CRONACA – “Non considero il conflitto d’interessi un elemento di valutazione per giudicare il dibattito scientifico”. In questo modo Wolfgang Dekant ha commentato la sua decisione di dimettersi dalla Scientific Committee on Emerging and Newly Identified Health Risks (Scenihr), una commissione d’importanza chiave che garantisce all’Ue l’opinione degli esperti su vari argomenti d’interesse scientifico, che spaziano dalla resistenza antimicrobica alle nuove frontiere delle nanotecnologie. Peccato che lo scienziato tedesco, editore capo della rivista Toxicology Letters, abbia contratti di consulenza con ben 18 aziende, da quella chimica a quella dei pesticidi, ognuna delle quali verrebbe negativamente influenzata dalle nuove normative che la commissione sta discutendo.
Dekant fa parte del piano Ue per la regolazione delle sostanze chimiche sin dal 2000, e insieme ad altri 18 colleghi ha sollevato una bufera tra gli scienziati europei, firmando un controverso editoriale che critica i nuovi piani sulla regolamentazione degli interferenti endocrini. Si tratta di sostanze chimiche nell’occhio del ciclone ormai da molti anni, a causa della loro capacità di legarsi ai recettori degli ormoni con conseguenti rischi per la nostra salute se il dosaggio supera determinati livelli. Molti studi effettuati sugli animali, e alcuni sugli esseri umani, hanno infatti già collegato la sovraesposizione agli interferenti endocrini a problemi dell’apparato riproduttivo, al cancro, a effetti neurologici e altre malattie.
L’Europa sarebbe tuttavia il primo paese ad adottare una speciale linea di regolazione, che potrebbe portare alla messa al bando di alcune di queste sostanze andando a cozzare con interessi economici molto elevati. Compagnie di ogni parte del mondo che vendono i propri prodotti in Europa dovrebbero infatti attenersi alle nuove norme. Dove si trovano gli interferenti endocrini? In oggetti con i quali veniamo quotidianamente a contatto: dal bisfenolo A contenuto nelle plastiche e nelle lattine che contengono generi alimentari, agli ftalati contenuti nel pvc e nei profumi, alle sostanze ignifughe utilizzate nell’industria manifatturiera dei mobili, dei tessili e dei pesticidi.
L’editoriale firmato da Dekant e colleghi, pubblicato su ben 14 riviste, ha etichettato la bozza di una proposta del DG environment come scientificamente infondata, in quanto si sottrae, secondo loro, a principi di valutazione del rischio già consolidati e verificati. Si è così accesa la miccia dell’indignazione in molti scienziati, 41 dei quali hanno redatto una prima confutazione con l’intento di impattare le imminenti decisioni dell’Ue. Ne è seguita anche una seconda, scritta da altri 104 ricercatori ed editori di riviste scientifiche, nella quale si sottolinea come l’editoriale di Dekant e colleghi rappresenti un grave disservizio ai danni della salute pubblica, motivato principalmente dal coinvolgimento degli autori stessi con le aziende che verrebbero colpite dai provvedimenti. Oltre al livello d’eccellenza che viene richiesto ai membri dello Scenihr, infatti, un elemento fondamentale è che siano il più possibile indipendenti da influenze esterne specialmente di interesse economico.
Qual è il nocciolo della questione? È di primaria importanza determinare a quali concentrazioni gli interferenti endocrini si possono considerare sicuri, e stabilire criteri precisi in base ai quali rimuovere o lasciare sul mercato i pesticidi. Il tutto con una salda consapevolezza: come ha sottolineato anche Dekant, di questi tempi sarebbe impossibile fare ricerca in molti campi senza i finanziamenti delle grandi aziende.
Crediti immagine: Smokefoot, Wikimedia Commons