POLITICA – L’ultimo caso è stato quello dell’onorevole Giuseppe Vatinno. Lo ha sollevato sul suo blog il direttore delle Scienze Marco Cattaneo, ma conviene riassumere. Il 20 dicembre scorso Vatinno e il collega Francesco Barbato (entrambi deputati dell’Italia dei valori) hanno presentato un’interrogazione parlamentare diretta ai ministri della difesa e degli affari esteri per sapere
se l’Italia disponga e dove di eventuali strutture delle Forze armate o di altri Corpi dello Stato dediti allo studio del fenomeno ufologico, se siano stati prodotti documenti e relazioni riservati in ambito nazionale o Nato, se infine in Italia si possa prevedere la creazione di una struttura dedicata munita dei requisiti di trasparenza pubblica.
Gli onorevoli si chiedevano inoltre se i ministri fossero a conoscenza di una lunga serie di fatti ufologici , come la decisione di Ronald Reagan di entrare in politica dopo un incontro con entità aliene (secondo quanto riferito dall’ex collega del presidente Shirley McLaine) e se intendessero reperire informazioni sulla famigerata Area 51 Usa, base militare che conserverebbe i resti di un ufo schiantatosi in New Mexico e del suo equipaggio ET.
Cattaneo – a nostro avviso più che giustamente – commenta così:
nella situazione catastrofica di un paese che non sa come mettere insieme il pranzo con la cena, di un’economia asmatica, nel pieno delle discese in campo, delle salite in politica, di una legge elettorale che si deve rifare, anzi no resta così, dei candidati premier, dell’IMU da pagare, anzi no da togliere e via discorrendo, insomma in questo casino ci sono due, chiusi in un ufficetto di Montecitorio, con la lampadina da sessanta candele, a chiedersi com’è e come non è che ancora non abbiamo un ufficio alieni.
Com’era prevedibile ne è scoppiato un pandemonio. Vatinno non l’ha presa bene. In rete e sui social network la discussione si è un po’ animata e l’onorevole ha cominciato a dare del “cyberteppista” (o peggio) e della “zitella acida” a destra e a manca. Ora sostiene, sul suo sito, di non aver “mai creduto agli ufo” e di aver agito solo in risposta alle tante sollecitazioni di cittadini italiani sull’argomento. Anzi, in un commento relativo a un post di Paolo Attivissimo, insinua il dubbio che forse ci ha solo voluto prendere in giro tutti «per dimostrare a che livello è in Italia la democrazia e cosa succede nei social network». Ma una burla vale davvero un’interrogazione parlamentare, di questi tempi poi?
Comunque, una domanda – seria – per l’onorevole a questo punto ce l’avremmo anche noi: leggiamo sempre sul suo sito, che è giornalista e ha “seguito il Master in giornalismo scientifico alla SISSA di Trieste”. Ci piacerebbe semplicemente sapere quando e come l’ha seguito. Alla Sissa sono attivi due master: uno ormai “storico” in comunicazione della scienza e uno più recente in giornalismo scientifico e digitale. In ogni caso, come ci conferma Nico Pitrelli, condirettore di entrambi, per nessuno dei due Vatinno è mai figurato né come studente iscritto né come semplice uditore. «In 20 anni di attività non posso escludere che abbia assistito a qualche seminario pubblico» afferma Pitrelli. Ma forse è un po’ poco per dichiarare di aver “seguito” un master… [ulteriori aggiornamenti sulla vicenda qui].
Comunque, non è di Vatinno che volevamo parlare qui. Perché il suo, dicevamo, è solo l’ultimo caso di parlamentare che dà voce a quelli che la comunità scientifica internazionale ritiene settori marginali (quando non vere e proprie bufale) della ricerca scientifica. Per esempio, se lui agli ufo non ha mai creduto, c’è invece qualcuno che se ne preoccupa davvero seriamente. È Mario Borghezio, europarlamentare della Lega Nord, che alla fobia degli stranieri ha aggiunto quella degli omini verdi. «So per certo che ci spiano, ci tengono sotto controllo. Hanno paura dell’uso che possiamo fare del nucleare», ha dichiarato in un’intervista rilasciata qualche settimana fa al Fatto quotidiano. E già nel 2010 Borghezio aveva presentato al Parlamento europeo una dichiarazione scritta, in cui giudicava essenziale l’istituzione di un centro scientifico per l’analisi e la disseminazione di dati raccolti dai governi europei sul fenomeno Ufo e chiedeva l’apertura di tutti gli archivi disponibili sull’argomento.
