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Annusare il cibo ti ingrassa

L’olfatto gioca un ruolo chiave nel bilancio energetico di un organismo.

Alla fine dell’esperimento i ricercatori hanno constatato come i topi privati dell’olfatto fossero ingrassati notevolmente meno rispetto ai membri della stessa nidiata le cui capacità olfattive erano rimaste invariate. Crediti immagine: Pixabay

RICERCA – Non essere in grado di percepire gli odori può avere conseguenze sorprendenti sul metabolismo e potrebbe addirittura aiutare a non aumentare di peso nonostante un’alimentazione a base di cibi particolarmente grassi. È questa la conclusione più importante di uno studio coordinato dall’Università di Berkeley e pubblicato su Cell Metabolism.

I ricercatori hanno somministrato ad alcuni topi adulti geneticamente modificati dosi regolari di tossina difterica, capace di sopprimere temporaneamente i recettori dell’olfatto. Successivamente hanno alimentato i roditori sia con cibi dal contenuto calorico normale che con pietanze estremamente grasse. Per tre mesi i topi hanno mangiato ogni giorno l’equivalente di pizza, patatine, ciambelle e hot dog.

Alla fine dell’esperimento i ricercatori hanno constatato come i topi privati dell’olfatto fossero ingrassati notevolmente meno rispetto ai membri della stessa nidiata le cui capacità olfattive erano rimaste invariate. Per la precisione i topi incapaci di percepire gli odori che erano stati nutriti con una dieta iper calorica avevano aumentato il proprio peso del 16% in meno rispetto ai loro compagni “normali”.

Come spiegare una differenza così marcata? Il motivo risiede nel modo in cui i topi senza olfatto bruciavano le calorie accumulate, in particolare nel loro tessuto adiposo bruno responsabile della produzione di calore per mantenere stabile la temperatura corporea. I ricercatori hanno osservato che i topi senza olfatto aumentavano l’attività nel tessuto adiposo bruno e che una parte del loro tessuto adiposo bianco – quello che si accumula, ad esempio, sulla pancia e sui fianchi – veniva convertito in bruno. Era come se i topi incapaci di sentire gli odori del cibo pensassero di averne mangiato più del dovuto e regolavano il proprio metabolismo di conseguenza.

Per verificare i risultati i ricercatori hanno monitorato i cambiamenti di peso in un altro gruppo di topi geneticamente modificati e dotati di una spiccata ipersensibilità agli odori. I roditori, al termine dell’esperimento, erano diventati obesi pur consumando una normale e salubre quantità di cibo.

Non è ancora stato possibile determinare se gli esseri umani rispondano nello stesso modo dei topi dopo avere annullato il senso dell’olfatto. Se successive ricerche dovessero dimostrarlo, la temporanea soppressione dell’olfatto potrebbe aprire nuovi scenari alla lotta contro l’obesità. Lo studio del team di Berkeley, infatti, è uno dei primi a dimostrare come la riduzione degli odori percepiti possa incidere nel bilancio energetico di un organismo. In precedenti ricerche si era constatatato come alcune delle persone che avevano perso l’olfatto a causa dell’età avanzata, di un trauma o di malattie come il morbo di Parkinson diventassero anoressiche ma le cause di questo fenomeno non erano mai state del tutto chiarite. Troppi, infatti, i fattori da prendere in considerazione per risalire alle cause: la perdita di appetito può avere numerose origini, in molti casi concomitanti. Resta il fatto che la scoperta dei ricercatori possa condurre a nuove strategie d’intervento sia per le persone che hanno perso l’olfatto sia per quelle con problemi di peso. C’è già chi fantastica sul futuro sviluppo di uno spray per sopire il nostro olfatto temporaneamente. Difficile prevedere se un rimedio di questo tipo potrà avere successo. A tavola l’occhio vuole la sua parte ma di sicuro anche il naso ha le sue (giuste) pretese.

@gianlucaliva

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Gianluca Liva
Giornalista scientifico freelance.