SCOPERTE – Vi è mai capitato di trovarvi improvvisamente coscienti all’interno di un sogno, e di riuscire anche a prendere il controllo sulla sua trama? L’esperienza non è un’invenzione degli sceneggiatori di Inception, ma un fenomeno reale chiamato sogno lucido. E potrebbe essere indotto con una stimolazione elettrica ad alcune aree del cervello, hanno scoperto alcuni ricercatori.
Uno studio pubblicato su Nature Neuroscience suggerisce che sia possibile stimolare il fenomeno durante il sonno applicando una leggera corrente elettrica a specifiche frequenze tramite elettrodi applicati sullo scalpo. La stimolazione diretta sulla regione frontale e temporale del cervello influenzerebbe il comportamento collettivo dei neuroni, inducendo una sincronizzazione della loro attività attorno a una frequenza di 40 Hz, la cosiddetta frequenza gamma. Questa attività sarebbe legata all’esperienza della consapevolezza durante il sogno: dopo la stimolazione infatti la maggior parte dei partecipanti allo studio ha riportato di aver sperimentato un sogno lucido.
La sensazione è probabilmente nota a molti: pur continuando a dormire, si è in qualche modo consapevoli del sogno in cui ci si trova immersi, e in alcuni casi si può intervenire nel suo svolgimento. Mettere in fuga un assassino che ci insegue in un incubo, trovare una soluzione a un problema onirico, o anche soltanto riuscire a fermarsi e pensare: “Niente panico, è soltanto un sogno!”. È un fenomeno che nel tempo ha attirato l’attenzione di scienziati, artisti, psicologi e appassionati new age di vario grado e natura. Da Apri gli occhi, a L’arte del sogno, a Inception, l’idea di poter agire più o meno coscientemente all’interno dei propri sogni ha popolato anche il nostro immaginario cinematografico.
L’esperienza del sogno lucido è di interesse anche per gli studi sulla coscienza, perché si colloca in qualche modo a metà strada tra lo stadio onirico e quello pienamente cosciente. Se nella fase REM del sonno – quella che appunto caratterizza il sogno – possiamo essere consapevoli soltanto dell’immediato contenuto del sogno, è soltanto quando siamo svegli che riusciamo generalmente a riflettere su noi stessi, a elaborare pensieri astratti e anche a essere coscienti del fatto che siamo coscienti. Un livello intermedio è quello che caratterizza il sogno lucido, una condizione in cui sembrano coesistere diversi stati di coscienza. Anche il cervello sembra riflettere questa mescolanza: alcuni studi indicano infatti che durante un sogno lucido si mantengono le attività cerebrali tipiche della fase REM del sonno, ma si evidenziano anche alcune caratteristiche dello stato di veglia, come la sincronizzazione dell’attività dei neuroni attorno alla frequenza gamma. Finora non era però chiaro in che modo fossero legate l’attività cerebrale e l’esperienza del sogno lucido: è la consapevolezza che emerge durante il sogno lucido a modificare il comportamento dei neuroni, o è la loro attività a causare il fenomeno?
Ha cercato di rispondere alla domanda un gruppo di ricercatori guidato da Ursula Voss, della Goethe-University di Francoforte, in Germania. Studiare i sogni dal punto di vista scientifico si scontra spesso con una grossa difficoltà: tutto quello che possiamo sapere sulle caratteristiche di queste esperienze si basa su quanto raccontano al risveglio le persone che partecipano alle ricerche. Questo problema pesa ancora di più nel caso dei sogni lucidi, e alcuni studi sono riusciti a trovare risultati significativi soltanto in partecipanti che dichiarano di vivere spesso questa esperienza, sollevando il sospetto che si tratti di un fenomeno di auto-convincimento. Per aggirare questa difficoltà, la ricerca guidata da Ursula Voss ha coinvolto 27 persone che non avevano mai sperimentato un sogno lucido. I partecipanti hanno trascorso alcune notti in laboratorio, dove i ricercatori hanno potuto monitorare il loro sonno e intervenire con la sperimentazione: nel corso di una fase REM, hanno somministrato per trenta secondi una leggera stimolazione elettrica transcranica a diverse frequenze. La ricerca prevedeva anche una condizione di controllo, in cui il macchinario era attivato ma senza somministrare alcuna corrente. Svegliati subito dopo la stimolazione, i partecipanti hanno quindi raccontato la propria esperienza onirica: la somministrazione della corrente sembra aver avuto un effetto sulla presa di coscienza durante il sogno, ma soltanto a specifiche frequenze. La frequenza di sogni lucidi infatti aumentava del 77% dopo la stimolazione a 40 Hz, e del 58% dopo la stimolazione a 25 Hz. Osservando l’attività cerebrale registrata durante il sonno, i ricercatori hanno verificato che la somministrazione di corrente a queste due frequenze induceva un aumento dell’attività neuronale attorno alla frequenza gamma.
I risultati della ricerca, suggeriscono gli scienziati nell’articolo, potrebbero avere ricadute in ambito clinico. La possibilità di indurre oscillazioni corticali a frequenze specifiche potrebbe aiutare a trattare alcune condizioni in cui l’attività collettiva dei neuroni è alterata, come la schizofrenia o il disturbo ossessivo-compulsivo.
Stimolare in modo controllato i sogni lucidi inoltre potrebbe fornire una potenziale terapia per i disturbi post-traumatici: acquistando coscienza durante un incubo, i pazienti potrebbero intervenire direttamente nella trama del sogno, dissipando a poco a poco le proprie ossessioni.
Crediti immagine: Yolfie, Flickr
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