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Il cambiamento climatico inizia dalle isole

800px-Island_near_FijiCRONACA – Isole: uno scrigno che racchiude il 20% della biodiversità del nostro pianeta, eppure a causa del riscaldamento globale sono a rischio anche se ne si parla davvero poco.

Un gruppo di ricercatori guidato da C. Bellard dell’Università di Parigi ha ipotizzato tre possibili scenari, da un primo ottimistico a uno molto pessimistico, per portare l’attenzione sui pericoli che incombono sugli hotspot di biodiversità più ricchi che abbiamo; lo studio è stato pubblicato sulla rivista Nature Conservation.

Nonostante il cambiamento climatico sia stato al centro del dibattito scientifico (e non) degli ultimi anni, le conseguenze sugli ecosistemi insulari sono passate piuttosto in sordina nel quadro generale, seppur si tratti ovviamente degli habitat più vulnerabili al potenziale aumento del livello del mare. Gli studi più recenti supportano la teoria secondo la quale questo aumenterà considerevolmente fino alla fine del secolo, con variazioni tra 0,5 e 2,3 metri. Nel peggiore scenario possibile, lo scioglimento e scorrimento dei ghiacci aumentano questi dati preoccupanti fino a 4 o anche 6 metri: modifiche di tale entità potrebbero comportare la scomparsa di grandi porzioni della superficie di molte isole, o addirittura farle finire del tutto sommerse spazzando via degli ecosistemi unici insieme ai loro abitanti.

Lo studio ha preso in considerazione 1.269 isole in aree differenti, tra le qual le più a rischio sembrano essere la Nuova Caledonia e la Polinesia Francese. Il dominio marittimo francese è infatti considerato il secondo per ordine d’importanza a livello mondiale, con un’elevata ricchezza in termini di biodiversità. I ricercatori francesi hanno determinato che il 5% di queste isole potrebbe essere inondato in maniera permanente dopo un aumento del livello del mare di un metro, passando all’8% nel caso la modifica sia di due metri e all’11% nello scenario peggiore, tre metri.

Prendendo queste isole come metro di riferimento, secondo Bellard e i colleghi circa 10.800 in tutto il mondo potrebbero andare perdute nel migliore dei casi, ovvero se il cambiamento climatico portasse a un aumento di “solo” un metro. Per quanto riguarda la Nuova Caledonia, patria dei famigerati corvi intelligenti, nel peggiore degli scenari ipotizzati fino al 6,8% delle isole potrebbe essere sommerso almeno a metà. In termini di perdita in biodiversità, questo significa che le piante endemiche già a grave rischio d’estinzione sarebbero subito estremamente vulnerabili, e probabilmente andrebbero perdute.

Secondo gli autori, la perdita degli habitat insulari porterà in futuro a un sensibile calo della biodiversità, che non può più essere ignorato. In base alle implicazioni di studi come questo, che forniscono basi concrete per ragionare sulle conseguenze del cambiamento climatico, è necessario che vengano stabilite priorità di conservazione per quanto riguarda questi patrimoni a rischio.

Crediti immagine: Remember, Wikimedia Commons

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Eleonora Degano

Eleonora Degano

Editor, traduttrice e giornalista freelance
Biologa ambientale, dal 2013 lavoro nella comunicazione della scienza. Oggi mi occupo soprattutto di salute mentale e animali; faccio parte della redazione di OggiScienza e traduco soprattutto per National Geographic e l'agenzia Loveurope and Partners di Londra. Ho conseguito il master in Giornalismo scientifico alla SISSA, Trieste, e il master in Disturbi dello spettro autistico dell'Università Niccolò Cusano. Nel 2017 è uscito per Mondadori il mio libro "Animali. Abilità uniche e condivise tra le specie".