“Questo vale per tutti gli uomini, ma specialmente per i medici e specialmente per i pediatri: guardare in là, quanto più in là possibile; non pensare solo all’oggi del tuo paziente, pensa anche al suo domani; non pensare solo ai tuoi pazienti, ma pensa anche a tutti i pazienti; non pensare solo ai presenti, ma pensa anche ai lontani e ai futuri; ricorda che ognuno di noi, ma i medici più di altri, e i pediatri forse più degli altri medici, ha una minima, ma significativa responsabilità nello scrivere la cultura del nostro tempo e fa parte, quindi, della storia del mondo”.
Franco Panizon
Lunedì pomeriggio, all’età di 87 anni, è morto Franco Panizon, uno dei migliori medici italiani, che ha rivoluzionato il campo della pediatria come nessuno. La sua rivoluzione in pediatria si può paragonare senz’altro a ciò che Franco Basaglia ha fatto nella psichiatria. Anche se meno eclatante del movimento che ha portato all’apertura dei manicomi, l’opera di Franco Panizon, che mette al centro della cura il bambino come persona circondato dalla famiglia, ha avuto un impatto anche maggiore ed è diventata una pratica in tutta Italia e in molti paesi del mondo. Per capirne l’importanza e delinearne le caratteristiche principali abbiamo intervistato Giorgio Tamburlini, medico esperto di salute materno infantile, consulente per molti organismi internazionali, e in particolare per l’Organizzazione Mondiale della Sanità, e già Direttore Scientifico dell’IRCCS Burlo Garofolo di Trieste, presso il quale ha operato dagli anni settanta in poi, come direttore della Clinica pediatrica, Franco Panizon.
“Sono d’accordo sul paragone, anche se l’opera di Basaglia ha avuto un impatto superiore in campo internazionale. Soprattutto perché una delle caratteristiche dell’opera di Panizon era quella di curarsi poco della visibilità, delle ricadute, della trasformazione di principi e pratiche in politiche. Era un esempio, un testimone di un modo di concepire la medicina, non solo la pediatria. Basaglia e Panizon si conoscevano ed erano amici. È stato proprio Basaglia a presentare il libro scritto da Panizon, insieme a me e a Alessandro Ventura, sulla deospedalizzazione pediatrica, nel 1980.
Il segno fondamentale di Franco Panizon è duplice: da una parte, c’è il suo impegno come medico per i bambini che applica una medicina fatta per i bambini, e dall’altra la sua capacità di insegnare e fare apprendere.
Dal punto di vista strettamente scientifico, di ricerca, il suo contributo è stato soprattutto nel campo dell’ematologia. Agli inizi della sua carriera universitaria, quando era ancora in Sardegna, si è occupato in particolare del deficit dell’enzima G6PD, che provoca un’anemia emolitica.
Ma la ricerca, in senso stretto, non è stata il suo punto forte. Il suo punto forte è stata la rivoluzione nel campo delle cure pediatriche avvenuta soprattutto a Trieste, al Burlo Garofolo, dove lui è arrivato negli anni settanta. Il Burlo Garofolo è stata la sua prima posizione di comando, il primo posto dove lui aveva potere decisionale, e l’ha subito reso operativo decidendo di aprire i reparti ai genitori, senza limiti, di comunicare con i genitori – ci passava delle ore, a spiegare, a consolare – e riducendo al minimo i tempi di degenza. A quei tempi, i bambini in ospedale venivano separati dai genitori, che li potevano vedere solo durante i limitatissimi orari di visita, una cosa oggi impensabile.
Un altro aspetto della “nuova pediatria” di Panizon era che tutti i medici della Clinica dovevano sapere, bene, un po’ di tutto, tutti dovevano avere le competenze sufficienti almeno per comprendere che cosa dicevano i colleghi specialisti di altri campi. Perché saper ricomporre il puzzle è spesso essenziale per la cura: bisogna essere consapevoli che il proprio sapere specialistico può venire completato, a volte contraddetto, da un altro sapere specialistico, e quindi è necessario avere la capacità di vedere l’insieme. Il bambino non veniva e non viene – perché la Scuola e la pratica è rimasta quella a Trieste – trasferito, a pezzi, da un sapere specialistico all’altro… quello che fa l’intestino a quello che fa solo il cervello e così via. Il bambino era sempre tenuto insieme. E il rapporto con la famiglia è fondamentale, per il successo terapeutico e per il benessere del bambino. Purtroppo questo metodo non è ancora molto comune.
