RICERCA – Esiste un sistema di neuroni specchio audiovisuomotori nel cervello di musicisti professionisti, che permette di codificare la relazione tra gesti e suoni musicali prodotti. Questo il risultato di uno studio pubblicato su Nature e condotto dal Milan Center for Neuroscience dell’Università di Milano-Bicocca e dell’Istituto di Bioimmagini e Fisiologia Molecolare del CNR (Consiglio Nazione delle Ricerche).
Come si impara a suonare uno strumento musicale? E come “ragiona” il cervello dei musicisti professionisti? Queste sono state le domande del team, tutto italiano, guidato da Alice Mado Proverbio, docente di Psicobiologia e Psicologia Fisiologica presso l’ateneo milanese. È noto, infatti, da tempo che esiste un sistema di neuroni specchio del linguaggio, che ci permettono di capire il “labiale” delle altre persone.
Poco però si sapeva su che connessioni si creassero nei musicisti, tra la parte visivo-motoria e quella uditiva. Per questo motivo la ricerca è stata svolta su musicisti professionisti del Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano. Sono stati reclutati 32 partecipanti (diventati 24), divisi in 12 studenti non musicisti e 12 musicisti professionisti, tra violinisti e clarinettisti. Le analisi sono state, invece, svolte grazie a due tecniche di ricerca: la registrazione dell’attività bioelettrica cerebrale (ERPs) e la tecnica di neuroimmagine swLORETA (tomografia elettromagnetica a bassa risoluzione).
Durante l’esperimento, tutti i partecipanti hanno visto 368 video di violinisti e clarinettisti professionisti che suonavano lo stesso spartito con il proprio strumento, con note simili in intensità, tono, altezza e durata. Nessuno era a conoscenza del fatto che nel video ci fosse un’incongruenza audiovisiva nella metà dei casi, poiché l’obiettivo dei partecipanti era solamente contare il numero delle note. Il video aveva inoltre una particolarità: per la prima parte era muto e il suono poteva sentirsi solamente più tardi.
I partecipanti hanno assistito a un video inizialmente muto, in cui il musicista si apprestava a suonare una nota e in quel momento, come ci si aspettava, vi era un’attivazione dei neuroni specchio visuomotori.
Il risultato sorprendente, però, era che nel momento in cui tornava il suono, quando vi era un’incongruenza si evidenziava una reazione fisiologica negativa (N400), segno che alcune aree cerebrali erano state stimolate dall’incongruenza tra video e audio: questo segnale era più forte, se il musicista aveva maggior esperienza e solo per quello strumento specifico.
Lo studio ha permesso di identificare alcune aree specifiche connesse alla codifica multimodale senso motoria, ed è stata la prova che esiste un sistema di neuroni specchio visuomotori che codifica la relazione tra immagini e risposte motorie da una parte, e i suoni musicali appresi con lo studio dall’altra.
Era come se i musicisti professionisti, grazie allo studio approfondito della musica, riuscissero a interiorizzare così solidamente il collegamento tra suono, gesto e immagine, da percepire in maniera automatica un’incongruenza tra gesto musicale e suono prodotto.
Una scoperta che è ancora più interessante perché finora, dice il principale autore del lavoro Alice Proverbio, “era poco noto come si attivasse il cervello di musicisti specializzati in uno strumento”.
Questa interiorizzazione così profonda consente al musicista di prevedere con precisione (e in anticipo) se il proprio gesto produrrà i suoni desiderati (ad es., correttamente intonati). E pure ritoccare gli impulsi motori per evitare di stonare, ancor prima di aver suonato.
Una ricerca dagli aspetti affascinanti e che potrebbero essere alla base la capacità di imparare a suonare uno strumento musicale.
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Crediti immagine: Takeshi Kuboki, Flickr