SALUTE

Una nuova proposta riguardo alla responsabilità dei medici

datawrapperSALUTE – Quando entriamo in ospedale per un intervento o una visita medica ci fidiamo dello specialista che si occuperà di noi, inconsciamente crediamo (o speriamo) che sia infallibile e che presto potremo uscire e tornare “come nuovi”. Talvolta però le cose non vanno così perché anche i medici, come tutti, possono compiere degli errori. In buona fede sia chiaro (altrimenti lo chiameremmo dolo), ma sempre di sbagli si tratta, che possono portare a danni fisici, temporanei o permanenti, o anche alla morte del paziente.

Il tema è piuttosto delicato perché, se da un lato è giusto che chi subisce un danno venga risarcito, non è sempre facile individuare il confine tra l’errore inevitabile e quello invece dovuto alla mancata applicazione delle regole e dei protocolli sanitari (e potremmo aggiungere anche del buonsenso) o all’incuria di alcuni operatori.

A ottobre il Pd ha presentato alla Commissione Sanità in Senato un disegno di legge riguardo alle “Disposizioni in materia di sicurezza delle cure e di responsabilità in ambito medico e sanitario” per cercare di mettere ordine in tema di assicurazioni e risarcimenti, responsabilità e sicurezza. La sicurezza deve essere al centro di qualsiasi discussione, per garantire ai pazienti il raggiungimento dei migliori standard qualitativi e tutelare la loro salute, nel rispetto delle regole.

Il presente disegno di legge, nel perseguire l’obiettivo di garantire il diritto alla tutela della salute degli individui e della collettività, interviene sulla materia della sicurezza delle cure attraverso la sistematica previsione di misure e procedure idonee ad assicurare il miglioramento continuo degli standard di sicurezza delle organizzazioni sanitarie e delle attività mediche e sanitarie e una ridefinizione degli attuali profili penali e civili della responsabilità dei professionisti e delle strutture sanitarie.

Allo stesso tempo è necessario però tutelare gli operatori sanitari, che recentemente hanno contestato uno spot dell’associazione “Obiettivo risarcimento”.

Ma quante sono ogni anno le denunce contro i medici e cosa dice sostanzialmente questo nuovo disegno di legge?

I dati diffusi dall’ANIA, Associazione Nazionale fra le Imprese Assicuratrici, dicono che nel 2011 ci sono stati più di 31000 denunce: un numero enorme, se confrontato alle 9567 denunce registrate nel 1994. Come si può vedere nel grafico (cliccate sul player per vedere la versione interattiva), il trend in crescita sembra essersi assestato, pesando però sulle casse delle strutture sanitarie e su quelle dei singoli professionisti, che devono ricorrere ad assicurazioni che li coprano in caso di responsabilità civile (per quanto riguarda il penale non c’è assicurazione che tenga e ciascuno è chiamato a rispondere in prima persona). Certo, i dati ANIA sono una stima che si basa sull’analisi di un numero di aziende campione che rappresenta il 41% del mercato, ma riesce a fornire un’idea generale della situazione.

Gli errori medici non sempre sono evitabili (e sono un problema “internazionale”).

Una diagnosi sbagliata può esserci anche quando si seguono tutte le procedure con scrupolosità e il medico segue con attenzione il caso del paziente, proprio perché in medicina ci possono essere molte eccezioni e un caso può presentarsi sotto diverse forme. Quello che è importante è ridurre al minimo gli errori evitabili causati ad esempio da una lettura superficiale dei test diagnostici o perché magari un operatore ha scambiato le sacche di sangue di una trasfusione o le cartelle cliniche di due pazienti.

Scorrendo il testo della disegno di legge dei senatori del PD possiamo fermarci a riflettere su alcuni passaggi che evidenziano le motivazioni di questa proposta.

La complessità tecnico-organizzativa tende a definire sistemi di erogazione di pre-stazioni mediche e sanitarie che producono al loro interno condizioni tali da provocare il manifestarsi di eventi indesiderati.

I costi diretti e indiretti del contenzioso medico e sanitario sono divenuti eccessivamente gravosi per la collettività perché esso ha sconfinato dal mero piano del risarcimento del danno, avendo ricadute onerose sia sul piano della medicina difensiva che dilata le aree di inappropriatezza, sia sul piano assicurativo le cui polizze, per un verso, hanno costi altissimi per professionisti e per aziende ormai sempre più costrette a rinunciarvi e, per altro, sono sempre meno gestite dalle compagnie italiane ed estere, restie ad investire in questo settore.

Se si esaminano le generazioni più mature (dal 1994 al 2001), mediamente i due terzi dei sinistri denunciati alle compagnie, per il totale della responsabilità civile (RC) medica, vengono chiusi senza seguito. In particolare tale percentuale è più elevata per i sinistri relativi alle strutture sanitarie (mediamente pari, nel periodo, al 72 per cento), anche se occorre segnalare che parte di questi sono poi risarciti direttamente dalle strutture stesse in quanto ricadono sotto la franchigia contrattuale. Per i sinistri relativi alla RC professionale, mediamente il 60 per cento dei sinistri denunciati non dà seguito a un risarcimento.

I due articoli più significativi sono forse quelli che aprono il lungo testo del disegno di legge

1. La sicurezza delle cure è parte costitutiva del diritto alla tutela della salute ed è perseguita nell’interesse dell’individuo e della collettività.

2. La sicurezza delle cure si realizza mediante l’insieme di attività organizzative, formative, educative, relazionali, gestionali, valutative e di sviluppo continuo delle competenze tecniche e non tecniche degli operatori, finalizzate alla prevenzione e alla gestione del rischio connesso alla erogazione di prestazioni mediche e sanitarie.

La copertura assicurativa deve essere un obbligo per ciascun medico o operatore sanitario in caso di denuncia per colpa grave, mentre rimane a carico delle aziende sanitarie la copertura per la responsabilità civile.

Per capire meglio in cosa consistano le attuali polizze assicurative che i medici possono stipulare, abbiamo preso una polizza a caso tra tutte quelle disponibili: RCProfessioniSanitarie delle Assicurazioni Generali. Secondo i dati forniti dal sito, la polizza offre una copertura per la Responsabilità Civile Professionale di medici e paramedici per l’attività “personalmente svolta nei modi e nei limiti previsti dalle rispettive specializzazioni professionali”. In particolare questa copre “i rischi connessi alle prestazioni rese per obbligo di solidarietà umana e per lo svolgimento di attività professionale per conto di associazioni di volontariato, del servizio 118 e di guardia medica” e “i danni materiali cagionati a terzi nell’esercizio della professione sanitaria”. Lo stesso vale per i medici che operano in libera professione presso studi privati.

Le polizze per determinate specialità mediche, come ad esempio ginecologia, oncologia e ortopedia, sono piuttosto elevate. Come riportano alcuni, i ginecologi sono destinatari del 10% delle denunce e per loro le polizze assicurative possono raggiungere anche i 28000 euro all’anno. Nell’ottica del nuovo disegno di legge di ridefinire responsabilità e sistemi di controllo, forse anche i sistemi assicurativi in ambito medico andrebbero rivisti, per evitare “abusi” o leggerezze sia da parte degli operatori sanitari sia da parte dei pazienti. Perché in fondo il lavoro in sala operatoria non può essere visto come un’attività commerciale e l’obiettivo deve essere quello di migliorare la sicurezza del nostro sistema sanitario.

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