VIAGGI – Novembre, ricomincia a piovere nelle foreste tropicali. La volta arborea e il sottobosco della foresta tropicale ricominciano ad animarsi. È un pulsare di vita e di rumori, uno strisciare e attorcigliarsi, arrampicarsi e appostarsi. Il canto delle rane, attutito dall’umidità, crea un’atmosfera surreale, è il trionfo dell’umidità e della vita. È il momento migliore per farsi strada fra la vegetazione a caccia di natura.
Parte a novembre Skyislands, la missione di esplorazione biologica che attraverserà le foreste, ancora scientificamente inviolate, del Mozambico alla ricerca di rettili e anfibi. Una spedizione con i fiocchi, firmata National Geographic, MuSe e un team internazionale di scienziati, una di quelle spedizioni dal sapore romantico come ai vecchi tempi di Sir Richard Francis Burton, che verrà tradotta e raccontata in un film-documentario, finalmente targato Italia.
Ebbene si, mentre il mondo si prepara alla colonizzazione dello spazio, alla conoscenza di altri mondi, ad indagare l’universo dalle origini, ogni anno sul nostro pianeta si scoprono migliaia di specie nuove alla scienza, in gran parte organismi di piccole dimensioni, ma non mancano i vertebrati. Segno chiaro e incoraggiante – e stimolo intrigante- che del nostro pianeta non conosciamo ogni segreto. Fra gli ultimi angoli della terra a non essere ancora documentati e pressoché inviolati, le foreste montante dall’Eastern Afromontane hanno attirato l’attenzione dei ricercatori di Skyislands, che si preparano ad affrontare una delle ultime frontiere dell’esplorazione biologica, un territorio che solo dal 2008 ha cominciato ad essere scientificamente esplorato.
Come pensare di non documentare e condividere un’esperienza ormai rara e preziosa nel suo genere? E in quest’Italia dei fondi miraggio, sempre nascosti dietro la porta sbagliata, dove il mercato del documentario scientifico è ridotto ad un fantasma costretto a delegare oltremanica, ricerca e cinema oggi si fanno con l’aiuto del pubblico, il cui sostegno volontario (crowd-funding) servirà per creare un prodotto, scientifico e cinematografico, di qualità, un prodotto di tutti per segnalare in maniera autonoma e forte quali siano le potenzialità e i mercati su cui il nostro paese può e dovrebbe puntare. La spedizione verrà raccontata in un film da una troupe di film-maker italiani che seguirà passo passo, per circa sei settimane, i ricercatori nella foresta, per raccontare il privilegio, ormai raro e dal sapore antico, di poter essere i primi testimoni, di farsi strada attraverso l’ignoto, dove ancora ad ogni passo la Natura può stupire consegnando risposte nuove risposte alla scienza e nuovi paesaggi agli esteti.
Il Mozambico, uno dei paesi più ricchi dal punto di vista biologico, paesaggistico e delle risorse minerarie ed energetiche solo di recente si è affacciato alla realtà economica globale, sconvolto da trent’anni di guerra civile conclusasi solo nei primi anni novanta, ma la cui eco si fa ancora sentire, in particolare nelle province meridionali. Da tempo ormai la curiosità dei ricercatori appassionati di Eastern Afromontane, si era spinta all’interno dei confini mozambicani per aggiungere nuovi tasselli alla storia dell’evoluzione della vita in queste zone, ma solo nel 2008 i ricercatori del Royal Kew Garden si avventuravano nel folto della foresta del Monte Mabu. Uno degli ultimi paradisi, come è stato definito in seguito, una delle più grandi foreste vergini del Sud Africa, che ha allungato sensibilmente la lista delle specie conosciute. Oggi la spedizione di Skyislands proseguirà l’esplorazione della foresta di Mabu, ma aggiungerà altre cinque montagne all’indagine, altrettanto promettenti, e altrettanto inesplorate.
Non saranno solo le specie nuove ad interessare i ricercatori, “anche se sono specie già note” spiega Michele Menegon, ricercatore (erpetologo) presso il Muse di Trento, che sarà parte del team scientifico e che da anni si occupa di biodiversità dell’Africa orientale “la struttura delle relazioni filogenetiche permetterà di ricostruire le dinamiche evolutive di colonizzazione delle foreste montane dell’area e il ruolo del paleoclima nel definire l’attuale situazione biologica”.
Anche se la bussola oggi si chiama gps, anche se le tende sono in goretex, anche se sono cambiate le motivazioni e finalità, Skyislands, missione carica di aspettative, ha conservato quella curiosità inquieta e ardita, delle grandi imprese del XVII secolo.
Con le parole di Orazio Antinori “meglio la tenda del beduino, meglio il dorso del cammello, meglio la continua lotta e la sublime incertezza dell’indomani”
Per participare al crowd-funding “Skyislands”
Crediti immagini: Michele Menegon, MuSe