AMBIENTECRONACA

Quando il primate consuma la metà

5027217770_a02329ac1e_bCRONACA – Nessun elisir di lunga vita per uomini e primati. A giustificare la loro longevità rispetto agli altri mammiferi potrebbe essere un metabolismo più lento.

Da uno studio, pubblicato questo gennaio su Proceedings of the National Academy of Sciences, emerge che uomini e primati consumano quotidianamente circa il 50% di calorie in meno degli altri mammiferi.

I dati alla base della ricerca sono stati raccolti da un gruppo internazionale di scienziati che hanno analizzato il consumo calorico di 17 specie diverse di primati, tra cui gorilla, lemuri e, ovviamente, uomini. I ricercatori hanno registrato quanta anidride carbonica fosse prodotta dai corpi dei primati in dieci giorni per determinare quale fosse il loro consumo energetico. La tecnica, anche conosciuta con il nome di “doubly labeled water”, non è invasiva ed è stata utilizzata anche in studi su altri animali per calcolare quante calorie bruciano in media. Questo ha permesso agli scienziati di paragonare i valori registrati con quelli di altri mammiferi che non fossero primati.

Il “basso consumo” dell’uomo e degli altri primati potrebbe spiegare alcune differenze che si riscontrano tra la vita media di questi animali e dei mammiferi qualunque. Un dispendio calorico limitato potrebbe essere alla base dell’aspettativa di vita più lunga e dell’infanzia più prolungata dei primati rispetto ai loro cugini.

La raccolta di dati sia in cattività che in libertà ha permesso ai ricercatori di riscontrare che non c’è differenza tra il quantitativo di calorie consumate dai primati “in gabbia” e quello usato quotidianamente dagli animali che vivono allo stato brado. L’attività fisica ha quindi un impatto quasi trascurabile sul metabolismo complessivo dei primati.

Capire perché un diverso uso delle calorie permette a un animale di vivere più a lungo è uno degli obiettivi che i ricercatori si pongono per il futuro. Intanto possiamo goderci il nostro status di animali ad alta efficienza.

Crediti immagine: William Warby, Flickr

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