POLITICA – Resiste ancora la 194. Per la Consulta è “manifestamente inammissibile” il quesito sulla legittimità costituzionale dell’articolo 4 della legge sull’aborto sollevato a gennaio dal Giudice tutelare del Tribunale di Spoleto (ne avevamo parlato qui). Questo dunque il giudizio appena emesso dalla Camera di Consiglio della Corte Costituzionale, a indicare che non esiste alcun conflitto tra normativa italiana e normativa europea. Un giudizio così scarno e netto da sottintendere che non è valsa nemmeno la pena di discutere a lungo le argomentazioni di illeggittimità presentate .
E allora resiste a questo ultimo attacco il diritto espresso dall’articolo 4 della legge, cioè quello sostanziale a ricorrere a un consultorio pubblico, a una struttura socio-sanitaria abilitata dalla regione o a un medico di fiducia per l’interruzione volontaria della gravidanza entro i primi novanta giorni.
Una buona notizia per Oggi Scienza, che ha aderito alla campagna #save194. Ma non è il caso di abbassare troppo la guardia. Perché i diritti, per essere tali, non devono rimanere solo sulla carta ma trovare espressione concreta nella vita reale. E perché questo accada occorre superare, subito, i troppi limiti posti dall’obiezione di coscienza sull’interruzione di gravidanza, che restano a livelli drammatici in troppi ospedali del paese.