AMBIENTE – È da alcuni giorni che quando posso stacco gli occhi dal pc e guardo dove se ne vanno Nina, Viola, Macchia e le altre; si tratta sempre di un’emozione, non foss’altro che questi nomi si riferiscono a esemplari appartenenti alla seconda specie animale del pianeta per dimensioni, i cui spostamenti, a dispetto di ciò, sono tutt’altro che conosciuti in dettaglio.
Nessun altro mistero: mi sto riferendo alla balenottera comune, frequentatrice del Mar Mediterraneo studiata con regolarità ormai da oltre due decenni dall’ Istituto Thetys e non solo. Proprio questo istituto da circa un mese (settembre 2012) ha messo in opera per conto della Direzione Protezione Natura del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare un progetto innovativo di tracking satellitare che consente, per la prima volta, di monitorare in tempo reale la posizione di sette animali marcati.
Lo scopo ultimo del progetto è quello di identificare i luoghi dove la specie si reca nel periodo invernale. È noto infatti che questi misticeti utilizzano il mar Ligure e mar di Corsica come area estiva di alimentazione, ma poco o nulla si sa sul loro comportamento nel resto dell’anno.
In altre zone del mondo le balenottere tendono a migrare durante l’inverno verso aree deputate alla riproduzione. Se ciò avvenga anche in Mediterraneo è una delle delle domande a cui l’istituto Thetys, in collaborazione con i ricercatori dell’ISPRA, dell’Università di Siena, dell’Aqualie Institute brasiliano, dell’IWC (International Whaling Commission) e del NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration), cercherà di dare una risposta.
Che questa non sia di poco conto è evidente: conoscere gli spostamenti migratori sarebbe un importante strumento per cercare di ridurre il rischio di collisioni con le imbarcazioni (si pensi che ogni anno il 30% del traffico mercantile mondiale e il 20% del traffico petrolifero navale attraversa il Mediterrano, un piccolo mare la cui superficie è pari a solo l’0.8% di quella di tutti gli oceani); d’altro canto localizzare le eventuali aree riproduttive costituirebbe uno step necessario per progettare misure di protezione locale.
Il percorso di Viola e le altre si può seguire attraverso questo sito previa registrazione.
Crediti immagine: uzink