RICERCA – Una sorpresa dal mondo animale: coccodrilli, caimani e alligatori non vivono di sola carne, ma sembrano integrare la loro abituale dieta a base di mammiferi, pesci e uccelli, con semi e frutti. A riferirlo è un articolorecentemente pubblicato sul Journal of Zoology, condotto da un gruppo di ecologi guidato da Steven Platt della Wildlife Conservation Society. I ricercatori hanno realizzato uno studio comparativo su diverse specie di coccodrilli e affini (Ordine Crocodylia), integrando informazioni sulla dieta, l’ecologia trofica e la fisiologia digestiva di questi grossi rettili.
Dai risultati emerge che la frugivoria è presente in ben 13 delle 18 specie di cui erano disponibili dati sufficienti (il 72,2% delle specie). Nel complesso, nel tratto digerente di questi rettili sono stati rinvenuti i semi di 34 famiglie e 46 generi di piante, anche se la maggior parte delle piante consumate (oltre il 50%) producono frutti carnosi e succulenti. Sebbene in alcuni casi il consumo di frutta risulta del tutto accidentale, ad esempio quando questa è presente nell’intestino delle loro prede, in altre situazioni i coccodrilli sembrano nutrirsi deliberatamente di tali alimenti: alcune specie sono infatti state osservate consumare i frutti caduti in acqua oppure prelevarli direttamente dalle piante.
I ricercatori mettono in luce il possibile ruolo di coccodrilli e alligatori nei processi di dispersione dei semi delle piante di cui si nutrono, in seguito al rigurgito o alla defecazione. La saurocoria, ovvero la dispersione dei semi da parte dei rettili, è da sempre stata considerata come una rarità e pertanto è stata finora trascurata dagli studi di ecologia. Si è sempre assunto, infatti, che i rettili fossero carnivori obbligati, in quanto incapaci di digerire le proteine vegetali e i polisaccaridi. Con questa scoperta la situazione cambia: data il loro elevato livello di vagilità, coccodrilli, alligatori e caimani possono rappresentare un importante agente diretto di trasporto dei semi negli ecosistemi di acqua dolce e potenzialmente favorire la rigenerazione delle foreste nelle regioni tropicali.
Crediti immagine: Andrea Romano