NOTIZIE – Essere stati testimoni oculari sulla scena di un crimine non è sufficiente a garantire la veridicità del proprio racconto, anche quando si è in buona fede. Una serie di studi condotti da un gruppo di ricercatori dell’Iowa State University, Stati Uniti, mostra infatti che è possibile manipolare un ricordo semplicemente suggerendo informazioni nuove o diverse. Il punto chiave è la tempistica.
In uno studio pubblicato da Jason Chan e Jessica LaPaglia nell’ultimo numero della rivista PNAS, i due autori hanno testano l’impatto di nuova informazione quando questa viene data a differenti intervalli di tempo dall’evento che ha prodotto il ricordo originario.
Se viene data subito dopo, il ricordo potrebbe alterarsi; al contrario, se l’informazione è presentata due giorni dopo, non ci sono effetti di distorsione apparenti. Secondo Chan, esisterebbe una finestra di sei ore prima che il ricordo richiamato alla memoria sia riconsolidato e non possa più essere alterato. Analogamente, non sembrano esserci effetti se l’informazione è presentata in un contesto diverso rispetto a quello del ricordo originario.
Durante lo studio, i partecipanti hanno guardato un episodio di un programma televisivo in cui un terrorista usava un ago di siringa per attaccare uno steward di un aereo. Successivamente, ai partecipanti si chiedeva di ricordare il programma; dopo il test, alcuni ascoltavano un riassunto audio che includeva dettagli differenti – per esempio, il terrorista usava un taser (una pistola elettrica) invece di un ago. Al momento del test, sostiene Chan, i soggetti sottoposti all’ascolto dei dati interferenti avevano maggiore difficoltà a ricordare che era stato usato un ago.
Al di fuori del laboratorio, lo studio potrebbe avere conseguenze nel caso di testimoni oculari di un crimine. Per esempio, nel caso in cui qualcuno che è stato presente a una rapina in banca, ricordi quell’evento in un secondo momento mentre guarda un film con una scena analoga, è possibile che il film possa interferire con il ricordo originario.
“Un aspetto che conosciamo del funzionamento della memoria è che non occorre che due eventi siano esattamente uguali perché il più recente possa interferire con il più vecchio”, afferma Chan. Inoltre, il contesto ha un ruolo essenziale. In uno degli esperimenti, ai partecipanti venivano date informazioni sull’uso di un taser, ma questo era usato in un’operazione antidroga invece che in una rapina. Questo tipo d’informazione, però, non è sembrato avere alcun effetto sul ricordo dell’ago e dello steward da parte dei soggetti. “Non sempre le persone aggiornano un ricordo già stabilito in precedenza attraverso una nuova codifica, perché i ricordi vengono ricodificati in ogni momento. La nuova codifica dev’essere specifica del ricordo originario perché questo venga aggiornato”.
La ricerca permette di capire meglio il modo in cui elaboriamo nuove informazioni apprese a scuola o al lavoro. Second Chan, può avere un impatto sulla comprensione di come funziona la memoria degli studenti in vista di un esame. Se, per esempio, gli studenti stanno discutendo una lezione in classe e uno di loro, involontariamente, fornisce un’informazione scorretta, sarà più difficile per gli altri ricordare l’informazione corretta al momento del test, spiega il ricercatore.
La tempistica esatta e il contesto della nuova informazione sono due aree in cui Chan intende espandere i suoi esperimenti. Vuole anche identificare modi d’uso di questa tecnica non invasiva per poter manipolare la memoria, laddove oggi si usano medicinali che spesso hanno effetti collaterali. Uno dei possibili casi di applicazione sarebbero i disturbi post-traumatici da stress. Il metodo, conclude lo psicologo, può essere diretto a specifici ricordi indesiderati, preservando allo stesso tempo altri meno traumatici.
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