEL NOME DEL FOTOGRAFO)