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Dai, non essere triste, macaco!

Tonkean macaque Affiliation_Photo by E. Palagi

RICERCA – Noi e le grandi scimmie condividiamo molto, anche in fatto di emozioni ed empatia. Non siamo i soli, infatti, a saper leggere i sentimenti nei gesti e sulle facce altrui e ad esserci per gli amici nel momento del bisogno. Anche bonobo e scimpanzè percepiscono le emozioni provate dagli altri e agiscono di conseguenza.

Le foto di Ruzuzi e dei suoi simili proposte da National Geographic, per esempio, hanno fatto il giro del mondo e ci hanno inteneriti tutti. Ruzuzi è una gorilla di montagna del Parco Nazionale Virunga. Quando perse il suo piccolo, rimase insieme al suo corpicino, coricata insieme a lui per settimane a soffrire la sua morte. Ma non fu mai sola. La morte del suo cucciolo divenne un affare di famiglia e le altre femmine del gruppo, capita la sua sofferenza, si strinsero attorno a lei per giorni condividendone il dolore. In alcuni momenti i familiari emettevano anche versi che i ricercatori hanno considerato come una sorta di pianto.

Date però le complesse capacità cognitive richieste per provare empatia, fino a poco tempo fa si pensava che solo umani e grandi scimmie fossero in grado di farlo e di mettere in atto meccanismi consolatori. Uno studio sui macachi, pubblicato su Evolution and Human Behaviour, ha però ribaltato questa tesi. Frutto di un lavoro di squadra guidato da Elisabetta Palagi (Università di Pisa e CNR di Roma) e Roscoe Stanyon (Università di Firenze), la ricerca ha dimostrato che la capacità di consolare è anche dei macachi.

Ha scritto la Palagi:

Tra le specie studiate finora quella che ha mostrato capacità empatiche è anche la più tollerante. Nel mondo delle scimmie ‘tolleranza’ vuol dire bassi livelli di aggressione, scarsa importanza del rango gerarchico a favore dell’amicizia, alti livelli di gioco anche tra adulti e frequente uso di segnali e comportamenti pacificatori.

I ricercatori hanno confrontato due specie di macachi, Macaca fuscata e Macaca tonkeana, caratterizzati l’uno da una società despotica e l’altro da una società egualitaria e tollerante. Di conseguenza hanno osservato anche una grande differenza nelle capacità consolatorie, con il macaco di Tonkean che mostrava elevati livelli di consolazione, con carezze, baci e abbracci, a differenza della specie dispotica che non mostrava affatto questo comportamento.

In una nota alla stampa il team ha così commentato la notizia:

I contatti corporei riducevano lo stress nella vittima che migliorava così il proprio stato emotivo. Le femmine, in particolare, mostravano elevati segnali di ansia dopo un’aggressione e, non a caso, erano proprio quelle consolate di più da tutti i membri del gruppo.

Insomma, che i consolatori fossero in grado di percepire lo stato emotivo dei consolati (in genere vittime di un’aggressione da parte di altri membri), era chiaro. E ciò non è affatto diverso dal nostro stesso comportamento. Le analisi, inoltre, mettono in luce il legame tra empatia e tolleranza, che sono quindi due fenomeni inscindibili nello studio dell’evoluzione dell’empatia come fenomeno sociale complesso.

Crediti immagine: cortesia di Elisabetta Palagi

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Sara Stulle
Libera professionista dal 2000, sono scrittrice, copywriter, esperta di scrittura per i social media, content manager e giornalista. Seriamente. Progettista grafica, meno seriamente, e progettista di allestimenti per esposizioni, solo se un po' sopra le righe. Scrivo sempre. Scrivo di tutto. Amo la scrittura di mente aperta. Pratico il refuso come stile di vita (ma solo nel tempo libero). Oggi, insieme a mio marito, gestisco Sblab, il nostro strambo studio di comunicazione, progettazione architettonica e visual design. Vivo felicemente con Beppe, otto gatti, due cani, quattro tartarughe, due conigli e la gallina Moira.