SCOPERTE – Diceva Confucio: “se ascolto dimentico, se vedo ricordo, se faccio capisco”, e 2492 anni dopo l’Università dell’Iowa ha dimostrato scientificamente che Confucio aveva proprio ragione! La nostra mente processa e immagazzina memoria in maniera differente per quanto riguarda le esperienze sensoriali, visive e uditive e le ultime sono quelle più reticenti a fissarsi.
Un velo di esperienza comune in questo momento starà avvolgendo tutti noi che in silenzio proviamo uno strano sollievo al pensiero “ah, ecco perché quando qualcuno si presenta non ricordo mai il nome”. Ed è vero, secondo i ricercatori della Iowa University guidati da James Bigelow. L’esperimento, che ha portato alla pubblicazione dell’articolo su PLoS One, ha visto 100 studenti alle prese con differenti tipi di stimoli: visuali, tattili e uditivi. Alla richiesta di richiamarli alla memoria, quelli uditivi sono stati gli ultimi ad essere rintracciati. Questo dimostra che i percorsi seguiti dal cervello per archiviare memoria variano in funzione dello stimolo. Non solo, lo studio ha dimostrato inoltre che la nostra capacità di ricordare cose viste è simile a quella di ricordare cose toccate. Detta così niente che ci stupisca particolarmente, ma il fatto interessante invece è che esperimenti analoghi, effettuati su scimmie e scimpanzè, hanno portato alle stesse conclusioni e, simili a noi, anche loro dimenticano facilmente il sentito. Secondo i ricercatori quindi, la nostra difficoltà nella memorizzazione sonora potrebbe avere le sue radici nella storia evolutiva dei primati.
Sebbene non particolarmente nuovo – è una di quelle assunzioni che diamo per scontate anche senza giustificazioni – lo studio fornisce importanti basi di conferma per la strutturazione di percorsi educativi . Come l’esperienza informale insegna, se si vuole far breccia nella memoria degli studenti bisogna associare diversi tipi di stimoli; non basta infatti la voce, per quanto accattivante, del docente ma bisogna trovare il modo di associare a questa immagini o esperienze che permettano di “cementare” il ricordo trasformandolo in comprensione.
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