CULTURA

Arriva iVersity: siete pronti?

iversity_logo

CULTURA – Vi è mai capitato, in orari antelucani, di imbattervi  nelle trasmissioni dell’Università Telematica Internazionale Nettuno? Dal 1992 il Consorzio NETTUNO (Network per l’Università Ovunque) prima solo attraverso i canali televisivi, ora naturalmente affiancando Internet, ha consentito a migliaia di studenti dell’area euro-mediterranea di conseguire una laurea a distanza.

Ora però, come scrive Tullio de Mauro su Internazionale, in Europa Ecco s’avanza uno strano docente, e non se ne parla abbastanza. L’Europa infatti sembra pronta per il lancio del suo primo provider MOOC, iVersity.

Un MOOC, Massive open online course, è un corso di istruzione completamente open del quale si può usufruire, e al quale si può attivamente partecipare, gratuitamente via web.

Prendiamo ad esempio la Khan Academy, che ha ora tra i maggiori finanziatori i filantropi Bill e Melinda Gates (Bill si interessò dopo che scoprì suo figlio a usare i MOOC della Khan) e il colosso Google. Campeggia lo slogan “impara quasi tutto gratis” e leggendo che i 4000 corsi sono adatti a ogni livello di preparazione e ogni età non può che accendendersi l’entusiasmo. Sbirciamo un po’ tra le discipline, sia scientifiche che umanistiche), poi scegliamo il corso pubblicizzato in home page sulla teoria dell’informazione. Come tutti i corsi della Khan Academy, anche gli argomenti più complessi sono resi digeribili in brevi video (i più lunghi intorno alla ventina di minuti). In questo caso il corso si ferma al codice Morse, ma presto, si annuncia, saranno caricati nuovi video. A questo si aggiunge uno spazio discussione ed esercizi.

Alla Khan particolare attenzione è riservata alla matematica, che è la prima materia con la quale si è cimentato da insegnante il fondatore Salman Khan. Del resto Khan è laureato al MIT in computer science e assieme a Gates concorda, ovviamente, che la matematica è una pietra angolare della cultura, che purtroppo sfugge ancora a molte persone, non solo bambini.

La registrazione diventa necessaria solo se volete tenere d’occhio i vostri progressi, ma se siete un insegnante (o un genitore) potete anche creare classi virtuali ed elaborare le vostre statistiche di apprendimento. Non sono previsti riconoscimenti spendibili, ma la forza della Khan è il volume: si mira a creare quanti più corsi possibili, coinvolgendo quante più persone possibili, sia come studenti che come docenti.

Più organica e controllata è invece l’organizzazione di provider di MOOC direttamente legati a Università, e uno dei più popolari è Coursera. I corsi sono curati da veri e propri docenti universitari, e tipicamente si svolgono entro un preciso arco temporale, proprio come un corso tradizionale. Tra i docenti troviamo una nostra cara conoscenza, Rosie Redfield, la microbiologa (University of British Columbia)  che ha demolito il lavoro di Felisa Wolfe-Simon sui batteri all’arsenico, pubblicando in corso d’opera i risultati sul proprio blog prima di pubblicare su Science. Dal primo maggio, per 10 settimane, Rosie vi aspetta a lezione con Useful genetics.

62 Università utilizzano già Coursera e, anche se sono in maggioranza americane, troviamo anche due atenei cinesi e una manciata di europei, tra cui la nostra Università La Sapienza di Roma, anche se al momento le data di inizio dei tre corsi (uno di fisica, uno di architettura e uno di archeologia) devono essere ancora comunicate.

Se volete invece imparare un po’ di fondamenti di informatica, a costruire un sito, o addirittura a programmare, non potete non provare la Codeacademy.

Ciò che però fino ad ora mancava* era un provider interamente europeo, e qui entra in gioco appunto iVersity.

Uffici a Berlino, fondi iniziali del Ministero Federale della Scienza e della Tecnologia tedesco, iVersity una volta era sostanzialmente una piattaforma che i docenti universitari potevano usare per costruire e diffondere, tra gli studenti e i colleghi, il loro materiale per l’apprendimento di un corso, video ed esercizi compresi. Malgrado la grande usabilità, l’idea di usare il networking per potenziare lo studio non è particolarmente rivoluzionaria, tanti insegnanti lo fanno già con strumenti molto più modesti, ma forti di questa esperienza il team di iVersity è ora pronto al passo successivo, ovvero diventare open.

E lo fa con una competizione: assieme alla Stifterverband, un’associazione per la promozione della cultura scientifica, iVersity, mette a disposizione 10 borse di 25.000 euro riservate a professori universitari, di ruolo e non, per la produzione di un MOOC. I candidati hanno tempo entro il 30 aprile per mandare, in forma di breve video, il concept (il “nocciolo”) del MOOC che hanno intenzione di realizzare. La giuria si esprimerà il 20 e il 21 giugno, e da luglio 2013 i vincitori avranno un anno a disposizione per completare il loro corso. Gli organizzatori mirano comunque ad avere almeno i primi 5 corsi on line su iVersity per questo autunno e i rimanenti per la primavera successiva.

Sono state diverse le critiche mosse ai MOOC, sia di carattere pedagogico (ad esempio sono molto pochi i corsi che vengono completati fino in fondo) sia di carattere economico (quanto è efficiente, alla lunga, un business di questo tipo?), e c’è già chi è pronto a usare il termine “bolla“, ma in generale si respira un certo ottimismo, e si pensa (spera) che la loro crescita sia appena cominciata.

iVersity stimola infatti a partecipare con la frase “diventa un pioniere!”. Possiamo sperare di vedere tra i 10 vincitori un italiano? Se pensate che un vostro professore o ex-professore sia adatto all’impresa potete provare a proporlo voi stessi scrivendo il suo nome, la sua mail, e dove lavora: provvederanno gli organizzatori a fargli sapere del premio.

Proprio in Italia, ricordiamo, ben prima dell’università Nettuno, per quanto riguarda l’apprendimento a distanza abbiamo avuto un altro maestro, in tutti i sensi: Alberto Manzi, che nel dopoguerra attraverso la sua trasmissione Non è mai troppo tardi su mamma RAI ha aiutato milioni di persone a uscire dall’analfabetismo. Troppo scontato chiedersi cosa avrebbe potuto fare con un MOOC?

*i pionieri italiani già non mancano: Il Panda Verde nei commenti giustamente segnala che in realtà esisteva già un provider di MOOC tutto made in Italy, Oilproject, Eccone la presentazione a Super Quark.

Condividi su
Stefano Dalla Casa
Giornalista e comunicatore scientifico, mi sono formato all’Università di Bologna e alla Sissa di Trieste. Scrivo abitualmente sull’Aula di Scienze Zanichelli, Wired.it, OggiScienza e collaboro con Pikaia, il portale italiano dell’evoluzione. Ho scritto col pilota di rover marziani Paolo Bellutta il libro di divulgazione "Autisti marziani" (Zanichelli, 2014). Su twitter sono @Radioprozac