SPECIALE NOVEMBRE – Ci sono un italiano, un francese, tre russi e un cinese tutti chiusi in una stessa stanza. Sembra l’inizio di una di quelle barzellette che si sentono al bar, ma è realmente successo: sei astronauti sono stati chiusi in isolamento per 520 giorni durante una simulazione di viaggio su Marte. Questa finta missione , chiamata Mars500, è iniziata il 3 giugno 2010 e ha visto i sei astronauti viaggiare su Marte andata e ritorno, rispettando tutte le fasi di una vera missione: la partenza dalla Terra, il viaggio vero e proprio, l’atterraggio sul pianeta rosso e il ritorno sulla Terra. Lo studio è seguito ad un primo periodo di isolamento di prova di 105 giorni l’anno precedente.
L’esplorazione umana dello spazio, dopo l’atterraggio sulla Luna, negli anni si è sempre mantenuta al di sotto dell’orbita terrestre bassa (tra i 160 e i 2000 km), all’interno della quale si trova infatti la Stazione Spaziale Internazionale (ISS). A oggi in media gli astronauti restano sulla Stazione Spaziale circa sei mesi; con una permanenza di così lunga durata la salute fisica come quella psicologica dell’equipaggio giocano un ruolo essenziale. Per questo motivo quando si passerà a missioni oltre l’orbita terrestre bassa, come possono essere quelle dirette verso la Luna o Marte, sarà necessario essere in grado di prevedere e capire come l’equipaggio possa interagire durante molti mesi di convivenza forzata. Gli studi sulla ISS si concentrano soprattutto sugli effetti della microgravità e delle radiazioni sul corpo umano, non sono però stati ideati per analizzare gli effetti di un isolamento così prolungato sulla salute fisica e psicologica, così come sull’efficienza, degli astronauti. E’ nato così Mars500: i candidati, tutti astronauti appositamente selezionati, hanno partecipato come soggetti, ma a volte anche come ricercatori, a più esperimenti e studi per cercare di capire ad esempio come l’isolamento prolungato agisca sulla regolazione dello stress, quella ormonale, la risposta immunitaria, i ritmi circadiani, l’interazione sociale con gli altri partecipanti, la dieta, l’efficienza e le capacità lavorative. Lo studio, pur essendo condotto a Terra, riprende in maniera precisa tutte le caratteristiche che una futura missione su Marte potrebbe avere: agli astronauti è stato possibile portare con se alcuni oggetti personali, hanno mangiato lo stesso cibo che è dato durante le missioni sulla ISS e non hanno avuto contatti con l’esterno se non attraverso mail al centro di controllo, con un ritardo di risposta di venti minuti.
Abbiamo fatto qualche domanda sul finto viaggio verso Marte a Jennifer Ngo Ahn, project manager per Mars500, ovvero la persona che ha pensato di chiudere sei astronauti in un paio di stanze per più di un anno e ha progettato ogni dettaglio della simulazione.
Ci sono state più di 5600 domande per partecipare allo studio, come sono stati scelti i candidati astronauti per la simulazione?
Innanzitutto i candidati hanno dovuto passare attraverso più fasi di selezione: inizialmente tutti hanno dovuto compilare la domanda specificando il proprio background, studi e campi di specializzazione come anche le motivazioni che li hanno spinti a partecipare alla selezione. Sono stati sottoposti a diversi test medici: questi test comprendevano un esame a ultrasuoni degli organi interni, un esame psicologico e un colloquio personale con la commissione. I candidati selezionati hanno poi partecipato ad un periodo di allenamento a Mosca per tre mesi.
C’è un motivo particolare dietro alla scelta di soli uomini per la simulazione?
Avevamo avuto anche alcune domande da parte di candidati donne, che sono arrivate fino alle ultime fasi della selezione. Per la prima parte dello studio ad esempio facevano parte dell’equipaggio di backup anche due donne. Sarebbe stato tuttavia interessante e utile per lo studio avere anche una componente femminile all’interno dell’equipaggio.
Studi simili sono stati fatti durante le missioni ESA in Antartide; questo in cosa si differenzia?
Gli equipaggi che si susseguono nella base antartica non sono propriamente in isolamento: sono sì confinati in uno stesso spazio per un periodo di tempo prolungato ma non sono isolati da un punto di vista comunicativo; agli scienziati è concesso avere contatti con le proprie famiglie e telefonare a casa, oltre ad avere contatti telefonici anche con i centri di controllo. Un’altra differenza sta nella composizione dell’equipaggio: le missioni in Antartide sono composte di ricercatori di varie discipline che si trovano là per condurre diversi studi. L’equipaggio di Mars500 è invece composto da astronauti e piloti che sperimentano giorno per giorno la stessa routine che seguirebbero durante una vera missione per Marte.
Sono stati raccolti numerosi dati dagli esperimenti che sono stati condotti nei 520 giorni di isolamento, che cosa ne è risultato?
I dati degli esperimenti sono molti e per questo motivo la loro analisi è affidata a diversi gruppi di ricerca in tutta Europa, che li hanno richiesti e se ne stanno occupando tutt’ora. Sono già stati pubblicati alcuni studi basati sugli esperimenti di Mars500: un primo studio riguarda l’ipomobilità e l’alterazione del sonno, pubblicato sulla rivista PNAS, mentre una seconda analisi ha mostrato le correlazioni tra la variabilità del battito cardiaco e il ritmo circadiano.
Siamo ancora distanti, ci ha confermato Jennifer Ngo Ahn, dall’andare realmente su Marte, anche se c’è già qualcuno che sta organizzando la colonizzazione del pianeta rosso. Il 9 settembre di quest’anno si è chiusa la prima fase della selezione di candidati per il progetto Mars One, che si propone di mandare esseri umani sul pianeta e fondarvi una colonia entro il 2023. La selezione dei “fortunati” vincitori di un solo biglietto di andata per Marte sarà fatta in diretta televisiva attraverso una serie di reality show dai quali verranno scelti i gruppi di 4 persone che man mano verranno mandati nello spazio. Al coraggioso progetto hanno fatto domanda anche una cinquantina di italiani, che per l’iscrizione hanno dovuto spendere solo 30 dollari.
Crediti immagine: ESA