ATTUALITÀ – Non sono servite a molto le audizioni di alcuni noti scienziati che chiedevano di ridiscutere l’articolo 13 della Direttiva europea sulla protezione degli animali utilizzati a fini scientifici. Il 1 agosto infatti la Camera dei Deputati ha approvato in via definitiva il provvedimento che di fatto limiterà non poco la ricerca biomedica italiana. La normativa – già restrittiva di per se – poteva essere semplicemente recepita, senza modifiche, come hanno fatto la maggior parte dei Paesi europei, tra cui Gran Bretagna, Svezia, Francia, Belgio, Spagna e Danimarca. In questo modo la legge – nonostante abbia suscitato la gioia di Lav e altre associazioni contro la “vivisezione” – pone il nostro Paese in difficoltà su più fronti: prima di tutto si rischia di andare incontro a un’infrazione perché la legge italiana va in una direzione opposta a quella europea; in secondo luogo si rischia di perdere ricercatori che non potranno portare avanti il proprio lavoro, e competitività in un settore già fortemente tartassato in Italia. Infine, e non per ultimo, il rallentamento della ricerca biomedica nostrana compromette la comprensione di malattie ancora senza cura e lo sviluppo di nuove terapie.
La direttiva europea restrittiva vieta gli xenotrapianti – utilizzati per studiare lo sviluppo di tumori e metastasi ma anche valvole cardiache molto compatibili – la ricerca sulle sostanze da abuso – hanno problemi di dipendenza circa due milioni di persone in Italia – e sottopone a restrizione la “generazione di ceppi di animali geneticamente modificati” per cui ogni caso andrà valutato di volta in volta. Assolutamente contraria la comunità scientifica di cui si è fatto portavoce Silvio Garattini, farmacologo e direttore dell’Istituto Mario Negri, che in un’intervista al Correre della Sera ha dichiarato che se questa legge venisse applicata alla lettere «non potremo più sperimentare tumori sui topi, trasferire elementi di maiale, non potremo più condurre studi sulle droghe e saremo impediti anche nell’uso o meno dell’anestesia: una vera stupidaggine. Non potremo neanche più competere su questo fronte con altri progetti europei».
L’ultima parola da parte delle Camere arriverà comunque entro la fine dell’anno e intanto la virologa Ilaria Capua la scorsa settimana ha presentato, con Scelta Civica, un ordine del giorno approvato dal Governo, che lo impegna a recepire la Direttiva europea senza ulteriori restrizioni. «Sono orgogliosa di aver condotto questa battaglia in nome dei ricercatori italiani» ha dichiarato la Capua. «La mia professionalità specifica in questo settore mi ha permesso di rappresentare la posizione del mondo della ricerca, troppo spesso dimenticata».
Non tutto è ancora perduto, quindi, per la ricerca italiana e intanto la Lav, soddisfatta per questo provvedimento, punta già a una legge che vieti del tutto la “vivisezione”: «Purtroppo in Parlamento non era all’ordine del giorno il no totale alla vivisezione, il nostro obiettivo – ha dichiarato la Lav alle agenzie – ma l’approvazione dell’articolo 13 rappresenterà una svolta in Italia e un esempio per tanti altri Paesi».
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