CRONACA – Dall’Università di Tokyo alle pagine del Journal of Clinical Investigation: i ricercatori avrebbero sperimentato l’efficacia del MucoRise-ARP1, una qualità di riso geneticamente modificata, nel trattamento della diarrea provocata dal rotavirus, responsabile ogni anno del decesso di 520000 vittime, l’85% delle quali provenienti da paesi in via di sviluppo. La letalità e la diffusione del virus responsabile di un così alto numero di decessi, ha convinto l’Organizzazione Mondiale della Sanità nel 2009, a inserire il vaccino nei programmi di immunizzazione.
MucoRice-ARP1 è una qualità di riso arricchita dell’anticorpo ARP1, un anticorpo proveniente dal lama, di piccole dimensioni e a singola catena, qualità che lo rendono resistente agli attacchi degli acidi dello stomaco umano.
Il riso per ora è stato testato sui topi, in parte nutriti con la graminacea sperimentale, in parte con riso normale e quindi infettati con il virus. La porzione di animali nutriti con il MucoRice-ARP1 si sono dimostrati meno vulnerabili al virus rispetto a quelli nutriti in maniera classica.
Potrebbero volerci decenni prima di una applicazione sull’uomo, dicono i ricercatori, ma sicuramente potrebbe risultare un’efficace, anche se non sostitutiva, terapia contro il virus. I vaccini infatti si sono dimostrati meno efficaci nei paesi in via di sviluppo piuttosto che in quelli industrializzati, facendo pensare che per combattere il virus sia necessaria una cura integrata.
82,90 euro è il prezzo al pubblico del vaccino che nel 2006 è stato approvato dalla Food and Drug statunitense. Vaccino che andrebbe associato ad altri rimedi quali soluzioni reidratanti e integratori di zinco. Una cura che comporta una spesa non indifferente. Il riso geneticamente modificato ha un elevato tasso di crescita, il che permetterebbe una produzione ingente e su larga scala che consentirebbe una cura accessoria a basso costo e assumibile con regolarità anche dai soggetti più colpiti e con minor accesso alle cure mediche. Il riso si è dimostrato efficace anche polverizzato e sciolto in acqua, soluzione che permetterebbe di somministrarlo anche ai bambini sotto i due anni di età.
La cura non può essere assolutamente pensata come sostitutivo della vaccinazione, sottolineano i ricercatori, ma sicuramente potrebbe essere un valido integratore delle cure esistenti. Primo passo fondamentale resta l’accertamento che le cure attualmente in commercio vengano rese equamente disponibili a tutti i bambini del mondo.
Crediti immagine: Franz Eugen Köhler, Köhler’s Medizinal-Pflanzen, Wikimedia commons