Il Black Friday di Andrea Rossi
Durante una dimostrazione in Svezia, il reattore a fusione fredda/fissione calda del nuovo Galileo-Marconi-Fermi ha prodotto oltre 500 volte l'energia consumata.
IL PARCO DELLE BUFALE – Il 24 novembre scorso, in una sala conferenze della Real Accademia svedese di Ingegneria, a Stoccolma, davanti a una quarantina di conoscenti, Andrea Rossi (l’ex Sceicco della Brianza) ha mostrato una scatola di plastica bianca, uno scambiatore di calore, un tubo e una pompa per l’acqua, diversi cavi, uno spettrometro inutilizzabile per la troppa luce in sala, tre cubetti di 1 cm3 (nascosti alla vista) contenenti un “plasma” in un tubo di metallo stretto tra due morsi e una termocoppia in mezzo, varie ed eventuali, e una “scatola di controllo” informatico. L’insieme era il nuovo scaldabagno a fusione fredda, o forse a fissione calda, chiamato E-Cat QX.
Una volta alimentato dalla corrente alternata o continua non si sa, nei cubetti la temperatura del plasma saliva a 2600 °C e in un’ora aumentava di 20 °C la temperatura di un litro d’acqua. Un “raffreddamento attivo” di 60 watt ventilava il sistema di controllo, altrimenti fondeva tutto.
L’evento era organizzato e animato da Mats Lewan, credente della prima ora e intermediario tra l’inventore e il professor Bo Hoistad dell’Università di Uppsala, presente a Stoccolma insieme all’immancabile Giuseppe Levi in pullover rosso, docente di informatica all’Università di Bologna e autore di tre resoconti improbabili di altrettanti collaudi avvenuti tra il 2011 e il 2013 a Bologna, Ferrara e Lugano con altri modelli di E-Cat.
Sono state tre ore emozionanti.
Nella parte del giornalista coscienzioso, Mats Lewan poneva domande all’uomo che da 40 anni promette di salvare il mondo dalla crisi energetica e ambientale, e ne interpretava le risposte.
Nella parte del badante fidato nonostante nel gennaio 2016 Rossi l’avesse cacciato via sospettando odiosi tradimenti, Fabiani ne sorvegliava ogni gesto e gli suggeriva quali tasti pigiare.
Nella parte del grande scienziato, il sempiterno dottorando Carl-Oscar Gullström addormentava la platea con una teoria della fisica nucleare in cui la fissione (splitting) di mesoni (sic) sigma, da parte di elettroni dalla mira impeccabile che modificano il sapore dei quark, fa uscire ogni tanto un bagliore dall’E-Cat QX.
Nella parte dell’esperto indipendente, l’ingegner William K. Hurley della Endeavour di Los Angeles o forse dell’Andeavor Refinery o forse no, “sovrintendeva” alle misure eseguite da Rossi con l’aiuto di Fabiani e strumenti propri o prestati da Bo Hoistad e Mats Lewan.
Nella parte del genio dalla folta chioma argentea, Rossi armeggiava con l’alimentatore e gli interruttori fra una prova e l’altra, deduceva da solo la corrente in entrata con una resistenza da 1 ohm, in parallelo con il reattore, il voltaggio della resistenza con un oscilloscopio inadeguato e… aggiungeva complicazioni maldestre, almeno all’apparenza.
Per tutelare i propri segreti industriali infatti, non poteva mostrare direttamente quanta elettricità consumava l’E-Cat QX, il voltaggio nel reattore e altre informazioni essenziali per consentire agli spettatori di verificare se i 20 °C trasmessi in un’ora a un litro d’acqua corrispondessero davvero a
un rapporto tra energia erogata e consumata di 22,8/0,045 Wh/h = 506,66
(Il risultato sarebbe stato riferito in questa forma da Hurley all’inventore che, da laureato in filosofia, è una delle rare persone al mondo a scrivere Wh/h.)
Esausto ma soddisfatto, Rossi invitava poi gli interessati a incontrarlo “one on one“.
Da quel Venerdì Nero, i pochi fedeli rimasti si chiedono il motivo di una “demo” talmente raffazzonata da sembrare un sabotaggio. Al momento prevale
il sospetto che le cose interessanti siano successe lontano dalla demo e dallo streaming.
Anche perché il risultato sarebbe replicato tempo fa da professori dell’Università di Uppsala. Purtroppo non ci sono conferme poiché
Pare che chi ha tutte le info non abbia alcuna intenzione di finire sotto i riflettori e dentro l’occhio del ciclone.
sostiene un caro amico di Giuseppe Levi. Così ognuno può continuare per altri sette anni a ipotizzare per il “Nuovo fuoco” un futuro radioso con un rapporto tra eventi reali e immaginari = 506,66.
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