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Italia che brucia

incendiAMBIENTE – Divampato lo scorso 14 luglio, forse a causa di un fulmine, l’incendio sul Monte Jovet nell’Alto Friuli si è propagato per più di un mese, prima che Vigili del fuoco, Corpo forestale e Protezione civile riuscissero a domare tutti i fronti.

L’Italia, come è noto, è una terra fortemente a rischio incendi, sia di origine naturale, sia dolosa.  Quest’anno, per fortuna, la situazione sembra essere sotto controllo, grazie anche alle abbondanti precipitazioni, che ci hanno accompagnato fino alla arrivo  della stagione estiva. Dall’inizio dell’anno al 14 agosto, secondo le stime del Corpo Forestale, sono bruciati oltre 13.630 ettari di terreno, quasi la metà erano ricoperti da boschi. Si tratta però del 58% in meno rispetto all’anno scorso.

Del resto, il 2012 è ricordato come l'”Annus Horribilis” per gli incendi in Italia, con 130.000 ettari andati in fumo. Il secondo peggiore di tutto il secolo: nel 2007, infatti, bruciarono ben 227.000 ettari. A stilare il bilancio dei roghi questa volta è il Joint Research Centre (Jrc) in collaborazione con la direzione ambiente della Commissione europea.

I due enti si occupano anche di prevenzione: attraverso delle mappe on line diffondono previsioni di rischio nell’arco di sei giorni collegate a quelle meteo. Queste mappe nella stagione estiva, da giugno a settembre, sono inviate ai servizi di protezione civile e forestale dell’Unione. Basta un semplice click per controllare le allerte presenti nel proprio Paese: se la mappa si colora di rosso, il rischio di incendi è alto.

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