SALUTE

Le frontiere della fecondazione assistita

3801281145_1f3fb2c8bf_bSALUTE – Nasceranno 30 bambini sani nel 2014: questo è quanto promette la tecnica scaturita dalla collaborazione tra ricercatori cinesi, specializzati nella riproduzione assistita, e l’università americana di Harvard.  Il metodo appena messo a punto, per il momento,  è stato sperimentato su questi trenta bambini. La nuova analisi eseguita sulle cellule uovo già fecondate, non arreca alcun danno all’embrione. Infatti i ricercatori hanno estratto il materiale genetico non dalle cellule embrionali, ma dai corpi polari, le due cellule espulse da un ovulo fecondato al momento della sua divisione. L’esattezza della lettura del genoma, senza disturbare l’embrione, ha fatto guadagnare ai ricercatori cinesi una pubblicazione sul numero del 19 dicembre di Cell.

Anche in Italia sono in aumento le persone che si rivolgono a tecniche di fecondazione assistita, a cui associano un controllo della salute degli embrioni. Secondo Borini, responsabile del centro clinico diagnostico Tecnobios Procreazione, il fenomeno è dovuto al fatto che le coppie affette o portatrici di malattie genetiche hanno una maggiore consapevolezza rispetto a un tempo. Ma anche l’impatto psicologico che le tecniche di fecondazione assistita hanno sulla coppia sono determinanti. Per questo i medici cercano di evitare gli insuccessi alle coppie in cerca di un figlio, controllando gli embrioni con maggiore possibilità di svilupparsi.  La stessa selezione avviene in natura, se si pensa che in una donna di 20 anni, solo 30 su 100 embrioni formati portano poi allo sviluppo di un bambino.

Prima dell’impianto in utero, è già possibile fare un controllo del materiale genetico delle cellule uovo, senza coinvolgere l’embrione. Questa tecnica permette di evidenziare da subito le alterazioni nei cromosomi che non consentirebbero lo sviluppo successivo dell’embrione, ha detto Borini. Tuttavia il controllo sugli ovuli, se è più digeribile dal punto di vista etico, è una tecnica meno sicura perché porta al controllo del solo DNA materno.
Inoltre i medici preferiscono fare il controllo sugli embrioni, perché è meno costoso e perché è più rapido controllare gli ovuli già fecondati, selezionando quelli con più probabilità di svilupparsi.

La nuova tecnica, la MALBAC (Multiple Annealing and Looping Based amplification Cycles), promette una lettura del DNA, molto più precisa delle precendenti. E per Fuchou Tang, dell’università di Peking, questa analisi potrà aumentare il successo della fecondazione assistita dal 30 al 60%.
Borini è rimasto saldo sul controllo embrionale, che ritiene più sicuro. Il medico ha sottolineato tuttavia che il metodo proposto può offrire qualcosa in più rispetto ai precedenti perché è applicato a entrambi i corpi polari, cioè anche al secondo corpo polare, quello che si forma dopo la fecondazione.
Per adesso è partito un esperimento pilota su trenta donne. Di certo la ricerca per rendere la fecondazione in vitro più facile e più sicura non si ferma.

Crediti immagine: Brad Brundage, Flickr

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Giulia Annovi
Mi occupo di scienza e innovazione, con un occhio speciale ai dati, al mondo della ricerca e all'uso dei social media in ambito accademico e sanitario. Sono interessata alla salute, all'ambiente e, nel mondo microscopico, alle proteine.