CULTURA – Per il secondo anno consecutivo il bosone di Higgs conquista il pubblico del Festival Filosofia: l’anno scorso a Modena, quest’anno a Carpi. Venerdì 13 settembre si è parlato di bosone, razionalità e passione nella scienza in un incontro coordinato da Marco Cattaneo, direttore di Le Scienze, che ha dialogato con i fisici Stavros Katsanevas, professore all’Università di Parigi VII e Presidente della Consorzio Europeo di Fisica delle Astroparticelle e Fernando Ferroni, docente presso l’Università La Sapienza e presidente dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare. I due scienziati hanno intrattenuto il numeroso pubblico che ha raggiunto Piazza dei Martiri a Carpi raccontando con passione i sentimenti della scienza: più che una lectio magistralis i due fisici hanno dato vita a un vivace dialogo molto appassionato e quindi perfettamente a tema con il leitmotiv del Festival Filosofia 2013, ovvero l’amare, sul mestiere dello scienziato, in particolare del fisico.
Il bosone di Higgs è stato un felice pretesto per parlare più in generale dell’amore per la scoperta. Ferroni ha ricordato la grande passione che anima i ricercatori, in particolare ha menzionato i giovani studiosi del CERN che in nome di questa passione hanno passato le notti analizzando i dati. Poi ha proposto un parallelo che ha tenuto banco per tutta la conferenza: arrivare a una grande scoperta è come una storia d’amore, le fasi sono praticamente le stesse. Dal semplice interesse per poi passare all’innamoramento, attraversando un serrato corteggiamento, delusioni, grandi speranze. Katsanevas ha aggiunto che un sentimento fondamentale per un fisico è quel senso di sospensione provocato dall’attesa: “Poi arriva la scoperta – ha affermato – ed è un sentimento fortissimo, quasi una gioia metafisica”. La conquista però, aggiunge Ferroni, ai fisici quanto agli amanti apre un mondo sconosciuto, quasi straniante. “Dopo una vita a inseguire chi amiamo o, nella scienza, ciò che vogliamo capire, una volta raggiunto l’obiettivo ci diciamo: e adesso che facciamo? Ecco perché forse in fondo il bosone speravamo di non trovarlo. Ma poi sarebbe stato difficile da spiegare a chi ha finanziato opere preziose ma costose come LHC”.
Cattaneo ha poi spinto i relatori a parlare anche di sentimenti meno positivi legati alla scoperta e alle sue dinamiche: fra tutti l’invidia e le competizioni fra gruppi di ricerca o all’interno dello stesso team. “La scienza è competizione ma anche spirito di fratellanza: l’idea che ci sia un genio accerchiato da assistenti è un’idea fuorviante, che crea un pericoloso fraintendimento anche nel pubblico. La scienza è un gioco di squadra e se arriva la scoperta non vince solo una persona, vinciamo tutti. Non è come nel motto di Pierre De Coubertin ‘l’importante è partecipare’: qui partecipare è vincere. Certo un po’ di sana invidia e spirito competitivo fanno bene alla scienza” spiega Ferroni.
La passione è anche voler raggiungere sempre nuovi traguardi: Katsanevas ha così delineato i possibili approdi futuri e le nuove sfide della fisica, che secondo lui sono racchiusi dallo studio delle onde gravitazionali, suo attuale campo di ricerca. Le onde gravitazionali sono anche l’occasione per parlare ancora di passione, con grande passione, del perché Katsanevas si è avvicinato al mestiere del fisico: “Sognavo di essere come Jurij Gagarin, il mio idolo d’infanzia”: studiando le onde gravitazionali, spiega il fisico greco, rivivono proprio quei sogni d’infanzia legati alle imprese spaziali.
Come detto il bosone di Higgs e più in generale la fisica non sono nuovi al pubblico del Festival della Filosofia. L’anno passato il bosone era protagonista di una installazione artistica e interattiva curata dall’INFN e da un team di visual artist (EmbrioNet e Paolo Scoppola) per far esperire al visitatore l’effetto del bosone che dona la massa (da lì anche il nome della mostra, appunto “Il dono della massa”). Quest’anno Higgs e la sua particella sono stati l’occasione per scoprire i sentimenti che animano la fisica. Una fisica sempre più ospite gradita e apprezzata dal pubblico della kermesse filosofica. La domanda quindi sorge spontanea: non è che i fisici stanno diventando sempre più filosofi? Ferroni, sentito a margine dell’incontro, risponde così: “La frattura fra filosofia e scienza è molto recente, tutt’altro che radicata. Una separazione che è visibile ad esempio in questioni di meccanica quantistica. Ma questo ci porta fuori strada: è più che auspicabile una stretta collaborazione fra scienza e filosofia. Se la frattura si rimargina ci guadagneremmo entrambi”. Anche perché l’etimologia della parola “filosofia” è proprio “amore per il sapere”: razionalità scientifica e passione non sono dicotomiche, al contrario razionalità scientifica è passione. Quella stessa passione che Katsanevas e Ferroni hanno perfettamente trasmesso al pubblico del Festival.
Crediti immagine: Enrico Bergianti