AMBIENTE

Per accompagnare il caffé

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AMBIENTE – Oltre alla ricerca sull’Arabica di cui parla Sara Stulle, in questi giorni sono usciti rapporti sull’andamento del clima e i suoi impatti attuali e previsti, in attesa di quello dell’Intergovernmental Panel on Climate Change ora in preparazione.

In ordine di leggibilità, segnaliamo per primo quello che la Banca Mondiale ha commissionato all’Institute for Climate Impact Research di Postdam. Gli autori dovevano valutare i risultati dei modelli nel caso di un aumento di + 4° C della temperatura globale, in particolare le ripercussioni nei paesi poveri dove la Banca Mondiale finanzia interventi di sviluppo economico. Questa priorità spiega l’attenzione alle  “temperature estreme”, alla sicurezza alimentare nell’Africa subsahariana e i temi principali: acqua, agricoltura, salute, acidificazione degli oceani, biodiversità.

La parte finale riguarda gli effetti “non lineari” del riscaldamento globale sull’ambiente e sulla società, e l’incertezza che aggiungono alle proiezioni. Tuttavia, concludono i ricercatori:

Sembra chiaro che un mondo con + 4°C potrebbe renderebbe più difficile alleviare la povertà in molte regioni. Lo dimostrano le osservazioni passate degli effetti negativi sulla crescita economica dei paesi in via di sviluppo.

Pioverebbe sul bagnato, come sempre, quindi non bisogna lasciare che quel riscaldamento accada:

Va abbassata la temperatura e ciò può avvenire solo con una collaborazione internazionale tempestiva.

Una collaborazione auspicata anche dal World Energy Outlook 2012 (riassunto) dell’Agenzia Internazionale per l’Energia (EIA) – non proprio un covo di ambientalisti. Da un lato prevede un aumento della produzione di petrolio, dall’altro predica la riduzione delle sovvenzioni e gli investimenti nell’efficienza energetica così da ridurre i consumi.

La nostra analisi dimostra che in assenza di una spinta politica concertata, i due terzi del potenziale per migliorare l’efficienza energetica non saranno realizzati entro il 2035.

Se invece nei prossimi cinque anni si riuscisse a ‘bloccare’ le emissioni di CO2 per limitare a 2°C l’aumento della temperatura media, ci sarebbe il tempo per arrivare a un accordo globale sul clima,

a una sicurezza energetica sostanziale e a vantaggi economici, compreso un risparmio medio del 20% sulla bolletta.

Anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità vuole abbassare la temperatura. Il mese scorso ha pubblicato il solito fact sheet:

  • i cambiamenti climatici influenzano i determinanti sociali e ambientali della salute: aria pulita, acqua potabile, cibo sufficiente, riparo sicuro;
  • quelli avvenuti tra il 1970 e il 2004 hanno causato un eccesso di 140.000 morti all’anno;
  • i costi economici diretti per la salute (esclusi quelli per acqua, agricoltura e igiene)  sono stimati tra 2 e 4 miliardi di dollari all’anno a partire dal 2030.
  • molte malattie letali, come diarree, malnutrizione, malaria e dengue, dipendono molto dal clima e si prevede che peggiorino;
  • le regioni con un’infrastruttura sanitaria fragile – per lo più nei paesi in via di sviluppo – saranno le meno capaci di prepararsi ad affrontare le emergenze.

Per migliorare la salute mondiale, bisogna ridurre le emissioni di gas serra, ripete da anni l’OMS. Nonostante la frenata dell’economia mondiale, continuano ad aumentare, fa sapere l’Organizzazione Mondiale della Meteorologia. Però…

Oltre cento multinazionali basate in Europa vogliono un prezzo dissuasivo sulle emissioni di carbonio e lo hanno fatto sapere alla Commissaria europea Connie Hedegaard prima delle trattative  sul clima che iniziano a Doha il 26 novembre.

Negli Stati Uniti intanto, la principale finanziatrice di chi nega l’effetto serra dei gas serra, Exxon Mobil in persona, vuole – allontanate il caffè dal computer prima di leggere oltre –  la carbon tax.

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Grafico: Andamento mensile medio della CO2, NOAA

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