CRONACA

La dieta del papà per una gravidanza più sicura

5279065161_3d98d3f567-1CRONACA – Le donne se lo sentono ripetere da anni: l’acido folico è importantissimo per una gravidanza serena perché riduce il rischio di spina bifida e altri difetti del tubo neurale nel feto e in generale – lo suggeriscono gli studi più recenti – quello di esiti avversi, dall’aborto ai ritardi di crescita. Per questo, alle donne che progettano di avere un bimbo si consiglia non solo di seguire una dieta ricca di folati (la versione della vitamina B9 naturalmente presente negli alimenti, in particolare verdure a foglia larga, cereali, legumi), ma anche di assumere integratori contenenti acido folico (la versione sintetica). Sembra però che a preoccuparsi dei livelli di folati nella dieta preconcezionale non debbano più essere solo le future mamme, ma anche i futuri papà. L’indicazione viene da uno studio appena pubblicato sulla rivista Nature Communications da un gruppo di ricercatori della canadese McGill University. Diciamolo subito: si tratta di uno studio condotto sui topi, ma i risultati sembrano significativi anche per gli esseri umani.

I topi, dunque. I ricercatori hanno lavorato con due gruppi di animali maschi: gli uni alimentati per tutta la vita (compresa quella prenatale, attraverso l’alimentazione materna) con una dieta di controllo con adeguato apporto di folati, gli altri con una dieta carente per queste vitamine (l’apporto giornaliero era pari al 14% soltanto di quello raccomandato). Raggiunta la maturità sessuale, i topolini sono stati incrociati con femmine alimentate in modo standard. Ed ecco che cosa si è osservato. Primo dato: i topolini a dieta carente di folati (FC) sono risultati meno fertili e hanno dato un tasso di gravidanza inferiore rispetto ai “colleghi” a dieta adeguata (FA). Secondo dato: le femmine incrociate con maschi FC hanno avuto un maggior numero di aborti. Terzo dato: i figli dei topolini FC hanno mostrato un maggior numero di anomalie fetali e malformazioni congenite. Per la precisione: ben il 27% dei feti con papà FC (uno su quattro) presentava anomalie importanti (del cranio, degli arti, delle dita o dello scheletro), contro il 3% dei feti con papà FA, che per di più presentava anomalie minori.

Effetti decisamente importanti. La causa? In ballo, dicono i ricercatori, ci sono i meccanismi di regolazione epigenetica dei geni degli spermatozoi. Breve ripasso: esistono diversi modi in cui viene controllata l’espressione genica, cioè il fatto che i geni di una cellula siano accesi o spenti. Tra questi, i meccanismi epigenetici sono meccanismi che agiscono senza alterare la sequenza del DNA e sono dunque reversibili. È il caso della metilazione, cioè l’aggiunta di un gruppo chimico, il metile appunto, a particolari lettere dell’alfabeto che compongono il DNA. Ebbene: i ricercatori hanno osservato che la dieta carente di acido folico altera in modo pesante il profilo di metilazione di decine di sequenze del DNA presente negli spermatozoi. Il che significa che probabilmente vengono accesi geni che dovrebbero essere spenti e viceversa. Quali? Proprio una serie di geni coinvolti nello sviluppo fetale, ma anche nello sviluppo di patologie croniche. A suggerire che probabilmente i topolini i cui papà avevano ricevuto pochi folati erano anche a maggior rischio di sviluppare malattie come il diabete o il cancro (questi dati però non sono stati raccolti).

Ma che cosa c’entrano folati e acido folico con la metilazione? C’entrano perché entrano a far parte di una complessa via biochimica che porta alla liberazione di gruppi metile che possono essere usati proprio per la metilazione del DNA. E dunque tutto si tiene: poco folato nella dieta del papà significa ridotta disponibilità della materia prima con cui effettuare operazioni fondamentali di regolazione dell’espressione genica degli spermatozoi, con conseguenze importanti sulla fertilità e sulla salute fetale.

Ora, è chiaro che tutto ciò vale per il topo e non lo possiamo trasferire direttamente nell’uomo. Anche perché, come spesso accade in questi casi, per valutare se esiste davvero un effetto biologico le condizioni sperimentali sono state esasperate, offrendo ai topolini una dieta in cui i folati erano ridotti in modo molto drastico. «Il 14% dei livelli raccomandati di assunzione giornaliera è davvero poco» commenta Stefania Ruggeri, nutrizionista del Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura (ex-Inran). «Per un essere umano è piuttosto difficile arrivare a quei livelli di carenza». Però i risultati ottenuti non fanno altro che confermare (e approfondire) una serie di osservazioni effettuate anche nella nostra specie, dando sostegno ad alcune tendenze molto recenti nella ricerca e nella pratica clinica.

«C’è un filone di ricerca sempre più ricco sull’importanza dell’alimentazione, o meglio dello stile di vita, preconcezionale per la fertilità e la riduzione del rischio di eventi avversi in gravidanza» commenta la ginecologa Irene Cetin, direttore dell’Unità di ginecologia e ostetricia dell’Ospedale Sacco di Milano e del settore Nutrizione del progetto Ama nutri cresci. Insomma, sta diventando sempre più chiaro che, proprio attraverso un’alterazione dei meccanismi di regolazione epigenetica, quello che succede a mamma e papà anche prima del concepimento influisce in modo pesante su tutto lo sviluppo embrionale e fetale. «In realtà ci si è occupati a lungo soprattutto dello stile di vita della donna, ma ora si comincia a lavorare anche sull’uomo. Per esempio, il gruppo di ricerca dell’olandese Régine Steegers-Theunissen, dell’Erasmus Medical Center di Rotterdam, ha osservato che una buona dieta del papà, in associazione a una buona dieta della mamma, migliora sia la fertilità sia l’esito della gravidanza, anche in coppie non più giovanissime. E ancora, altri studi hanno associato il fumo paterno a un aumento del rischio di problemi in gravidanza, un effetto sempre mediato da meccanismi epigenetici».

Il messaggio, dunque, è chiaro: siccome quello che facciamo oggi influenza lo stato di salute dei nostri figli di domani, è bene prestare particolare attenzione allo stile di vita mantenuto nei 5-6 mesi che precedono il concepimento. La posta in gioco è altissima, perché, come ama ripetere Régine Steegers-Theunissen, qualche attenzione in più aiuta a ridurre il rischio di malattie, malformazioni e mortalità fetali. «Per questo chi si occupa di prevenzione e gravidanza si concentra sempre più sul tema della salute preconcezionale della coppia» precisa Stefania Ruggeri, che è tra i promotori di Pensiamoci prima, un’iniziativa dell’International Centre on Birth Defects and Prematurity sostenuta dal Ministero della salute per diffondere una serie di consigli utili a chi desidera avere un bambino.

Il discorso vale dunque in generale e vale in particolare per folati e acido folico. Ruggeri, che fa anche parte del Network italiano per la promozione dell’acido folico, ci ricorda dunque come dovremmo comportarci con queste vitamine: «Tutti gli adulti – non solo le donne! – dovrebbero assumerne ogni giorno 400 microgrammi, una quantità garantita da una dieta sana e variata di tipo mediterraneo, ricca di frutta, verdura, legumi e cereali integrali. Per le donne che programmano una gravidanza, inoltre, si consiglia una supplementazione con altri 400 microgrammi al giorno. In questo caso la dieta può non bastare e si ricorre dunque a integratori specifici, che dovrebbero essere assunti per almeno tre mesi prima del concepimento».

Crediti immagine: Kheel Center, Cornell University, Flickr

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Valentina Murelli
Giornalista scientifica, science writer, editor freelance