CRONACA

Ritorno al passato per Città della Scienza. Con qualche incertezza per il futuro

http://www.flickr.com/photos/manfrys/1815338986/in/photolist-3Lq633-3LmvTA-2ViXCu-2Vj16b-3LpVcb-3Lok8N-3Lhddn-2ViYMu-3Lop2A-2Vj3d7-2VeBCF-3Ljqfi-3LpcH9-3LgHpV-3LgAEg-3LiT6r-3LiEQH-3Loi6G-3Lq3MC-3LmpLE-3Lm7xL-3Lq6Yd-3LiyLx-3LgP5R-3Lp3z3-3LpZrh-2VeuBP-3LgUqB-3LmLm7-3LjXfZ-2Vj3Xs-3Lm4QG-3Lo2qA-3Lk7Ja-3LptCN-2VeDtK-2VetsV-3LoFQG-3Lpey7-3LoexJ-3LjQGH-3LkXZw-3LoCEQ-3LgSpi-3Lp1PG-3Lmrp5-3LmjWh-3LiWq8-3LjLVr-3Lk34X-3Lq53E/CRONACA – Con la fine del 2013 si chiude un’epoca per Città della Scienza di Napoli. No, per una volta non parliamo del rogo che lo scorso marzo ne ha devastata una parte consistente, ma di questioni amministrative. Dal primo gennaio di quest’anno, infatti, si è sciolto il rapporto con Campania Innovazione, la società della Regione Campania che ne gestiva le componenti più legate allo sviluppo (l’incubatore d’impresa e il centro di alta formazione) e Città della Scienza torna alle origini, con tutte le sue anime – divulgazione scientifica e appunto sviluppo d’impresa – raccolte sotto l’unico cappello della Fondazione IDIS. Si chiude così una parentesi travagliata nella vita di questo “fiore nel deserto di Bagnoli”. Che ora prova a guardare avanti, con tanti progetti in mente, ma altrettante preoccupazioni. Perché le difficoltà restano, come pure qualche dubbio sul nuovo assetto .

Per capire meglio come stanno le cose conviene fare un passo indietro e tornare al 2005, quando la gestione di tutta Città della Scienza – fino ad allora in mano a Fondazione IDIS, che l’aveva ideata e realizzata – viene “fittata” da quest’ultima a Città della Scienza SCPA, società mista pubblico-privato con partecipazione maggioritaria della Regione Campania. “Stiamo parlando di quello che nel 2005 è uno dei più importanti tecnopoli italiani, con oltre 45 mila mq di edifici che ospitano il Science Center, il Centro di alta formazione, il Business Innovation Center e il Centro congressi” ricorda Vincenzo Lipardi, attualmente consigliere delegato della Fondazione e cofondatore con il fisico Vittorio Silvestrini della struttura napoletana. “Con il contratto di fitto passano alla società regionale tutte le funzioni, le attività e il personale (circa 150 unità) di Città della Scienza, mentre alla Fondazione restano una decina di persone a occuparsi di progetti di divulgazione scientifica e cooperazione internazionale”.

Le cose però non vanno bene e nel 2008 c’è un primo passo indietro: tornano sotto il controllo di Fondazione IDIS le attività espositive e di divulgazione (il Science Centre, insomma), mentre l’incubatore d’impresa e il centro di alta formazione restano a Città della Scienza SCPA, che nel frattempo cambia nome e ragione sociale diventando Campania Innovazione, società in house della Regione. Secondo gli accordi, il contratto di fitto di ramo d’azienda si chiuderà il 31 dicembre 2013, quando anche gli asset legati allo sviluppo d’impresa (e gli spazi relativi) dovrebbero tornare alla Fondazione.

