CRONACA – Riuscite a immaginare di spaventarvi così tanto da trasmettere la paura ai vostri figli? Come spiega un nuovo studio su Nature Neuroscience può succedere, ed è un tratto che viene ereditato a tutti gli effetti.
I ricercatori della Emory University hanno scoperto che quando un topo impara a temere un determinato odore i suoi cuccioli saranno a loro volta più sensibili nel percepirlo, spaventandosi anche quando lo incontreranno per la prima volta.
Come spiegano gli autori dello studio, Kerry Ressler e Brian Dias, approfondire le modalità con le quali i genitori influenzano la prole può aiutarci a comprendere alcuni disordini psichiatrici con base trans-generazionale, ed elaborare strategie terapeutiche ad hoc.
Durante lo studio, gli autori Kerry Ressler e Brian Dias hanno insegnato a un gruppo di topi a temere un particolare odore, dando loro una piccola scossa ogni volta che vi erano esposti. In seguito hanno analizzato quanto gli animali si allarmavano in presenza di quell’odore, sia da solo che associato ad altri stimoli come rumori molto forti. Hanno scoperto che i figli dei topi dell’esperimento avevano la stessa reazione quando percepivano l’odore incriminato, ed erano anche molto più abili nel riconoscerlo velocemente, anche se in deboli tracce. I giovani topi rimanevano invece temerari nell’esplorazione del territorio, senza lasciar intendere che oltre al timore per un odore avessero ereditato anche maggior ansia verso l’ambiente in generale.
Gli scienziati hanno fatto riferimento a studi precedenti sulla biologia dell’olfatto sfruttando l’odore dell’acetofenone, una sostanza chimica che attiva un particolare set di cellule all’interno del naso e il gene che ne controlla i recettori olfattivi. Di cosa profuma l’acetofenone? Qualcosa di molto simile ai fiori di ciliegio.
Ma l’aumentata sensibilità olfattiva dei topi ha conseguenze molto più profonde, spiegano i ricercatori. Sia il topo reso acetofenone-sensibile sia i suoi cuccioli, infatti, avevano evoluto molto più spazio dedicato alla percezione del suo odore nel bulbo olfattivo (la parte del cervello che si occupa di processare gli stimoli olfattivi). Il tratto è trasmissibile ai figli da entrambi i genitori anche tramite fertilizzazione in vitro, spiega Ressler, poiché le informazioni connesse all’odore viaggiano grazie alle cellule uovo e agli spermatozoi.
Una questione di epigenetica? Pare proprio di si. Dias ha scoperto che il DNA dello sperma dei padri acetofenone-sensibili è “alterato”, non nella sequenza ma in termini di modifiche chimiche. Il gene che risponde all’acetofenone, infatti, ha subito una metilazione, pur non essendo chiaro se questo solo cambiamento possa essere sufficiente a fare la differenza. La sequenza del gene che codifica il recettore è infatti inalterata, mentre cambia il modo in cui il gene viene regolato, spiegano gli autori.
Alcune parentesi rimangono tuttavia aperte, spiegano gli autori, poiché al momento stiamo solo sfiorando la superficie della questione. Gli effetti sono reversibili? Avviene solamente con gli odori o anche con i suoni? Come arriva l’informazione fino alle cellule uovo e agli spermatozoi? Solo ulteriori ricerche potranno darci delle risposte.
Crediti immagine: angeladellatorre, Flickr