CRONACA

2020: dalla Cina alla Luna sola andata

cinalunaCRONACA – A inizio dicembre la Cina darà il via al conto alla rovescia per mandare l’uomo di nuovo sulla Luna. La prima settimana di dicembre infatti verrà lanciata la sonda Yutu – che in cinese significa coniglio di giada – all’interno della missione Chang’e 3 con l’obiettivo di esplorare il suolo lunare, come prima di lei avevano fatto i team russi e americani, in particolare quella porzione di suolo lunare nota come “Baia degli Arcobaleni”. Qualche anno fa, nel 2007, era stata lanciata Chang’e One Orbiter – o Chang’e 1 – il cui nome simpaticamente cine-americano rievocava ancora una volta il simbolo del coniglio e aveva compiuto una prima ricognizione nel paesaggio lunare. L’obiettivo di Chang’e 3 è però più ambizioso: aprire la strada al primo sbarco lunare umano interamente made in China nei prossimi anni, poco dopo il 2020.

 Il grande balzo in avanti

Il programma spaziale della Repubblica Popolare Cinese  non  è certo più giovane dei compagni russi e americani e ha i suoi natali nella seconda metà degli anni Cinquanta. Per la Cina questi sono gli anni del primo piano quinquennale (19531957) che denota una forte impronta sovietica nel privilegiare l’industria pesante sull’agricoltura, e successivamente quello che è passato alla storia come il “Grande balzo in avanti”, un piano economico e sociale, rivelatosi poi fallimentare, praticato fino al 1960 per proseguire questa lenta ma costante trasformazione della Repubblica Cinese in una società moderna e industrializzata. Risale al 1956 infatti l’inizio della collaborazione della Cina con l’ex Unione Sovietica, dopo che lo scienziato Qian Xuesen, espulso dagli Stati Uniti con l’accusa di essere comunista,  propose un programma di sviluppo per dei missili balistici. La collaborazione tuttavia non durò molto, già nel  1960, dopo la rottura politica tra questi due paesi, la Cina proseguirà il suo programma spaziale in maniera indipendente, fondamentalmente con lo scopo di sviluppare la propria potenza nucleare. Negli anni successivi tuttavia, gli interessi mutano e anche la Cina subirà la fascinazione della possibilità di portare l’uomo sulla Luna anche se non si riuscì a mettere a punto nulla di concreto in tal senso fino al 1970, anno in cui venne lanciato il primo satellite, il Dong Fang Hong 1.

 Dopo China 1 l’Oriente è rosso

Il satellite Dong Fang Hong 1 –noto anche con in nome inglese di China 1 – fu lanciato in orbita il 24 aprile 1970, aveva diametro di circa un metro per 173 kg e come nel migliore film di Guareschi, fu subito utilizzato dallo Stato, oltre che per motivi scientifici, anche per ragioni propagandistiche. Su di esso venne infatti istallata una radio che trasmise per 26 giorni consecutivi l’Inno della Rivoluzione Culturale Cinese, L’Oriente è Rosso, in modo che gli ideali della Rivoluzione potessero ricoprire tutto l’impero. Non a caso le ultime strofe della canzone concludono dicendo: Il partito comunista è come il sole.| Dappertutto splende, è luminoso.| Dappertutto c’è un partito comunista.| Hurrah, lì il popolo è libero! Ma Peppone a parte, con il lancio del Dong Fang Hong 1 la Repubblica divenne la quinta nazione al mondo ad effettuare con successo il lancio di un satellite dopo URSS, USA, Francia e Giappone, tanto che lo scienziato Qian Xuesen – lo stesso che aveva proposto nel ’56 lo sviluppo di missili balistici –  prospettò la possibilità di un primo lancio di una navicella con equipaggio umano. In realtà il progetto non fu mai reso operativo, ma grazie al vettore CZ-2 che aveva lanciato China 1, nel trentennio successivo, cioè fino alle soglie del XXI secolo, la Cina mise a punto ben 55 satelliti non dissimili dal primogenito.

Chinese Dream

Gli anni Settanta furono dunque anche in Cina gli anni del grande sogno di mandare l’uomo  nello Spazio. Il primo passo era previsto per il 1973, quando una navetta chiamata Shuguang 1 avrebbe dovuto portare due astronauti – che in Cina si chiamano taikonauti –  in orbita. Tuttavia la missione non ebbe mai luogo né nel 1973, né nel 1980 come era stato nuovamente previsto. Da quel 1973 si dovette attendere infatti ben 30 anni, fino al 15 ottobre 2003, quando il taikonauta Yang Liwei a bordo dello Shenzhou 5 orbitò nello spazio per 21 ore. Finalmente con l’aprirsi del XXI secolo la Cina coronava finalmente il suo sogno di portare in orbita un equipaggio umano, terza dopo l’ex Unione Sovietica e gli stati Uniti, che avevano raggiunto lo stesso obiettivo quarant’anni prima, rispettivamente nel 1961 e 1962.

 Prossima stazione: Luna!

Il 2020 rappresenta dunque per la Cina l’occasione per affiancare definitivamente le due grandi superpotenze mondiali nel campo dell’esplorazione spaziale, Russia e Stati Uniti. Nel 1968 i sovietici furono i primi, con la sonda senza equipaggio Zond 5, a raggiungere la Luna e a ritornare sulla Terra, mentre sarà americano il primo equipaggio umano a mettere piede sul nostro satellite l’anno successivo con il celebre Neil Armstrong.

Il programma cinese per l’allunaggio ha avuto inizio quasi un decennio fa, nel 2004. Nel 2007 è stato mandato in orbita il primo satellite, Chang’e 1, rimasto attivo fino al 2009, attraverso cui si è riuscita a creare una mappa tridimensionale molto accurata della superficie lunare in vista appunto del lancio di Chang’e 3 previsto i prossimi giorni. Il 2010 invece è stata la volta di Chang’e 2, in orbita a 100 km dalla superficie lunare con lo scopo di preparare l’allunaggio del suo successore e che preleverà campioni di roccia dal nostro satellite per compiere delle ricerche. Chang’e 3 comprende infatti l’utilizzo di un rover interamente made in China e in grado di raccogliere campioni di roccia anche sotto la superficie della Luna e di analizzarli.

Per vedere un equipaggio cinese sulla Luna bisognerà dunque attendere ancora circa un decennio, ma nel frattempo Chang’e 3 scaverà e raccoglierà ulteriori reperti – sulla Terra possediamo già circa 430 kg di materiale lunare, raccolto per lo più da precedenti missioni, specialmente americane –  per permettere ai suoi scienziati di capire sempre meglio come modulare la vita umana sulla Luna.

Crediti immagini: NASA, Legislative Assembly of the Macau Special Administrative Region, Wikimedia Commons

Condividi su
Cristina Da Rold
Giornalista freelance e consulente nell'ambito della comunicazione digitale. Soprattutto in rete e soprattutto data-driven. Lavoro per la maggior parte su temi legati a salute, sanità, epidemiologia con particolare attenzione ai determinanti sociali della salute, alla prevenzione e al mancato accesso alle cure. Dal 2015 sono consulente social media per l'Ufficio italiano dell'Organizzazione Mondiale della Sanità.