CRONACA – Gli innocenti, di solito, non scappano: allora perchè se un ricercatore è sicuro di aver condotto accuratamente il proprio studio si rifiuta di far controllare i propri risultati da altri ricercatori del suo ambiente? È quello che probabilmente si sono chiesti molti scienziati, del settore e non, quando il gruppo di ricerca di Gilles-Eric Séralini, professore di biologia molecolare all’Università di Caen in Francia, si è rifiutato di permettere un controllo dei risultati del suo studio sugli ogm per una conferma da parte dell’Agenzia Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA).
Lo studio di Seralini tratta di un argomento molto delicato, gli OGM, e in particolare un tipo di mais geneticamente modificato per essere resistente all’erbicida Roundup, uno dei più utilizzati nell’agricoltura statunitense. Sia il mais OGM, la variante NK603, sia l’erbicida sono prodotti dalla multinazionale Monsanto. Si tratta di uno studio di alimentazione di durata biennale, pubblicato il 19 settembre 2012 sulla rivista Food and Chemical Toxicology; condotto su dei ratti, ha esaminato gli effetti del mais NK603 e dell’erbicida Roundup sulla salute. La ricerca dell’equipe di Seralini ha indicato come l’utilizzo dei due prodotti in questione nell’alimentazione dei topi, anche a livelli inferiori alla soglia di sicurezza ufficiale per quanto riguarda il glifosato (principio attivo dell’erbicida), aumenti la probabilità di contrarre tumori. Anticipato dal giornale francese “Le Nouvel Observateur” con il tonante titolo “EXCLUSIF. Oui, les OGM sont des poisons ! “ (“esclusiva. Sì, gli OGM sono dei veleni”) la ricerca ha suscitato molti e significativi dubbi prima e dopo la sua pubblicazione online. Il paper che descriveva i risultati infatti è stato concesso sotto embargo ad alcuni giornalisti con la tassativa clausola di non mostrarlo ad altri ricercatori e di non chiedere a questi nessun tipo di chiarimento o commento prima della conferenza stampa. Già questa inusuale richiesta ha fatto salire i primi sospetti, confermati dalla miriade di commenti dubbiosi dei colleghi di Seralini comparsi online; dubbi, come ha scritto Marco Cattaneo al tempo sul suo blog, su il “design dell’esperimento, sul ceppo di topi scelto per l’esperimento, sulla durata dello stesso, sui metodi di analisi dei risultati, persino sulla selezione delle fotografie pubblicate (ci sono le foto dei topi trattati che hanno sviluppato tumori ma non di quelli di controllo…)”.
Ai dubbi di tipo scientifico si aggiunge la fama di Seralini: presidente del comitato scientifico di CRIIGEN, un comitato scientifico apertamente contrario agli organismi geneticamente modificati. Questo inoltre è solo il più recente degli studi del team di Seralini ad essere stato smentito dall’EFSA: due precedenti ricerche, sempre riguardanti alcune varianti di mais della Monsanto, sono stati analizzate dall’Agenzia Europea per la Sicurezza Alimentare e giudicate non valide.
In questo ultimo caso la reazione della comunità scientifica, come il bando degli ogm in questione attuato in Russia, è stata tale da indurre la Commissione Europea a richiedere all’EFSA uno studio di controllo per confermare o smentire i risultati di Seralini e per “comunicare se lo studio conteneva elementi scientifici che potessero indurre l’EFSA a riconsiderare la propria precedente valutazione della sicurezza del mais geneticamente modificato NK603”; tutto nemmeno una settimana dopo la pubblicazione. Questa la risposta dell’agenzia europea, dopo la prima valutazione:
EFSA è giunta alla conclusione che lo studio Séralini et al. non ha una qualità scientifica tale da essere considerato valido ai fini di una valutazione del rischio. In base alla valutazione iniziale dell’EFSA la progettazione dello studio, la descrizione dei risultati e la loro analisi, così come illustrate nell’articolo, sono state ritenute inadeguate… per poter comprendere appieno lo studio, l’Autorità ha invitato gli autori a mettere a disposizione alcune importanti informazioni supplementari.
La valutazione finale dell’EFSA, eseguita nonostante il rifiuto di Seralini di mettere a disposizione quanto richiesto, ha confermato l’inconsistenza delle conclusioni dello studio “incriminato”. Ad un anno dalla scoppio della vicenda l’articolo è ancora online e non è stato né ritrattato dall’autore né dalla rivista. Il 19 novembre di quest’anno il direttore della rivista che ha pubblicato la ricerca lo scorso anno ha pubblicato una lettera a Seralini, all’interno della quale chiede apertamente al ricercatore di ritirare lo studio che, seppure non fraudolento è da considerarsi quantomeno inconcludente..
Seralini ha rifiutato la richiesta della rivista, che ha ritrattato in questi giorni la pubblicazione.
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