CRONACA – Salute e inquinamento: non è sempre facile stabilire una relazione tra le condizioni ambientali e lo stato di salute dei cittadini. Mentre uno studio pubblica in questi giorni i dati che stabiliscono un nesso tra l’inquinamento dell’aria e l’incidenza di tumore ai polmoni nelle popolazioni europee, una ricerca internazionale punta l’attenzione sul nord della Cina, una regione di cui si è parlato molto lo scorso inverno per gli alti livelli di inquinamento atmosferico. Nei giorni peggiori, la concentrazione di particolato sospeso nell’aria di Pechino ha superato lo scorso gennaio il valore di 700 microgrammi per metro cubo, un livello più di cinque volte superiore alla soglia di pericolosità per la salute, secondo gli standard statunitensi.
L’elevata concentrazione di polveri sospese, secondo lo studio pubblicato su PNAS, sarebbe responsabile di una riduzione di cinque anni dell’aspettativa di vita della popolazione che abita in questi territori.
Come stimare la relazione tra l’inquinamento e la durata della vita? I ricercatori hanno sfruttato una politica messa in atto dal governo cinese tra il 1950 e il 1980, che ha creato involontariamente le condizioni di una sorta di esperimento su larga scala. Durante questo periodo soltanto le abitazioni che si trovavano nelle città a nord del fiume Huai, che scorre da ovest a est dividendo il paese quasi a metà, ricevevano una fornitura gratuita di carbone per il riscaldamento a causa del clima più rigido. Raccogliendo i dati di 90 città cinesi tra il 1981 e il 2000, il team di ricercatori ha determinato il livello di inquinamento e il tasso e le cause di mortalità della popolazione in questi territori.
Come conseguenza della politica di distribuzione del carbone, emerge dallo studio, la regione a nord del fiume presenta una concentrazione di polveri sospese più alta di 184 microgrammi per metro cubo rispetto ai territori a sud, pari a un aumento del 55%. E al maggior livello di inquinamento corrisponde in media una riduzione nell’aspettativa di vita di cinque anni e mezzo a causa di un’incidenza più alta di morti per disturbi cardiocircolatori.
Rispetto agli studi realizzati negli Stati Uniti, la ricerca offre un importante vantaggio. Durante il periodo considerato, infatti, la mobilità all’interno della Cina era particolarmente scoraggiata dalla legge che regolava il sistema di registrazione delle abitazioni, mentre gli studi epidemiologici condotti in altri paesi devono fare i conti con il fatto che le persone si spostano durante il corso della vita, o scelgono il luogo dove vivere anche in base all’inquinamento dell’area.
I risultati dello studio, sostengono i ricercatori, potrebbero essere tenuti in considerazione per la formulazione di politiche energetiche ed economiche nei paesi in via di sviluppo che siano compatibili con la salute e il benessere dei cittadini.
Crediti immagine: Jonathan Kos-Read, Flickr