IL PARCO DELLE BUFALE – Come il prof. Carpinteri del Politecnico di Torino e il dott. Di Lazzaro dell’ENEA, il prof. Giulio Fanti dell’università di Padova conduce “un’intensa ricerca” sulla Sindone. La custode provvede a unificarne le diverse teorie con un ardire degno di Faraday.
Anch’egli docente di ingegneria meccanica, il prof. Fanti si compra spesso articoli di sindonologia sulle riviste dell’editore Academic Journals, un’usanza condivisa dal prof. Carpinteri. Su riviste più convenzionali pubblica rassegne di lavori suoi e altrui, per esempio questa che ha poi tradotto in italiano. Per l’occasione, in un’intervista del marzo 2012 riassumeva i propri esperimenti con un generatore da 500.000 volt.
Usiamo un tessuto simil sindonico prodotto dall’azienda torinese Liotex; lino con identico numero di fili e tramatura a spina di pesce della Sindone. Spalmato di olio, lo adagiamo sotto e sopra un manichino in scala 1:2 rivestito di vernice conduttrice a base di rame. Col manichino al centro di un campo elettrico attiviamo tante micro scariche: si determina così una luminescenza che genera sul tessuto macchie simili a quelle presenti sulla Sindone; solo che le nostre si concentrano in porzioni di 15 centimetri di lino in corrispondenza della testa e delle braccia. Per “impressionare” l’intero manichino alto un metro, la potenza andrebbe centuplicata.
La potenza necessaria per un corpo più alto di un metro non veniva precisata. Un anno dopo, il prof. Fanti lanciava il suo libro Il mistero della Sindone e dalla Stampa si apprendeva che
I risultati conclusivi indicano per le fibre della Sindone in esame le seguenti date, tutte al livello di confidenza del 95 per cento, e tutte lontane dalla datazione medievale ottenuta nel 1988 con l’esame del Carbonio14: per l’analisi FT-IR la data è 300 a.C. ±400, per l’analisi Raman 200 a.C. ±500, per l’analisi meccanica multi-parametrica 400 d.C. ±400. (1)
Stando al Centro Internazionale di Sindonologia, un cardinale e il CICAP, i residui di fibra usati dal prof. Fanti invitavano a prenderne i risultati con scetticismo. Il 24 febbraio scorso, il prof. Fanti rifiutava l’invito, promuoveva un suo nuovo libro, La Sindone: primo secolo dopo Cristo!, e dichiarava
I risultati di queste analisi hanno prodotto datazioni tutte tra loro compatibili fornendo una data del 33 a.C. con un’incertezza di 250 anni.
Le datazioni coincidono con
approfondite indagini numismatiche sui volti di Cristo raffigurati nelle monete antiche. È risultato evidente che le prime monete coniate col volto di Cristo dall’imperatore Giustiniano II, a partire dal 692 d.C. (quindi sei secoli prima della datazione radiocarbonica) dovevano avere preso la Sindone come modello di riferimento.
Le approfondite indagini sono quelle compiute su queste monete dai coniugi Whanger (2) che sulla Sindone hanno ravvisato anche
un chiodo della crocefissione, una lancia romana, una spugna su un bastone, una corona di spine, due sferze, un grosso martello, un paio di pinze e due filatteri giudaici dissacrati (sic)
Poiché gli incisori hanno copiato fedelmente ogni particolare, il prof. Fanti ritiene di poter
ragionevolmente ipotizzare che l’immagine dell’Uomo della Sindone si sia formata a causa di una notevole esplosione di energia proveniente dall’interno del corpo avvolto.
In un articoloinsieme a Paolo Di Lazzaro et al. dell’ENEA, il prof. Fanti ipotizza che l’immagine sia stata prodotta un impulso di luce ultravioletta e in quest’altro (3) dall’effetto corona (4) dovuto a campo elettrico pari a quello di “50 fulmini“. E pari al flusso neutronico emesso dalla pietra simil Luserna del prof. Carpinteri! ha esclamato la custode.
Soltanto l’innata modestia l’ha trattenuta dal girare per strada urlando Eureka! mentre ragionevolmente ipotizzava una GUT da sottoporre alla rivista Meccanica, con il seguente titolo
Uno stesso effetto piezo-elettro-nucleare fa risalire la Sindone al 33 a. D. con fasci zigzaganti di neutroni, fasci UV da miliardi di watt/cm3, luminescenze da 50 milioni di volt e un milione di kelvin
Le resta un unico dubbio. In fondo ci deve mettere un punto interrogativo o esclamativo?
(1) Rif. le datazioni medievali confermate da Nature nel 1989 e dal prof. Christopher Ramsey nel 2008.
(2) La custode ringrazia dell’informazione il dott. Andrea Nicolotti dell’Università di Torino.
(3) Per ii commenti suscitati dall’originale inglese, rif. per esempio Barrie Schwortz dello Shroud of Turin Research Project.
(4) Effetto smentito da numerose ricerche, rif. per esempio la rassegna di R.N. Rogers (2005) che ritiene la Sindone autentica al pari di Barrie Schwortz.
Crediti immagine: Agbar V di Edessa con il mandylion, dominio pubblico