AMBIENTE – Circa seimila anni fa, in Egitto, si potevano incontrare almeno 37 specie di grandi mammiferi; oggi ne rimangono solamente otto, principalmente a causa di modifiche del clima, dell’aumento della popolazione e degli sconvolgimenti sociali, che hanno reso l’ecosistema via via meno stabile nel corso dei millenni.
È questa la scoperta del team di Justin Yeakel della University of California, che grazie alle raffigurazioni degli animali su antichi manufatti egiziani è riuscito a elaborare un rapporto su quelli che popolavano un tempo la valle del Nilo. Non si trattava di pura e semplice arte, bensì di vere e proprie osservazioni naturalistiche. “Quella che un tempo era una ricca e varia comunità di mammiferi, oggi è molto differente”, spiega Yeakel, il cui studio è stato pubblicato su PNAS. “Al calare del numero di specie, una delle prime cose andate perdute è stata la ridondanza ecologica del sistema. C’erano varie specie di gazzelle e altri piccoli erbivori, importanti in quanto se ne nutrono svariati predatori. Quando il numero cala, la perdita di qualsiasi specie ha un effetto molto più grande sulla stabilità dell’ecosistema, che può portare a ulteriori estinzioni”.
Tra le specie riconosciute nei manufatti artistici egiziani, risalenti al tardo periodo predinastico (prima del 3.100 a.C.), i ricercatori hanno identificato leoni, cani selvatici, orici, elefanti, alcelafi e giraffe. Lo studio si è basato sulla compilazione dello zoologo Dale Osborne, che nel suo libro The Mammals of Ancient Egypt (1998) fornisce un quadro piuttosto dettagliato delle comunità animali, basandosi sia su elementi archeologici e paleontologici che su documenti storici. “Dale Osborne ha compilato un incredibile database sui periodi in cui le specie sono state raffigurate nelle opere d’arte, e su come questo sia cambiato nel tempo. Il suo lavoro ha permesso di elaborare modelli ecologici in modo da osservare la ramificazione dei cambiamenti nel corso del tempo”, spiega Yeakel.
Gli scienziati hanno isolato cinque episodi definiti, avvenuti negli ultimi 6.000 anni, nei quali la comunità dei mammiferi egiziani ha subito modifiche drammatiche. Tre di queste, spiegano gli autori dello studio, si sono verificate in concomitanza con cambiamenti climatici estremi. Periodi di estrema siccità e aumento della popolazione, come il collasso dell’Antico Regno, 4.000 anni fa, la caduta del Nuovo Regno, circa 3.000 anni fa, e il più lontano termine del cosiddetto African humid period, 5.500 anni fa, quando i monsoni si sono spostati a sud. “Allo stesso tempo la densità della popolazione aumentava, e la competizione per le terre lungo la valle del Nilo ha avuto un grande impatto sulle popolazioni degli animali”, conclude Yeakel.
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