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Decay: 27 km di paura

La locandina del film (Credits: Decay by H2ZZ Productions)JEKYLL – Hanno speso oltre due miliardi di euro e lavorato per anni solo per preparare le scenografie, ma il colossal del Natale 2012 è finalmente pronto. Ovviamente stiamo parlando del film Decay, frutto dell’immaginazione e dell’ironia di alcuni dottorandi inglesi del CERN di Ginevra, che hanno ambientato una storia horror a base di morti-viventi nel tunnel del Large Hadron Collider.

Come è lecito aspettarsi, al centro della vicenda troviamo il famoso bosone di Higgs, solo che in questo caso la sua scoperta e il relativo campo di particelle si rivelano essere molto pericolosi. Un incidente inaspettato, infatti, trasforma i ricercatori e i tecnici esposti alla radiazione in terribili zombie assassini affamati di carne umana. Solo alcuni giovani studenti vengono inizialmente risparmiati, ma per loro inizia il tentativo disperato di salvarsi raggiungendo una delle uscite di sicurezza. Lungo i 27 km dell’anello situato tra la Svizzera e la Francia inizia così una lotta a base di morsi, sangue e violenza, come nella migliore tradizione splatter, ma senza mai eccedere troppo nel trash o nel ridicolo. Il film, nonostante il basso budget a disposizione, mantiene sempre un buon livello di credibilità e lo spettatore non si annoia mai, con continui scontri e colpi di scena. La proiezione è ben scandita dalle musiche originali composte da Tom MacLaughlan. Anche i giovani attori, pur non essendo dei professionisti, sono efficaci nella loro recitazione.

Il film, disponibile liberamente per il download o per lo streaming su diverse piattaforme, sta riscuotendo un notevole successo in rete. Lo stesso CERN, pur non avendo mai autorizzato l’iniziativa, non ne sta certo ostacolando la diffusione. In fondo si tratta di pubblicità a costo zero e l’ironia dell’iniziativa è evidente.

 

“Questo progetto, realizzato nel nostro tempo libero, è stato una grande esperienza”, dice il regista Luke Thompson a Oggiscienza. “Tutti quelli che conosco, chi più chi meno, hanno reagito positivamente. Nel complesso, molte persone pensano che sia stata proprio una grande idea! Le principali difficoltà sono state di natura logistica. È quasi impossibile gestire tanti volontari tutti insieme al posto e al momento giusto, con l’attrezzatura adeguata, un paio di volte a settimana e per molte ore! Sono stupito di essere riuscito a farlo, andando avanti per otto mesi. Voglio ringraziare il nostro produttore Michael Mazur, perché ha le capacità organizzative che a me mancano! Ho scoperto che mi piace molto fare il film-maker, sarà certamente un hobby per il futuro. Finirò il mio PhD a breve, per il momento non ho piani immediati per un nuovo film, ma ho un sacco di idee su cui mi piacerebbe lavorare.”

Zoe Hatherell (Credits: Decay by H2ZZ Productions)
Zoe Hatherell (Credits: Decay by H2ZZ Productions)

Abbiamo anche raggiunto Zoe Hatherell, l’attrice protagonista. Ecco le sue impressioni: “Ho passato un periodo meraviglioso interpretando Amy. Dopo essere stata coinvolta nel progetto sin dalle fasi iniziali, una cosa che mi ha sempre attratta è stato lo sviluppo del personaggio. All’inizio del film vediamo Amy felice del fatto che i ragazzi prendano l’iniziativa. Lei è terrorizzata quando le cose vanno male, agendo in preda al panico e alla paura. Tuttavia, quando la situazione peggiora, lei diventa più forte, mostrando la sua forza interiore mentre combatte contro i non-morti. Prima di ogni scena ho passato un po’ di tempo a leggere quelle precedenti, a pensare allo stato d’animo con cui avrei dovuto girare, quello che era appena successo ad Amy e come avrebbe dovuto sentirsi. Per le sequenze più disperate, a volte sono scesa giù da sola in una delle molte gallerie buie, per sperimentarne la solitudine e sfruttarne l’atmosfera spettrale. Amy è simile a me per molti aspetti e diversa per altri. Inizialmente è stata una sfida recitare le scene in cui lei è più tranquilla, ma un po’ a disagio vicino a Connor. Abbiamo voluto trattare l’aspetto romantico in maniera sottile, senza che prendesse il sopravvento sulle storie degli zombie, aggiungendo allo stesso tempo anche l’elemento dei due ex partner che riscoprono i loro sentimenti nel momento in cui si trovano ad affrontare le loro paure. Spero che gli spettatori apprezzino questo passaggio da una studentessa di fisica molto dolce a una killer di zombie decisamente aggressiva.”

Per certi versi, alcune scene sono simili a quelle del film 28 giorni dopo di Danny Boyle, ma in effetti il tema è già stato ampiamente trattato e non è certo la prima volta che il mondo è costretto ad affrontare un’epidemia di zombie spietati e assetati di sangue. Si pensi, per esempio, a Io sono leggenda, Dal tramonto all’alba e La notte dei morti viventi. Insomma, a quanto pare, prima o poi capiterà a tutti noi di dover affrontare a muso duro questi esseri così invadenti e antipatici, quindi tanto vale affidarsi ai consigli degli esperti per non farci trovare impreparati. Ci riferiamo, in particolare, a Valentina Daelli e Matteo De Giuli, studenti del Master in Comunicazione della Scienza della SISSA (come l’autore dell’articolo), che già da alcuni mesi hanno messo a punto un sito internet e un pratico opuscolo per la prevenzione delle epidemie zombie. Ovviamente con la giusta dose di ironia, ma il tema non è affatto scontato come potrebbe sembrare. Interpellati in merito alle tecniche da adottare per salvarsi in un caso così disperato come quello descritto nel film, ecco cosa ci hanno raccontato: “Abbiamo pochi consigli da dare. Non bisogna avere nessuna pietà. Non importa se lo zombie era un vostro amico, collega, amante, supervisor di dottorato: messi alle strette, un bel colpo in testa e via. Gli zombie sono noti per non avere capacità cognitive brillanti. Se attaccati, usate la vostra intelligenza per aggirarli e renderli inoffensivi. In ogni caso restate uniti, armatevi (qualsiasi oggetto contundente va bene), scegliete un rifugio sicuro, accertatevi che nessuno tra voi sia infetto (qualcuno c’è sempre), cercate di chiedere aiuto.”

Nel complesso, il film ambientato al CERN ai due esperti è piaciuto: “La comunità degli appassionati è molto intransigente, anche se alla fine ognuno ha la propria teoria su come dovrebbe essere il “vero” zombie: lento, veloce, più o meno intelligente, infettato da un virus o contagiato da una radiazione. Decay sfugge a questo tipo di diatribe lasciando le questioni “scientifiche” volutamente piuttosto vaghe. La realizzazione tecnica è più che buona e l’omaggio ai B-Movie anni Settanta e Ottanta è sentito e godibile!”

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Antonio Pilello
Science Communicator