Mi ricordo, come fosse oggi, il primo day hospital, aperto nel 1980. Franco aveva chiesto a Duccio Peratoner e a me, allora giovanissimo, di organizzarlo… il bambino arriva, fa gli esami e tutto quello che è necessario e poi torna subito a casa. Oggi è una pratica comune, che si diffonde sempre di più. Ma allora è stata un’innovazione importantissima.
Anche la didattica è stata rinnovata profondamente dal contributo di Franco Panizon. Allora, l’abitudine era un insegnamento dall’alto al basso, senza possibilità di intervento né partecipazione. Franco ha cambiato tutto questo: la sua didattica avveniva soprattutto attraverso la discussione di casi clinici. Si leggevano le riviste (allora senza internet), e tutti erano coinvolti e potevano intervenire, anche gli ultimi arrivati. Era un sistema molto meno gerarchico e baronale, che si è trasmesso anche questo, da generazione a generazione, e che ancora oggi, nel reparto diretto da Sandro Ventura, suscita l’ammirata sorpresa di ospiti e visitatiori internazionali. E questa modalità è stata applicata da lui e da tutti noi nei congressi e nei corsi di aggiornamento. Dagli inizi degli anni ottanta, con i corsi di aggiornamento per i pediatri, si sono così aperti ampi spazi per la discussione, che non c’erano, per gruppi di lavoro, che non c’erano.
Anche il suo lavoro nell’editoria scientifica è importantissimo, perché ha permesso di diffondere idee e pratiche innovative, e fare un aggiornamento diretto, pratico, comprensivo di tutti gli aspetti della pediatria. Panizon ha fondato, assieme ad altri tutte le principali riviste di pediatria in Italia: La rivista italiana di pediatria, Prospettive in pediatria che raccoglieva monografie scientifiche su vari argomenti, e infine, nel 1981, Medico e bambino, di cui è stato il direttore fino a pochi anni fa, che è la rivista pediatrica più seguita in Italia.
Oltre alle riviste, ci sono anche i libri. Come scienziato divulgatore, Panizon aveva una grande capacità di cogliere, criticamente, la novità, di divulgare. È stato una delle persone più intelligenti che abbia conosciuto, con una memoria straordinaria, il che ne faceva un pozzo di sapere, ma un sapere che voleva e sapeva immediatamante tradursi in capacità didattica e divulgativa.
Tuttavia, anche se i suoi libri sono importanti, più importante era lui… il più amato dei pediatri italiani, affascinante e capace di fare pensare e di avere una visione non restrittiva della medicina. Vero maestro, ha creato una scuola di persone che usano l’intelligenza e la critica. Non ho trovato altri pediatri così bravi come quelli formati da Franco… Lui, ha insegnato a vedere una pediatria fatta per il bambino, come una persona, come un tutto insieme..
Ha fondato, con Sereni, Biasini, Vullo e pochi altri, nel 1974 l’Associazione Culturale Pediatri, che è paragonabile, riprendendo il confronto con Franco Basaglia, a Psichiatria democratica. L’Associazione ha portato e porta avanti assieme a una concezione della pediatria ampia, colta ma non accademica, aperta alle altre discipline, una visione sociale e una apertura a problemi di confine che non erano, e spesso ancora non sono, toccati dalla medicina ufficiale. Franco Panizon era fondamentalmente un docente universitario, ed è stato sempre fedele alla missione dell’università… Ma era estraneo a tutti gli atteggiamenti baronali (e non ha risparmiato polemiche), non ha mai “piazzato” nessuno dei suoi allievi, cui dava libertà, e responsabilità. Amatissimo dai pediatri, non era molto amato da qualcuno dei colleghi universitari, che nei convegni erano oggetto della sua critica a volte spietata, certo senza riguardi e diplomazie.
