RICERCA – Quattro nuovi gas, tre clorofluorocarburi (CFC) e un idroclorofluorocarburo (HCFC) rigorosamente artificiali, stanno contribuendo all’assottigliamento dell’ozono, insomma a quello che è noto col nome di “buco nell’ozono”.
La notizia arriva dall’Università dell’East Anglia, dove uno studio pubblicato su Nature Geoscience ha rivelato la presenza di più di 74.000 tonnellate di questi gas già rilasciate nell’atmosfera. La scoperta è stata possibile grazie al confronto tra campioni d’aria odierni con quelli intrappolati nel firn, una particolare tipologia di neve cristallizzata molto resistente, che ha svolto la funzione di una sorta di archivio dell’atmosfera. Un archivio antico, che protegge campioni vecchi anche di cento anni, e ha rivelato che fino agli anni ’60 di questi gas non vi era traccia. Un’ulteriore fonte di dati sono state le analisi di campioni d’aria prelevati in Tasmania tra il 1978 e il 2012.
Le misurazioni hanno così rivelato la presenza dei quattro gas, tutti rilasciati nell’atmosfera piuttosto di recente. Due di questi si stanno accumulando in maniera molto significativa e, come spiegano gli esperti, emissioni di questa portata non si vedevano per altri CFC fin dagli anni ’90, quando furono introdotti i controlli e il progressivo fermo della produzione in vari paesi. Fortunatamente siamo molto lontani dai terrificanti picchi degli anni ’80, quando le emissioni raggiungevano circa un milione di tonnellate all’anno.
I CFC sono stati (e sono dunque tuttora) la principale causa dell’assottigliamento dell’ozono sull’Antartide, seppur le leggi che ne hanno gradualmente regolato la produzione, fino a eliminarla, hanno di certo portato a una cospicua riduzione dei composti su scala globale. Purtroppo esistono ancora piccole scappatoie nella legislazione che permettono di utilizzarli a determinati scopi, nonostante le limitazioni imposte dal protocollo di Montreal del 1987.
Per quanto riguarda l’Italia, il 31 dicembre del 2008 fu determinato il termine ultimo per la produzione, la vendita e l’utilizzo dei CFC. Gli scienziati sono piuttosto preoccupati, e temono le conseguenze di queste nuove emissioni, soprattutto se non verranno presto fermate. “Non conosciamo la fonte di emissione”, commentano gli autori, “e questo è un aspetto che andrà investigato. Alcune ipotesi riguardano sostanze chimiche utilizzate nella produzione di insetticidi e solventi per la pulizia di componenti elettroniche”.
Crediti immagine: NASA, Wikimedia Commons