CRONACA – Mercoledi 6 giuno la procura di Modena ha deciso di aprire un’indagine per verificare se nelle zone interessate dal recente terremoto siano state eseguite delle trivellazioni non autorizzate. A quanto riportato sugli ogani di informazione la decisione della procura segue la presentazione di alcuni esposti da parte di cittadini che segnalano attività di trivellazione abusiva. Non sappiamo se e quali evidenze abbiamo portato gli autori degli esposti ma dobbiamo dedurre che se la procura ha deciso di andare avanti devono essere sufficientemente “sostanziose”.
Sacrosanto che si voglia far luce se siano state eseguite trivellazioni abusive, ma chiedersi perché questo avvenga ora è doveroso. Visto il dibattito in atto, il collegamento fra quest’indagine e il terremoto è evidente: secondo una voce insistente le trivellazioni potrebbero provocare scosse sismiche e dunque c’è chi crede che il terremoto in Emilia sia stato indotto dall’attività mineraria umana.
Sia chiaro: la confusione regna sovrana. Innanzitutto, a quel che ho visto è letto in giro – internet, televisione, radio, carta stampata – si continuano a confondere pratiche molto diverse: fracking (o fratturazione idarulica), trivellazioni di tipo tradizionale e stoccaggio dei gas in siti sotterranei.
Per chiarezza: Il fracking è la pratica di iniettare acqua nelle profondità per fratturare le rocce al fine di estrarre (per esempio) il gas racchiuso nelle porosità. Questa è una pratica non consentita in molti paesi al mondo, che suscita le proteste degli ambientalisti. Nelle trivellazioni tradizionali, per estrarre greggio o gas si fa un buco profondo con una trivella, il gas o il petrolio (in pressione nel sottosuolo) salgono e vengono raccolti. Lo stoccaggio del gas è un metodo per immagazzinare il gas estratto iniettandolo in una falda senza togliere l’acqua: il liquido acquisterà pressione che servirà a spinger fuori il gas quando servirà estrarlo.
Delle tre metodologie, l’unica per cui esista una letteratura scientifica sul collegamento con attività sismica indotta è la prima, il fracking, per le altre due i dati sono insufficienti a concludere alcunché. La fratturazione idraulica può talvolta provocare scosse di lieve entità, con origine superficiale. Infatti come ci spiega Aldo Vesnaver, esperto di trivellazioni petrolifere per OGS, il fracking “è da sconsigliare se viene fatto vicino a falde acquifere superficiali, mentre non è un problema se fatto a profondità significative (1-2 km, o più)”.
In ogni caso il fracking praticato dall’uomo attualmente avviene a profondità ben inferiori a quelle degli ipocentri di un terremoto (diversi chilometri solitamente, certamente sopra i 5) e comunque ben lontani dalle profondità di origine del sisma emiliano (intorno ai 10 km). E se non bastasse, come ci testimoniano amici sismologi (che in questo momento chiedono di restare anonimi, perché visto il caos mediatico gli istituti di apparteneza chiedono loro il “silenzio stampa”) non vi è notizia in letteratura di terremoti di magnitudo 6 indotti dall’attività umana. La sequenza dei terremoti padani recenti poi, sempre a detta degli stessi, mostra chiaramente che si tratta di un terremoto di origine tettonica, anche vista l’estensione sia spaziale, un fronte di oltre 80 km, che temporale.
E per sciolgliere ogni dubbio, il fracking non può avere provocato la sequenza di scosse emiliane, perché in Pianura Padana non si è mai fatta fratturazione idraulica (aggiornamento! l’abbiamo trovato: un sito in cui si è fatta un’ispezione per il fracking in Italia c’è, il bacino di Ribolla sul fiume Bruna, indagheremo). Giorgio Zampetti, geologo di Legambiente ce lo conferma: “dai dati in nostro possesso l’unico paese in cui si è praticato fracking in tutta Europa è la Polonia, in Italia questa attività è del tutto assente”. “Ne siamo sicuri,” aggiunge, “questo terremoto è di origine tettonica”.
Il ministero dell’ambiente confermerebbe l’assenza di fracking nel nostro territorio, almeno stando a quanto letto sui giornali: non sono mai stati concessi permessi per questa pratica in Italia. A dire il vero ho provato per diversi giorni a farmi rilasciare una dichiarazione diretta dal Ministero, ma non mi hanno ancora dato una risposta. Se dovesse arrivare aggiornerò. (E anche da ENI sto aspettando una dichiarazione).
Se il Ministero non ha dato i permessi, eventuali attività di fracking sarebbero dunque abusive, e qui si inserisce l’indagine di Modena. Eppure immaginare che vengano fatte di nascosto appare un po’ surreale. Qualsiasi tipo di operazione che prevede trivellazioni e sondaggi di vario tipo è enormemente costosa e immediatamente riconoscibile anche al più inesperto. Non si può certo montare la sonda la sera, per fare il lavoro di notte e scappare appena sorge il sole. Sono interventi che durano settimane, mesi, con un via vai di mezzi pesanti e che implicano la costruzione di un cantiere e solo per quello servono permessi e concessioni (anche parlando solo della concessione di utilizzo da parte del proprietario del terreno). Come se non bastasse le operazioni di perforazione nei paesi civilizzati devono sottostare a una serie di regolamentazioni specifiche tanto che per la minima infrazione interviene la polizia mineraria.
Insomma pare estremamente improbabile che nel 2012 in Italia, una qualsiasi compagnia si permetta di trivellare senza permesso, col rischio di conseguenze molto pesanti se scoperti. Certo possiamo sollevare sospetti su tutto, ma poi si sfocia nel complottismo, e questo giornale tende ad evitare questo tipo di derive.