Nel frattempo, però, succede di tutto. Che Campania Innovazione non riesca a star dietro alle spese: una delle accuse è che il fitto corrisposto a Fondazione IDIS sia troppo alto, ma c’è anche il fatto che per definizione la società, essendo in house, può ricevere commissioni solo dalla Regione, cioè non può stare sul mercato. Che la Regione riduca considerevolmente i propri contributi alla Fondazione, arrivando in pratica ad azzerarli nel biennio 2009-2010. Che la Fondazione stessa non riesca a pagare gli stipendi ai dipendenti. Insomma, che Città della scienza, con tutte le sue attività davvero eccellenti, rischi di chiudere (è il 2010). E addirittura, la primavera scorsa, proprio in un momento di ripresa economica della struttura, che il Science Centre venga raso al suolo da un incendio doloso.

È con alle spalle la somma di queste situazioni difficili che si avvicina lo scadere dell’accordo con Campania Innovazione e il clima non è dei migliori. «Il tavolo tecnico per discutere della risoluzione del fitto era stato convocato per il 18 dicembre 2013, quasi fuori tempo massimo» commenta Alfonso Fraia, dipendente della Fondazione e delegato CGIL. Alla riunione, fissata nella sede della Regione, si presentano Fondazione IDIS, Campania Innovazione e i rappresentanti sindacali delle due realtà, ma non quelli della Regione. Una situazione assurda, tanto che alla fine i rappresentanti sindacali decidono di occupare la stanza, mentre i lavoratori, giustamente preoccupati per il loro destino, si danno appuntamento sotto il palazzo della Regione. Finalmente viene convocata una nuova riunione, per il 23 dicembre e lì si raggiunge un accordo.

Che succede, dunque? “In realtà la soluzione non è ancora definitiva – spiega Lipardi – ma alcuni punti fermi ci sono. E cioè: tornano alla Fondazione gli asset relativi all’incubatore d’impresa e al centro di alta formazione, gli spazi pertinenti e 18 lavoratori. Altri 43 lavoratori rimangono in Campania Innovazione. Che però nel frattempo si appresta a un’altra trasformazione, perché dovrebbe essere inglobata in una nuova struttura della Regione, Sviluppo Campania, destinata a riunire tutte le sue società in house”. Dunque c’è ancora un momento di limbo, almeno per i 90 giorni previsti dalla Regione per definire il piano industriale per la nuova realtà. “Troppo pochi” commenta Fraia, preoccupato per la sorte dei 43 lavoratori che hanno ormai perso i contatti con Fondazione IDIS e con Città della Scienza. E non solo per questo. “Il ritorno in massa di tutto il fitto alla Fondazione, a maggior ragione dopo l’incendio e in un momento in cui i contributi pubblici sono drasticamente ridotti, potrebbe essere una batosta durissima. Rischiamo che i livelli occupazionali non siano salvaguardati davvero, che i lavoratori rientrati dalla porta escano dalla finestra”.

Lipardi (coerentemente con il suo ruolo) è un pelo più ottimista, si ritiene moderatamente soddisfatto di come sono andate le cose e prova a concentrarsi sui prossimi appuntamenti: i nuovi progetti come Logicamente, per la diffusione del sapere scientifico; le attività di ristrutturazione degli spazi fittati (“diciamo che non c’è stata negli scorsi anni grande attenzione al costruito”); i lavori finali per la realizzazione di Corporea, un’area espositiva che avrebbe dovuto rappresentare l’ultimo tassello del vecchio Science Centre e invece costituirà il primo edificio del nuovo; i progetti per la ricostruzione. “Stiamo mettendo a punto gli ultimi dettagli con il Comune, ma dopo tanta discussione l’accordo c’è e Città della Scienza dovrebbe rinascere proprio lì dove è bruciata, anche se con un nuovo piano architettonico”.

Se tutto questo basterà davvero a garantire lunga vita al fiore di Bagnoli è da vedere. Resta però l’amaro in bocca a pensare a quanto certe traversie politico-amministrative (per usare un eufemismo) gli abbiano complicato la vita.

Credit Immagine: Manfrys, Flickr

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Valentina Murelli
Giornalista scientifica, science writer, editor freelance