AMBIENTE – Sempre più “No”. Dalla costruzione di una nuova autostrada fino alla realizzazione di un impianto eolico, aumentano le opere contestate da associazioni e cittadini italiani. Il 2012 è stato l’anno record dei casi Nimby (fatelo pure, ma non nel mio giardino) con 354 progetti contestati, di cui 151 emersi per la prima volta nel corso dell’anno. A tracciare il quadro della situazione è l’Osservatorio Media Permanente Nimby Forum, che dal 2004 monitora l’andamento della sindrome Nimby.
Secondo i dati raccolti, i settori produttivi più contestati sono l’elettrico, quello dei rifiuti e le infrastrutture. In particolare il rapporto sottolinea come “su 10 impianti di produzione di energia elettrica oggetto di opposizioni, ben 9 prevedono l’uso di fonti rinnovabili”, inserendo però nel conteggio anche i termovalorizzatori.
A protestare sono soprattutto i comitati (24,2%), seguiti dai soggetti politici locali (20,7%) e dai comuni (18,3%) preoccupati, principalmente, per l’impatto ambientale.
L’analisi condotta dal Nimby Forum è a tratti riduttiva, semplicistica e imprecisa. Non è chiaro, infatti, quali siano i criteri utilizzati per definire una contestazione come sindrome Nimby. Per esempio non tiene conto che, in molti casi, l’opposizione alla costruzione di un inceneritore o all’alta velocità oggi si basa su motivazioni scientifiche, supportate dalla proposta di soluzioni alternative. Osservando la mappa degli impianti contestati regione per regione, è evidente che le ragioni delle controversie non sono sempre stigmatizzabili in termini di sindromi Nimby.