CRONACA

Perdi peso e resti in forma (galattica)

M87_jetCRONACA – Anche per le galassie il movimento aiuta a perdere peso. Alcuni ricercatori guidati dall’italiana Raffaella Morganti dell’Istituto olandese per la Radioastronomia, hanno finalmente fornito una spiegazione della perdita di massa osservata in molte galassie. In particolare, lo studio pubblicato recentemente su Science sembra confermare l’ipotesi secondo cui a causare questo fenomeno siano i buchi neri supermassicci presenti al centro di queste galassie.

Un buco nero supermassiccio è – come suggerisce lo stesso nome – un buco nero di massa estremamente grande, milioni o miliardi di volte superiore a quella del sole. È opinione diffusa tra gli astronomi che al centro della maggior parte delle galassie, tra cui la via Lattea in cui è immerso il nostro sistema solare, si trovi un buco nero siffatto, formatosi insieme alla galassia stessa in un periodo compreso tra 300 e 800 milioni di anni dopo il Big Bang, anche se ad oggi agli scienziati non è chiaro se sia stato il buco nero a innescare la formazione della galassia o viceversa.

Le osservazioni, compiute utilizzando una combinazione di radiotelescopi tra Europa e Stati Uniti sfruttando la tecnica del VLBI (Very Long Baseline Interferometry), hanno riguardato la galassia 4C12.50, che dista un miliardo e mezzo di anni luce dalla Terra, rilevando il fenomeno alla base della perdita di “peso” galattico: potenti getti detti “relativistici” cioè flussi di plasma molto potenti che sono soliti emergere dal centro di galassie attive e che possono raggiungere fino a migliaia di anni luce di distanza dall’origine. In particolare, gli astronomi hanno potuto osservare una perdita di massa, in forma di ammassi di gas freddo presenti alle estremità dei getti, pari a qualche migliaia di masse solari all’anno e a una velocità di 1000 chilometri al secondo.

Questa conferma è significativa anche perché permetterà agli astronomi di capire sempre meglio il ruolo giocato dai buchi neri supermassicci nella regolazione della formazione stellare all’interno delle galassie. Sembra quindi che anche a livello galattico le variazioni di “peso” non siano ininfluenti sulla vita di chi le ospita.

Crediti immagine: NASA and The Hubble Heritage Team (STScI/AURA)

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Cristina Da Rold
Giornalista freelance e consulente nell'ambito della comunicazione digitale. Soprattutto in rete e soprattutto data-driven. Lavoro per la maggior parte su temi legati a salute, sanità, epidemiologia con particolare attenzione ai determinanti sociali della salute, alla prevenzione e al mancato accesso alle cure. Dal 2015 sono consulente social media per l'Ufficio italiano dell'Organizzazione Mondiale della Sanità.