SALUTE – Ogni anno, in tutto il mondo, quasi quattro milioni di bambini sotto ai cinque anni muoiono a causa di patologie che possono essere prevenute con la vaccinazione. Dati alla mano, due ricercatori dell’Università del Michigan stanno lavorando per far capire l’importanza di questa situazione, e cambiarla, grazie a quello che definiscono “il dataset spazio-temporale più completo mai elaborato finora”.
Secondo Micaela Martinez-Bakker e Kevin Bakker, infatti, basandosi sulle fluttuazioni stagionali del tasso di natalità è possibile orientare e ottimizzare le campagne di vaccinazione massiva, immunizzando un maggior numero di bambini nei periodi più sensibili, e riducendo il numero di vittime che ogni anno muoiono a causa di malattie come il morbillo. Per quanto questa realtà ci sembri lontana, va ricordato che non lo è affatto: tra il novembre 2012 e l’ottobre 2013 l’Italia è stato il paese europeo più colpito dalle epidemie di morbillo, malattia da non sottovalutare le cui complicazioni possono arrivare fino a encefaliti, polmoniti e danni cerebrali.
“Se i ramoscelli sono tanti, avrai un fuoco più grande. E sostanzialmente è questo il ruolo giocato dai bambini piccoli -i soggetti più suscettibili- durante le epidemie di morbillo. Se subito prima di un picco epidemico aumentano le nascite, sono benzina sul fuoco, e la malattia si diffonde ancora di più”, commenta Martinez-Bakker. “I periodi dell’anno in cui le nascite aumentano si possono prevedere, e speriamo che in futuro questa informazione diventi fondamentale per controllare le epidemie”.
Gli scienziati hanno digitalizzato 78 anni di registri delle nascite provenienti da tutti gli Stati Uniti, e li hanno uniti a più di duecento dataset provenienti dall’emisfero boreale. Tutti questi dati sono stati poi elaborati in un modello per la trasmissione del morbillo, alla ricerca delle conseguenze dirette della stagionalità delle nascite sulle infezioni. Come riportato sul paper, pubblicato su Proceedings of the Royal Society B., tempistiche e portata delle ondate di nuovi nati possono alterare in modo significativo le dimensioni di un’epidemia di morbillo. Agire su queste basi potrebbe dunque aumentare di molto l’efficacia delle campagne di vaccinazione promosse dalla World Health Organization in Africa, Sud-est asiatico e nei paesi a est del Mediterraneo, scegliendo a ragion veduta i periodi in cui vengono effettuati i vaccini sulla popolazione.
Vecchi dati per nuove applicazioni
Il morbillo è una malattia che certamente trova terreno fertile nelle scuole, dove i bambini trascorrono le ore a stretto contatto e si scambiano germi. Secondo gli scienziati, tuttavia, già negli anni che precedono la scuola i bambini non vaccinati giocano un ruolo determinante nella trasmissione della malattia, e possono contribuire ad aumentare la gravità di un’epidemia. Fin dal 1800 i demografi sono a conoscenza del fatto che il tasso di natalità varia molto di stagione in stagione, ma per la prima volta lo studio ha raccolto tutti i dati a disposizione. Negli Stati Uniti, ad esempio, la media effettuata dagli scienziati ha collocato i picchi di nascite in autunno nei paesi più a sud, in primavera ed estate in quelli a nord. I fattori che hanno influenzato questo dato sono i più svariati, dal reddito alla cultura, dall’etnia alla celebrazione delle festività, fino agli inverni più freddi e alla differente qualità dello sperma nelle diverse stagioni.
A oggi, spiegano i ricercatori, non abbiamo ancora capito quale sia l’elemento che maggiormente influenza il tasso di natalità. In ogni caso, spiega Bakker, alcuni paesi sono più facili da analizzare in quanto avvezzi da molto tempo alle epidemie di malattie endemiche che colpiscono i bambini: un esempio è l’Africa. Come i demografi sono ben consapevoli che in alcuni periodi dell’anno nascono più bambini, gli ecologi che si occupano delle malattie della fauna dal canto loro non sono nuovi a questo tipo di studi. Molte patologie animali si diffondono infatti a macchia d’olio proprio nei periodi in cui si concentrano le nascite, ed è proprio da questi presupposti che la coppia di ecologi ha iniziato lo studio. Non ci resta che aspettare per verificarne l’efficacia.
Crediti immagine: Daniel Paquet, Flickr