La sua opera non rimane confinata a quella di clinico. Franco Panizon è stato anche un maestro di vita. Aveva uno stile di vita sobrio ma al tempo stesso complesso, raffinato, amante dell’arte e del bello. Lui stesso era un ottimo pittore e i suoi disegni a carboncino sono stupendi e molto apprezzati. Ovviamente libero da conflitti di interessi il suo impegno non si limitava alla professione. L’impegno politico e sociale si esprimeva in un umanesimo applicato, una visione del mondo che collega il fare il medico con il senso delle cose, il perché si fanno certe scelte e non altre, il chiedersi sempre se è giusto o non è giusto. Etica, medicina e intelligenza critica stavano sempre molto vicine, in Franco.
Anche dopo essere andato in pensione come Professore Emerito, il suo impegno non si è spento. Anzi. Ha insegnato, ha scritto, e ha anche offerto la sua capacità e la sua esperienza a chi ne ha più bisogno e ha passato lunghi mesi nel reparto pediatrico di un ospedale in Angola.”
Riceviamo anche questi ricordi e commenti, che pubblichiamo:
Cari Tutti,
voglio ricordarlo per il sorriso con cui salutava tutti quando ci incontrava. Franco Panizon ha riempito di etica e di contenuti quel grande contenitore che è la pediatria di famiglia. Credo che abbia dato un’impronta unica al nostro modo di essere Medici.
Enzo Montalbano
Penso che tutti noi oggi vorremmo aggiungere qualcosa, perché credo non ci sia pediatra, da due generazioni, che non abbia imparato qualcosa dal professore Panizon. Persone come lui ti segnano. Non ho dubbi a individuarlo come mio maestro di pediatria e di vita. Quando l’ho sentito parlare la prima volta a Copanello è stata una folgorazione, i suoi modi burberi ed essenziali andavano al cuore dei problemi e sollecitavano interrogativi che non ci eravamo mai posti sul senso della sofferenza del bambino, sull’essere medici, sull’essere parte del mondo. Ci mancherà, ci mancheranno i suoi editoriali, le sue chiacchierate ai genitori sulle pagine di UPPA (Un Pediatra Per Amico), i suoi dolcissimi disegni. Addio, professore.
Beppe Primavera
Oggi non sappiamo quale sarà il futuro dei pediatri e della pediatria. Non sappiamo quanti bambini assisteremo e per quanto tempo e per quante ore nella giornata. Non sappiamo come sarà il bambino di domani. Ci sono poche certezze. Ma ci sono anche dei punti fermi, dei valori che rendono la nostra professione una grande professione. Il prof. Panizon ci ha dato molti insegnamenti che riguardano il nostro lavoro, il nostro modo di vedere le cose e di affrontare anche la vita. Tra questi ne esiste uno che deve risiedere sempre nella nostra mente e nel nostro cuore perché è dettato dalla mente e dal cuore di questo grande uomo e di questo grande pediatra che ci ha lasciato creando intorno a noi e dentro di noi un vuoto credo incolmabile.
Angelo Spataro
UNA GRANDE PERSONA ci ha lasciato ma tanti sono gli insegnamenti che ci accompagneranno SEMPRE nella nostra professione. Sapevo che stava male ma in questo momento ho proprio un grosso “magone”.
Isodiana Crupi
Professor Panizon, Uomo e Maestro di Pediatria, che nessuno di noi potrà dimenticare per i suoi forti e appassionati insegnamenti.
Giovanni Corsello
Come per voi anche per me il professore è stato il mio maestro, anzi il mio Guru. Grazie ai suoi insegnamenti ho imparato che un bravo pediatra non solo deve saper fare ma anche saper essere e non solo nel lavoro. Ho pianto, anzi ho singhiozzato ma so che adesso lui ha un posto tra i giusti nell’eternità. Addio professore e grazie di tutto.
Loredana Benenati