CRONACA – Disinformazione scientifica, in particolar modo in ambito medico: spesso arriva dalle celebrità, che lanciano messaggi sbagliati sfruttando la popolarità come megafono, convinti di agire in buona fede. E spesso causando più danni che altro. In un nuovo studio pubblicato sull’edizione natalizia del Bmj un gruppo di ricercatori si è domandato per quale motivo così tante persone seguano i consigli medici dei vip, nonostante questi non abbiano nessun genere di competenza scientifica.
Alcuni esempi locali, negativi, in un nome tristemente noto: Stamina. Fiorello nel suo esperimento web Edicola Fiore, Celentano intervistato dalle Iene, Gina Lollobrigida che ha messo all’asta i suoi gioielli di Bulgari per sostenere la causa. Altri esempi, esteri, positivi: la fondazione Michael J. Fox che ha raccolto più di 350 milioni di dollari per la ricerca sul Parkinson, Elton John con un fondo di oltre 300 milioni di dollari per combattere l’HIV/AIDS.
La cosa più importante da sottolineare è che questi sforzi mediatici dei vip non sono sempre d’aiuto, anzi. Spesso entrano in conflitto con le raccomandazioni degli esperti e con l’evidenza scientifica, sollevando gravi rischi per la salute pubblica. Recentemente l’Italia è stata una pecora nera non da poco, ma gli esempi negativi vivono anche all’estero: la modella di Playboy Jenny McCarthy, ad esempio, che ha combattuto la battaglia dei vaccini come causa di autismo. Oppure l’allarmismo di Katie Couric sul vaccino HPV, o ancora il sarcastico e controproducente commento del conduttore televisivo Michael Parkinson, che ha detto del tumore alla prostata “Se puoi fare pipì contro il muro a 60 cm di distanza, non lo hai!”.
I ricercatori dell’Università canadese di McMaster hanno cercato di capire come sia possibile che le celebrità acquisiscano tutta questa credibilità in ambito medico, e perché il pubblico sia così propenso a subirne l’influenza quando arriva il momento di prendere una decisione o schierarsi. Hanno analizzato fattori economici, di marketing, psicologici e studi sociologici dal 1806 ai giorni nostri, arrivando a ben più di una conclusione.
Una prima motivazione è l’attitudine al gregge, ovvero la nostra naturale predisposizione a decidere basandoci sull’esperienza altrui. Un’altra è l’aura di “superiorità” che sembra circondare le celebrità, e che come spiegano i ricercatori fornisce loro una sorta di mantello di affidabilità che ovviamente si espande ben oltre le loro competenze e conoscenze. Molto oltre. I consumatori tendono a seguirne le orme, ignorando completamente gli altri punti di vista e cercando di imitarne le scelte in termini di salute, convinti che siano le migliori possibili. Perché mai dovrebbero agire contro i propri interessi, in fondo? (La risposta, se ve lo state chiedendo, è disinformazione)
Un altro aspetto che rende le celebrità affidabili agli occhi della popolazione è la loro “autentica e genuina connessione”, così la chiamano gli scienziati canadesi, con il prodotto o lo stile di vita che stanno promuovendo. In questo modo guadagnano credibilità, comportandosi come se stessero parlando di qualcosa che li riguarda in prima persona, in modo da lanciare un messaggio preciso, che suona molto come “Perché mai dovrei andare contro i miei interessi, quando si tratta di salute? È quello che sceglierei per me stesso, perciò deve essere per forza la scelta migliore, non credete?”. Questo purtroppo va a discapito di chi cerca di fare informazione corretta, fondata su basi scientifiche, sulle evidenze. Ma l’evidenza è molto meno catchy di uno slogan o di un nome altisonante, e molto più difficile da comunicare.
Inoltre, spiegano i ricercatori, per chi mira a migliorare il proprio status sociale è quasi ovvio il fatto di imitare una celebrità che ammira. Acquistando un prodotto che sponsorizza, imitandone lo stile di vita e via dicendo, con l’illusione di diventare simile al proprio beniamino, che si tratti di un cantante, di un presentatore, di un’attrice…
Come rimediare? Secondo lo studio è tutto in mano agli esperti, che con grande pazienza devono sottolineare come l’opinione di chi non ha alcuna competenza in ambito medico vada presa con le pinze, per dirlo con un eufemismo. Non di minore importanza è indagare ulteriormente sul perché la popolazione sia così propensa a seguire i consigli più “rumorosi” rispetto a quelli professionali, rivedendo per esempio i toni della comunicazione medica e rendendola più trasparente e più a portata di chi non è un esperto, in modo che possa fare delle scelte consapevoli al 100%.
Crediti immagine: ernstl, Wikimedia Commons