Genitali di papera e gechi adesivi: perché gli studi strani servono
La ricerca di base è spesso sotto attacco, perché per molti è difficile vederne le applicazioni. Ma che si tratti di innovazione tecnologica o medicina umana, spesso tutto parte da qui
WHAAT? Il venerdì casual della scienza – L’innovazione nella scienza spesso arriva dalle fonti più inaspettate, come lo studio del veleno del mostro di Gila, rivelatosi utile nelle terapie per il diabete, e la ricerca sulle peculiarità sessuali delle lumache, indagate per scoprire le implicazioni della riproduzione sull’evoluzione a livello molecolare. Lo spiegano Patricia Brennan e il suo team su BioScience, difendendo quelle ricerche che al grande pubblico appaiono forse solo curiose, mentre secondo alcuni biologi distolgono da studi più importanti con immediati benefici, economici e sociali.
“Smettere di indagare questi fenomeni biologici così unici non danneggerebbe solamente l’educazione e i progressi in ambito medico, ma anche l’abilità di innovare, alla base dell’economia mondiale”. Bisogna solo avere pazienza, magari una decina d’anni: chi l’avrebbe mai detto che lunghe ricerche di base sull’ecologia e l’anatomia dei gechi avrebbero permesso all’azienda Umass Amherst di inventare Geckskin, un potentissimo adesivo che permette di attaccare oggetti pesanti anche più di 300 chilogrammi a una superficie liscia, delle dimensioni di circa 8×13 centimetri (il formato standard di una index-card). “Le capacità adesive dei gechi sono proprio uno di quegli argomenti che spiegano come una ricerca apparentemente frivola possa portare a grandi innovazioni, con un potenziale enorme anche dal punto di vista economico”, commenta Duncan Irschick, del team di Brennan. Ma i risultati non si limitano alla bio-ingegneria.
L’autrice dello studio Patricia Brennan è infatti una degna portavoce delle, per così dire, ricerche bizzarre. È nota per i suoi studi sulla coevoluzione e la morfologia dell’apparato genitale delle papere, molto contestati ma anche strenuamente difesi, che come spiega l’autrice hanno fornito importanti spunti alla medicina umana. “Di recente la scienza di basè è sotto attacco, perché aumenta sempre di più la percezione che dedicarsi a studi strani senza chiari e immediati benefici per la società sia inutile. Secondo noi, invece, sono proprio queste le tipologie di indagine che potrebbero portare alle più importanti innovazioni in biomedicina, tecnologia e anche in ambito militare”.
Qualche altro esempio? Come riporta il team di Brennan, di esempi ce ne sono molti. Senza le pubblicazioni del 1967 sull’enzima Taq polimerasi, scoperto in un batterio termofilo nel parco di Yellowstone, la scienza ora non potrebbe usufruire della potentissima tecnica nota come PCR (reazione a catena della polimerasi) che trova applicazione in moltissimi ambiti permettendo l’amplificazione di frammenti di acidi nucleici. Vi è venuto in mente CSI? Si, uno dei contesti di applicazione più noti è proprio quello della medicina legale, e tutto grazie agli studi su quel Thermus aquaticus che se ne stava tranquillo a Yellowstone, e che probabilmente a molti non sembrava importante da studiare.
Come spiega Irschick, i membri del team hanno individuato più di 2.000 esempi di tecnologia, importanti scoperte e innovazioni dovute a studi simili, da pannelli solari e vetri isolanti bio-ispirati fino a protezioni e giubbotti antiproiettili che copiano la corazza delle canocchie, crostacei marini. Il pubblico dal canto suo dimostra sempre di essere particolarmente interessato alle ricerche strane, che spesso suscitano molto scalpore e attirano l’attenzione più degli studi ‘seri’ e convenzionali. Secondo gli autori è piuttosto semplicistico pretendere che le scoperte più affascinanti arrivino da ricerche ben pianificate, ma è la storia stessa a raccontarci il contrario. “Non stiamo dicendo che le scienze applicate non abbiano importanza, ma ci preme sottolineare quali siano le implicazioni a lungo termine di quelle ricerche che vengono considerate investimenti dispendiosi e inutili”.
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Crediti immagini: Tanozzo, Flickr