Non di soli strani oggetti volanti, però, ci si preoccupa. È datata 18 dicembre 2012 un’altra interrogazione parlamentare di Francesco Barbato, questa volta da solo, sulle scie chimiche. Il deputato si rivolge al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della difesa, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti e a quello dell’economia e delle finanze, chiedendo se sia vero che su queste scie vi sia un segreto militare e che sarebbero rilasciate con un piano preciso dai continui voli di aerei militari.
Limpide e solide le premesse: negli ultimi anni le scie chimiche «stanno destando enorme preoccupazione in moltissimi italiani» e, benché nessun ente governativo ne abbia mai confermato l’esistenza, «molti ricercatori hanno iniziato a indagare e a raccogliere indizi e informazioni utili per comprendere il fenomeno». Del resto, si legge nel testo dell’interrogazione, ormai sull’argomento sono
diversi gli articoli reperibili on line, i libri disponibili in libreria, le conferenze tenute ad hoc, oltre al libro «Scie Chimiche: la verità nascosta. Le Prove» e il numero speciale dell’ottobre 2010 della rivista Il Discepolo, sempre Draco Edizioni.
Nature, Science, Pnas, PLoS? Ma quale! Qui la fonte è Il Discepolo: rivista che, «in fin dei conti, vuole solo prendere atto dei modi diversi oggi necessari ad esprimere adeguatamente le immutabili verità dell’antica saggezza esoterica».
Barbato comunque non è il primo a interrogare il Parlamento sul tema. Prima di lui ci hanno pensato il suo leader Antonio Di Pietro, Amedeo Ciccanti (Unione di centro per il terzo polo), il senatore Oskar Peterlini (Gruppo UDC-SVP-Autonomie), il deputato Pd Sandro Brandolini (che ha firmato ben tre interrogazioni) e anche Domenico Scilipoti (ex Idv, ora Popolo e territorio).
Scilipoti lo troviamo attivo anche sul fronte fusione fredda. Nel marzo 2012, per esempio, riferiva dell’esperimento condotto a Bologna dall’ingegner Andrea Rossi relativo a una «rivoluzionaria nuova sorgente di energia nucleare» e «basato sulla fusione nucleare dell’idrogeno con alcuni isotopi stabili del nickel». E si chiedeva se non si intendessero adottare «opportune misure, anche normative, tese ad una rapida ed effettiva apertura a questo tipo di ricerche». Altre due interrogazioni le avevano firmate nei mesi precedenti Elisabetta Zamparutti e alcuni colleghi ex radicali ora Pd per sollecitare l’attenzione del Governo sul promettente fenomeno della fusione fredda. E ancora, Zamparutti & Co, insieme a Scilipoti, sono tornati alla carica lo scorso 21 dicembre con un nuovo documento dedicato al più vasto settore delle reazioni nucleari a bassa energia (Lenr) in cui, citando di nuovo il lavoro di Rossi ma anche le reazioni piezonucleari di Carpinteri si chiede
se e quali misure intenda adottare il Governo per fornire ai ricercatori e «scopritori» di tali nuovi fenomeni l’intera assistenza e l’appoggio delle strutture preposte al fine di coordinare tutte le iniziative utili ad ottenere ogni sostegno, in termini di mezzi e risorse (cioè fondi per la ricerca), con lo scopo di approfondire i fenomeni anche nucleari evidenziati e giungere, in prospettiva, ad applicazioni industriali di tali reazioni.
A questo punto si potrebbe parlare anche di altro. Del convegno sulla medicina olistica organizzato sempre da Scilipoti alla Camera. Di una mozione anti-Ogm del senatore della Lega Nord Gianpaolo Vallardi (e colleghi) che prende le mosse da uno studio tra i più discussi degli ultimi tempi, smentito da più e più parti, compresa l’Agenzia europea per la sicurezza alimentare. Dell’impegno del senatore Benedetto Adragna (Pd) per la costituzione di un istituto di biofisica informazionale. Dell’avversione di Beppe Grillo e di molti aderenti del Movimento 5 stelle per vaccini. Per il momento, però, ci fermiamo qui.
Immagine di wiredforlego / Flickr