CULTURA – Ormai quasi tutti hanno uno cellulare di nuova generazione, tanto vale sfruttare a pieno questa enorme diffusione per qualcosa di utile oltre ad angry birds. Deve essere questo a cui hanno pensato alcuni ricercatori del Dipartimento di Bioingegneria dell’Università della California quando hanno sviluppato un microscopio da smartphone, in grado di individuare oggetti fino a mille volte più piccoli di un capello umano e del peso di nemmeno 300 grammi.
Lo studio, pubblicato questo settembre sulla rivista ACN Nano della American Chemical Society, spiega nei dettagli come, applicando il dispositivo alla fotocamera dello smartphone, questo possa sviluppare immagini con la stessa precisione di un microscopio, arrivando fino a dimensioni di 100 nanometri. La”nano camera”, costruita con una stampante 3D, è costituita da un filtro colore, un diodo laser e delle lenti: il laser illumina il campione da analizzare (solido o liquido) con un angolo di approssimativamente 75 gradi, per evitare così di includere nell’immagine la luce diffusa.
Grazie a questo microscopio portatile i ricercatori sono riusciti a individuare in un campione singole particelle del citomegalovirus umano (HCMV); un virus che nei casi più gravi, come nelle persone immunodepresse, affette da HIV o che hanno appena subito un trapianto di organi può anche risultare fatale e che è compreso nell’elenco dei virus per i quali le donne in gravidanza devono essere controllate, in quanto potrebbe causare gravi problemi al feto. Per testare ulteriormente le capacità del dispositivo il gruppo di ricerca ha messo a confronto alcune immagini di microparticelle di polistirene (le cui dimensioni si aggirano attorno ai 90 nanometri) prese con la nuova nanocamera e realizzate con un microscopio a scansione elettrica e un microscopio ottico confocale; le immagini degli strumenti “classici” hanno confermato i riscontri del miscroscopio portatile.
L’obiettivo del gruppo di ricerca guidato da Aydogan Ozcan, che ha già realizzato un sensore per cellulari in grado di individuare determinati allergeni nel cibo e un dispositivo in grado di eseguire alcuni esami base per il fegato, è ovviamente quello di permettere ai medici e ai tecnici che lavorano in luoghi isolati, con poche risorse o anche in situazioni di guerra di poter comunque garantire ai pazienti le cure necessarie, senza perdere in qualità.
Crediti immagine: John Baer, Flickr